Persone sbagliate al PalaSclavo

14 Giugno 2010 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni 
Oscar Eleni dalla rocca dei papi senese, sulla strada dove al mattino vanno a correre in salita i paracadutisti e dove spesso trovi anche gli arbitri di basket. Quelli di gara uno vinta da Siena su Milano, vinta con il solito scarto di 20 punti, ma non con la solita facilità, si sono visti correre ma verso direzioni diverse perché bisognava proprio avere la fantasia del designatore per mettere insieme Cerebuch, Paternicò e Sardella per far diventare la partita una pasta scotta anche se in giro c’era peperoncino a chili per renderla interessante.
Siena crocevia del mondo dove Armani, con il suo presidente Proli, se ne va a trenta secondi dalla fine, ben scortato, molto accigliato. Con chi poteva avercela? Con il solito Hall che non riesci mai ad interpretare, anche se Stonerook o Eze sono tipi ben diversi da Jumaine Jones e non si fanno stordire dalle sue chiacchiere perché gli chiedono di provare almeno a giocare al loro livello e allora lui si confonde. Con gli arbitri confusi da un atmosfera senza vuvuzela, con mille posti vuoti perché vincere, stravincere, prendersi quattro scudetti in fila rischia di essere noioso in una città che non vede l’ora di mettere ghirlande ai cestisti per interessarsi soltanto del palio e dei fantini col nerbo nobile, direttori di gara che alla fine si prendevano maledizioni da Bucchi, ma anche da Pianigiani e tutti e due avevano ragione dimostrando che sul campo c’erano almeno tre persone sbagliate, a parte qualche giocatore fuori registro: pietà per Rocca il grande lottatore sovrastato da chi ne conosceva ogni mossa e aveva più centimetri, o aveva più tempo del tango difensivo, nessuna per Hall o Arnold il passante. Atto prima scena ultima? Questa volta sono tutti convinti che non sarà un quattro a zero. Perché? Un mistero, come diceva quell’uomo di teatro scespiriano che poi vedeva risolversi ogni problema e persino la balbuzie del suo sarto. Di certo se Milano attacca, se Maciulis può stare in campo, se Monroe contrasta il suo specchio senese, forse qualcosa ne verrà fuori in gara tre, ma che lo scudetto sia assegnato è noto da tempo: non per volontà divina, ma per manifesta superiorità tecnica, mentale, organizzativa, di pelotas.
Fra le schegge notturne dove un manager astuto e geniale ha radunato i suoi amministrati, tutti allenatori, per chiarire il futuro nel sistema professionale che hanno scelto, una trovata che ha senso, una cosa piacevole nell’agriturismo, raccolte le solite fanfaronate sui colleghi non del gruppo. Ve le faremo conoscere più avanti.
Intanto brindisi sincero per tutti pensando a Romeo Sacchetti e a Sassari che riporta la Sardegna in serie A. Ma è già pronto a lasciare il mare, dove sta sempre benissimo, vedi Capo d’Orlando, per andarsene a Varese che è stata patria sua, ma anche sofferenza sua e dove ogni giorno si aspettano notizie sulla società nascente e gaudente, proprio adesso che la città giardino riscopre il calcio di serie B e quindi una fonte per attrarre risorse economiche che il basket sognava di avere soltanto per i suoi gigantoni. Dicono che Sassari non ce la farà economicamente a fare la serie A dopo i tagli nel bilancio delle regioni. Vedremo. Non vogliamo un altro campionato a 15 squadre. Il presidente di lega Renzi che festeggiava le due regioni nuove, Puglia e Sardegna, faccia bene i conti in tasca a chi, dopo le feste, deve comunque presentare bilanci giusti e campi adeguati.
Oscar Eleni, da Siena

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