Perisic non è da Inter

15 Settembre 2015 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Inter-Milan al nostro solito bar è un lunedì come tanti altri. Nemmeno Renzi che a spese dello Stato va a New York a vedersi Pennetta-Vinci e fare selfie da cazzone, la Merkel che si pente del suo buonismo, Fassina che si esalta per Corbyn e la Coppa Volpi a Valeria Golino hanno turbato i ritmi lenti di via Novara. In quel posto tutti hanno visto tutto e sanno già tutto, qualsiasi notizia scompare di fronte all’attualità calcistica: se Bergoglio e Ratzinger facessero a botte lì, davanti al Simply, nessuno dei clienti di Paolo-Wang smetterebbe di commentare il punto tecnico di Elio Corno o l’ultimo collegamento di Peppe Di Stefano da Milanello. Certo, la sera prima c’è stato il derby e la maggioranza interista del bar è soddisfatta del risultato, anche se in questo inizio di campionato della squadra di Mancini trova con facilità segnali molto negativi, dalla posizione di Perisic alla fallosità di Felipe Melo. Come l’antropologia vuole, il milanista nella sconfitta trova invece sempre segnali molto positivi: il buon inizio di partita, due tiri di Balotelli, la pericolosità di Bacca, il ritorno di Montolivo, forse anche Mastour che può maturare con tranquillità a Malaga e il closing di Mister Bee che si avvicina (ma meno velocemente della Guardia di Finanza).

Ibrahim è l’unico appassionato di calcio nel gruppo degli spacciatori maghrebini, che per il resto sembra interessato soltanto a gridare zozzerie a qualunque passante italiana sotto i settanta anni. Tutti i suoi quindici fratelli maschi sono interisti, ma lui è cresciuto con il mito di Agnelli e dello stile Juventus, al punto di avere nel portafogli la foto della vecchia Punto 90 ELX di suo padre. In questo senso è un buon erede di Hossam, ma rispetto al connazionale è molto meno appassionato di Juve e molto più duro con clienti e fornitori. Nabil lo teme e raramente lo contraddice. Ibrahim non soltanto asserisce di saperne di calcio più di allenatori di serie A, ma agli italiani che glielo chiedono dice di essere cristiano copto. È in realtà musulmano, come oltre il 90% degli egiziani, ma ha capito che l’italiano pur credendo in niente si irrigidisce di fronte all’Islam. La sua recita era arrivata al punto di mettere santini di Padre Pio nella pizzeria di via Padova, che però spesso usava per tirare la coca avanzata.

Samantha e Ylenia sono per la prima volta in vita loro state invitate in un ristorante diverso dal Calafuria. È accaduto venerdì scorso, per opera di due agenti immobiliari della zona con capelli tagliati alla Parolisi e nodo della cravatta che anche un agente immobiliare romano avrebbe giudicato troppo grosso. Il posto, Cascina Corba, era quasi in via Lorenteggio e si presentava discretamente, con un un giardino che aveva ben disposto le due ragazze nei confronti di Salvatore e Andrea, che però per tutta la serata hanno parlato loro della crisi del mercato immobiliare e poi di pettegolezzi sui loro clienti. Cucina così così, con gnocchi affogati nel sugo, pesce normale, camerieri con accento alla Daniele Interrante e zanzare di livello vietnamita. Per primo, secondo e sorbetto, senza vino, una sassata da 45 euro a testa scaricata sui due agenti, ancora ignari del due di picche già deciso all’apertura dei menu. Ylenia ormai se l’è cucita, ma una serata senza Danny l’ha passata volentieri, mentre Samantha davvero non sa più cosa cercare. Nessun uomo le sembra davvero interessante, ma il problema non sarebbe nemmeno questo. Il punto è che gli uomini sono fortemente attaccati alle loro passioni, anche quando riguardano argomenti stupidi e inutili. I più educati fingono di ascoltare, con una faccia di circostanza, i motivi di tristezza della donna che hanno davanti come se fosse un prezzo da pagare per la scopata, ma non si rendono conto (qualcuno sì ma troppo tardi) che una troia professionista gli farebbe risparmiare tempo e denaro. Sabato sera Danny aveva un appuntamento misterioso e così sono potute stare a casa di Ylenia a vedersi Pennetta-Vinci in pace, poi per il tie break del primo set si è aggiunta Hadiya e subito si è parlato di unghie e del numero a loro giudizio esiguo di nails center in città.

Dopo la morte della moglie il Gianni ha imposto alla figlia di trasferirsi a casa sua, in via Ippodromo e quindi a San Siro, pur continuando a frequentare il classico al Beccaria. Ilaria odia quella zona di Suv, di Hogan e di maglioncini portati sopra le spalle alla Zampetti, anche se le basterebbe fare cento metri per trovare poveri al livello di quelli dei barconi e senza nemmeno terroristi infiltrati. Ancora un anno e sarà maggiorenne, senza più l’obbligo di frequentare quell’uomo con la Maserati-Vuitton con cui ogni sera litiga. Prima del derby un’altra scenata, con urla belluine di entrambi.

Gianni: Dove cazzo vai, vestita come una palestinese del cazzo?

Ilaria: Riesci a dire cazzo ogni tre parole, bravo papà. Comunque non sono affari tuoi.

Gianni: Invece sì, per non fa morire tua madre due volte devo almeno sincerarmi che tu non ti faccia trombare da un negro o da un musulmano prima della maggiore età.

Ilaria: Non sei così razzista, quando vai a Figino con il tuo macchinone di merda. O lì sono tutte tedesche cristiane?

Gianni: Cosa c’entra? Quando paghi sei padrone del gioco, tu invece sei convinta che siamo una civiltà morta e che questi abbiano qualcosa da insegnarci..

Ilaria: Oddio, l’editoriale di Sallusti! Ma chi sarebbero ‘Questi’? Non hanno mai un nome. Comunque il ragazzo con cui esco stasera si chiama Abdu. È eritreo, studia lettere e vive con suo fratello che fa l’ingegnere. Mi dispiace per te, ma purtroppo non è musulmano.

Gianni: Ingegnere! Sei ancora più cretina di quanto pensassi… non hai notato che tutti questi disperati sostengono di essere laureati? In Eritrea e in Congo nessuno si ferma alle medie?

Ilaria: Senti papà, vai a discutere del derby con i tuoi amici. Il tuo livello è questo, la tua vita è inutile e la cosa peggiore è che nemmeno te ne rendi conto.

Da lì era partita una sequela di insulti incrociati che aveva avvelenato al Gianni l’avvicinamento a Inter-Milan. Poi Guarin lo aveva fatto sognare e dopo una cena alla pizzeria Leone di Via Ravizza insieme al Walter, con un cuoppo buono ma di difficilissima digestione, la notte si era chiusa alle due e mezza con un pompino esperto e senza fretta di una ragazza dell’Est vicino a viale Certosa. Più giovane di Ilaria e di Samantha? Forse. Ma i dubbi etici sono stati spazzati via da una sborrata pensando al più otto sulla Juve.

Walter aveva i soldi a malapena per la pizza e si è astenuto, così come si è astenuto dal chiamare quella Dolores. Il dopo-derby è il suo momento, come pochi altri: “Mancini sta andando verso la squadra che aveva in mente, anche se alcuni singoli mi lasciano perplesso. Melo ha buoni tempi, ma viaggerà tutto il campionato sul filo dell’espulsione, Kondogbia ha energia e Guarin qualità: centrocampo con grande fisico, nella speranza che i tre davanti risolvano. In difesa Medel centrale in emergenza significa aver perso per sempre Ranocchia: non che sia un male, ma è ancora nella rosa. Per quel poco che si è visto, Telles mi sembra leggerino e senza particolari qualità. Davanti Icardi fuori condizione e anche poco cattivo, Jovetic con autonomia limitata e Perisic fuori ruolo: un po’ rifinitore, un po’ esterno d’attacco, un po’ tanto anarchico, è stato sufficiente soltanto quando è stato sulla fascia con continuità. Squadra che non si sa cosa possa diventare, da lavori in corso ma con un buonissimo spirito nonostante tanta gente giochi insieme da poco. Milan con difensori e centrocampisti da compitino, pompati perché sono nel Milan, ma due attaccanti eccellenti che da soli fanno gioco. Con tre picchiatori a centrocampo, che però non ha, potrebbe giocare anche Balotelli. Squadra modesta, ma che farà tanti gol”.

Budrieri con i gomiti sul bancone Sammontana cerca di leggere l’articolo della Gazzetta su Moratti che pensa allo scudetto, ma proprio non ci riesce. La vittoria di Aru alla Vuelta gli fa venire in mente l’incontro di giovedì scorso con Cristina, arrivata a Milano per scrivere qualche articolo sul derby per imprecisati portali sportivi. La catalana gli ha fatto domande molto personali, che lo hanno messo in imbarazzo: gli ha chiesto della sua famiglia, di sua moglie, di sua figlia. A dirla tutta, Budrieri pensa che Cristina ci stia provando con lui e la cosa gli ha generato venerdì pomeriggio una mini-erezione di quasi 35 secondi mentre stava facendo le crittografate della Settimana Enigmistica. È però abbastanza lucido da chiedersi il perché di questo interesse, senza trovare risposte: la pancia che sporge dal gilet da pescatore non attizzerebbe nemmeno una vecchia in coda alla Lidl e in un paese civile i sandali ai piedi di un uomo diverso da Beckham, in città, sarebbero un motivo sufficiente per l’arresto. Da quando è tornato dalla Sardegna D.J. John non gli ha di fatto parlato, pur vivendo in casa sua e mangiando alla sua tavola, con l’Erminia che gli prende i surgelati di Picard, in via Rembrandt dove una volta c’era una farmacia. Con Marilena è crisi, lei è sempre più presa dalla tuina mentre D.J. John è sempre più ossessionato da Linus, che continua a non rispondere alla sua proposta di format, ‘Vecchio rap’. Ha seguito la polemica per il cambio di collocazione in palinsesto di Radio Deejay della trasmissione della Pina e ovviamente si è schierato a favore del vecchio orario, alle diciotto. In un commento sul blog di Linus ha anche scritto che l’Italia dell’atletica ha fatto schifo ai Mondiali di Pechino perché quelli come Linus fanno credere che l’atletica sia uno sport per gente di mezza età, quando invece dovrebbero farla i giovani. Una polemica un po’ pretestuosa, fuori dal tema del post, che però gli ha fatto dimenticare la disoccupazione incombente. Oltre ai suoi surgelati preferiti, in particolare la caponatina di melanzane, l’Erminia gli ha comprato dei funghi porcini freschi, di primissima qualità, a 38 euro al chilo, usando sempre il bancomat di Budrieri. E D.J. John ieri almeno ha apprezzato le lasagne preparate dalla madre della ormai ex fidanzata, emettendo un rutto prima che il secondo (scaloppine al limone) venisse servito. Budrieri se ne è stato in silenzio e a fine pranzo ha sbucciato con calma la sua mela golden raggrinzita, pensando al derby e alla ciabatta della zingara che ormai ha perso la sua fragranza ma che rimane uno dei pochi motivi per rimanere attaccato alla vita, insieme alla pompa di Marino Basso e al libro autografato da Sarugia. Deve ancora avere quel chiarimento con il fratello Ambrogio, ma non ha fretta. Così come non ha fretta di pedinare l’Erminia, per scoprire se davvero tutti i pomeriggi va dal podologo. Il calcio non gli è di consolazione, perché lo costringe, lui che ha visto giocare Coeck e Galvani, a interagire con gente che crede che l’Inter l’abbia inventata Bacconi: “Quel Perisic lì si è mosso discretamente, ma non capisco come mai per mesi ci siamo intestarditi a inseguire un giocatore del genere. Ha qualche colpo, certo, ma non mi sembra intenso e nel complesso non è da Inter”.

(terza puntata 2015-16 – continua dopo Chievo-Inter)

P.S. Non è da Inter è un’opera di fantasia, pur prendendo spunto dalla realtà. Chi si sente offeso dal linguaggio o turbato dalle situazioni non la legga.

Da fine agosto è in vendita a 4,99 euro l’eBook della stagione 2014-15 di Non è da Inter, in attesa di un’improbabile edizione cartacea. Si intitola ‘Non è da Inter – Alla periferia della vita’ ed è disponibile direttamente per Kindle di Amazon, per Kobo di Mondadori, per iPad-iPhone-Mac , ma anche in generale per tutti i tipi di eReader attraverso la piattaforma di Bookrepublic. Prodotto da Indiscreto, contiene le puntate che avete già letto sul sito ma scritte meglio, con l’aggiunta di qualche idea e l’eliminazione di tutte (speriamo, perché l’abbiamo riletto cinquanta volte) le incongruenze fra una puntata e l’altra, per non parlare dei refusi da correttore automatico e da superficialità. 

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