Calcio
Novantesimo Minuto da non rimpiangere
di Indiscreto
Pubblicato il 2020-09-27
Esattamente 50 anni fa, il 27 settembre 1970, partiva Novantesimo Minuto. Una delle trasmissioni più famose nella storia della televisione italiana, sia nella versione Maurizio Barendson-Paolo Valenti sia soprattutto in quella di Valenti conduttore unico e domatore delle sue maschere regionali, non ha certo bisogno della nostra rievocazione ma ci offre il pretesto per una considerazione sulla tivù e sul calcio di una volta, ed in generale sull’industria della nostalgia.
Senza andare agli albori della televisione, fino alla stagione prima gli italiani interessati al calcio di serie A o lo seguivano allo stadio o dovevano farsi bastare un tempo di una partita scelta dalla Rai all’ultimo momento (spesso, ma non sempre, la più interessante della giornata) da mandare alle 19 sul Canale Nazionale, per noi giovani Rai 1, con i servizi su quasi tutto il resto alla Domenica Sportiva, in onda alle 22.20 sempre sul Canale Nazionale.
La stagione post Mondiale messicano si aprì quindi con questa grande novità di Novantesimo Minuto, in onda alle 18 sul Canale Nazionale mentre il tempo della partita slittava alle 19.20 e la Domenica Sportiva con la conduzione di Alfredo Pigna (che prese il posto di Enzo Tortora e Lello Bersani) venne anticipata alle 22.
Significativo che nemmeno i giornalisti sportivi potessero guardare realmente più di una partita per turno di campionato, nemmeno viaggiando, visto che tutte e 8 si giocavano in contemporanea. Insomma, tanti discorsi e tante battaglie tecnico-tattiche, anche di grandissime firme, erano basati sul sentito dire molto più di oggi. Poi si può dire che non sapendo e non vedendo quasi niente noi lettori-spettatori potevamo sognare, bevendoci qualsiasi cosa, ma nessuno che abbia vissuto quei tempi (che con poche modifiche sono arrivati fino al 1993) si può lamentare di Sky e Dazn. Il passato non sempre era meglio, al di là del fatto che Novantesimo Minuto esista ancora oggi (non conosciamo una sola persona che lo guardi) ma soprattutto la nostalgia, in cui peraltro noi siamo specialisti, non va confusa con la storia.