Nero Real

12 Marzo 2010 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Oscar Eleni da una stanza dove Beppe Boggio ha scritto che non si vive se non per il tempo in cui si ama e lui lo ha fatto per i suoi “ragazzi” dell’Olimpia, quelli che non lo hanno mai dimenticato, quelli a cui piaceva anche se borbottava, anche se non si vestiva bene.

Giuseppe detto Beppe, eh sì un tipo stravagante, un uomo per tutte le stagioni di una grandissima società che nascondeva il suo Quasimodo nella chiesa di via Caltanissetta, che lo ha perduto nello stesso momento in cui ha lasciato nei giardini, come ferri vecchi, certe coppe, i trofei di una grande storia. Lo zucchero ha perso sapore, era veleno e quel malessere lo ha distrutto. Avevano provato in tanti a mandarlo verso una montagna diversa, ma lui dormiva ai piedi della “sua società”, quella di cui parlava, giorno e notte, soltanto con gli amici veri, con il Pupo Pastori che un giorno convinse Cappellari a trovargli un lavoro diverso visto che la sua fabbrica aveva chiuso e si era trasferita in Valtellina. Tagliare i fiori. Fatto con amore. Ordinare la sede. Fatto con impegno. Stare dietro ai ragazzi. Diventarono la sua vera famiglia e lui, per loro, era lo zio brontolone che raccoglieva le gocce di sudore, ma non si dimenticava mai che erano, pure loro, dei ricercatori della musica che si deve avere nel cuore quando si viaggia per passione dentro la testa degli uomini.
Ha resistito ha tutto. Li ha conosciuti tutti, i presidenti e i proprietari della società più titolata d’Italia. Ha resistito anche quando gli sembravano inadeguati al ruolo. Per la verità lui, Quasimodo, con i jeans che non stavano mai al posto giusto, sapeva di non essere un nobile da parata, ma gli piaceva preparala, quella parata, anche per chi veniva da tanto lontano e lo guardava con indifferenza. Il primo giorno di ogni presidenza il Boggio doveva essere cacciato via. Non ci riuscirono mai perché la famiglia faceva squadra e lui, nella squadra, era indispensabile. Certo non poteva piacere al Bogos, ma in lui c’era qualcosa che al fondatore ricordava il signor Bassi, eh sì, un altro che brontolava, ma apriva i cuori, consolava le nostalgie dei fuggiaschi, per questo Mastro Ci., nato per espiare le malefatte di un avo che diventò persino Papa, s’inventava un ruolo diverso per ogni stagione e il Boggio rifioriva.
La prima domanda dei nuovi proprietari, dei presidenti, era sempre la stessa: “Scusi Cappellari, ma quel Boggio…”. Già quel Boggio era in fondo alla cantina, in fondo allo spogliatoio, in fondo al Palalido, in fondo alla vita degli altri, ma riusciva a capirla e poi, con la sua ironia faceva ridere persino i professori, i cardiologi di fama, i bellimbusti da quattro lire, insomma tutti quelli che giravano intorno alla grande isola. Ci ha lasciato e sembrava che nessuno se ne dovesse accorgere. Non è vero. Magia di chi riusciva a spiegarti con gli occhi, mai con le parole, che sarai triste solamente se sarai solo. Lui aveva scelto di essere la speranza dei meno fortunati, di queli che per avere il pane se lo dovevano sudare. Sarà per questo che Michelori, ormai affermato, ormai lontano, ha battuto il tamburo nella foresta di internet chiamando a raccolta tutti quelli che erano stati la famiglia di Boggio, che avevano Beppe come nonno, come zio, come sior Todaro brontolon, come spalla sui cui piangere. Meditate gente, prima di fare del male agli umili che vi chiedono soltanto di potere lavorare per voi nel rispetto della storia che hanno conosciuto in un garage.
Mentre Beppe va a lucidare le coppe perdute, quelle abbandonate, quelle che non valgono i gatti delle case principesche, noi andiamo nel paese dei luoghi comuni per registrare le scosse sul nero Real. Ettore Messina ha voluto andare in bocca ai leoni del Barca perdendo contro il Pini Gershon che ci stupisce ogni volta. Intasati dai concetti dei finti profeti, avevamo dimenticato che il vero allenatore allena le teste e non è un petulante disegnatore di schemi abortiti dal primo fischio sbagliato. Sarà un tormentone per Ettorre, ma lui si diverte nel mare tempestoso. Lo salva il fatto che anche i semi-galattici del calcio hanno preso la porta in faccia dal Lione che con tre stipendi merengues fa la squadra. Insurrezione del mondo che avanza non soltanto per i buoni bilanci. Il Partizan è un esempio, forse anche il Prokom, lo sarebbe stato più di tutti il Maroussi. Cercare i giocatori prima che diventino troppo cari o siano circondati come Balotelli. Fa bene Pianigiani ad essere orgoglioso delle sue 200 vittorie, fa bene a credere in tutto quello che fa, ma se ammettesse anche di aver peccato per ingordigia da record, allora sarebbe perfetto. Speriamo lo diventi e con Azzurra ci dia uomini e non burattinidi gesso.
Settimana del ricordo: torna Raga e Varese s’infiamma come ai bei tempi. Settimana della paura: Tonino Zorzi cade in casa, resta a terra per cinque ore senza poter chiedere aiuto. Lo salvano, ma la cosa ci mette in angoscia. Può succedere a tutti, quando s’invecchia e si pensa di non essere mai vecchi, preferendo la libertà a prescindere. Stiamo legati, ogni tanto telefoniamoci per avere una conferma. Con Boggio lo facevano i suoi ragazzi e, purtroppo, questa volta, proprio quando si era deciso ad andare in ospedale, hanno trovato libero, una libertà che era anche canto per vedersi in un’altra vita.
Oscar Eleni

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