Nel mondo di World

8 Febbraio 2007 di Stefano Micolitti

Torniamo alla McGonigle, citata nella scorsa puntata parlando di Rich Laurel. Il motivo di questo ritorno è ovviamente Lloyd Free…mi fece venire la pelle d’oca con rainbow shots a parabola altissima e sensazionali schiacciate salendo in aria al rallentatore. Ripensandoci mi viene tanta malinconia considerando soprattutto la percezione che oggi si ha della carriera di quello che è stato un grandissimo giocatore, 14 anni di NBA con 20.3 di media a partita, tirando col 46%…confinato, dopo i tre anni a Phila, in squadre di secondo piano ed etichettato come perdente. Pochi si ricordano che nei playoff del 1977 vinse da solo gara 7 contro i Boston Celtics, 27 punti e tutti i canestri decisivi, e Boston fino a quel giorno aveva perso solamente una gara 7 di playoffs in tutta la sua storia! Contro i Celtics Loyd giocò una serie fantastica, per nulla intimorito dal pubblico del Boston Garden che, ogni volta che toccava la palla, incominciava ad urlare ‘shoot, shoot, shoot’!! Ma Lloyd non aveva certo bisogno di essere incoraggiato… Poi quel maledetto colpo al torace nella serie contro Houston, banale botta che però cambiò per sempre il corso della sua carriera e di quella di Doctor J, oltre che l’intera storia dei Sixers. Free contro Portland giocò pochi minuti, stringendo i denti, ma il suo contributo fu pressoché nullo: con un penoso Henry Bibby al suo posto e Mc Ginnis in uno stato di forma pessimo, Phila perse la serie 4-2, dopo aver vinto le prime 2 partite. Nonostante il gioco espresso da Portland, i Sixers erano squadra di un altro livello e con Lloyd a pieno servizio avrebbero vinto la serie facilmente, e lui si sarebbe costruito un’immagine di giocatore vincente, Dr J avrebbe vinto il titolo NBA al suo primo tentativo mettendo a tacere gli scettici e rafforzando il suo status di miglior giocatore del pianeta e tutti i Sixers avrebbero affrontato con maggior tranquillità i campionati successivi, dove invece polemiche, gelosie, finger pointing, progressivamente smembrarono quello che forse è stato il gruppo con maggior talento mai assemblato su di un campo di basket. La sconfitta contro i Trail Blazers ebbe effetti devastanti ed in quella serie si vide per l’ultima volta il vero Doctor J…da lì in avanti fu comunque grandissimo, ma solamente Julius Erving, un po’ per sua scelta ed un po’ perché le ginocchia erano quelle di un cinquantenne. Ogni tanto, quando sono in crisi d’astinenza da grande basket (accade sempre più spesso…), mi tuffo nel mio archivio anni 70 e vado a rivedermi le cassette con le sei partite della serie, sperando segretamente che il risultato finale possa cambiare…non cambia, ma per fortuna non cambia nemmeno l’impressione che ogni volta mi fa il Doctor, uomo tra i bambini, in grado di fare qualsiasi cosa in qualsiasi momento, di segnare a piacimento, ma anche grande uomo squadra che cerca sempre e comunque di coinvolgere i compagni. Dopo quella serie non fu più lui, ma, chissà, se Lloyd Free non si fosse infortunato…Ironia della sorte, a fine carriera Lloyd (o meglio World B.) ebbe il suo momento di gloria, vincendo il titolo USBL nel 1987: segnò 30 punti in finale, portando i Miami Tropics alla vittoria contro i Rhode Island Gulls. Lo rividi nel ’97, sempre a Phila: un trafiletto sul Daily News diceva che World Free sarebbe stato ospite d’onore all’apertura di un nuovo negozio di scarpe in periferia…mi precipitai…il negozio era in realtà un buco…dentro non c’era nessuno, ma lui era lì dietro un tavolo con una trentina di chili di troppo, contornato da due cheerleaders degli Eagles seminude…non le cagai neanche di striscio nonostante il loro agitarsi (continuavano ad infastidirmi cercando di rifilarmi le loro foto autografate) ma io ero in piena sindrome di Stendhal di fronte a quella pallotta di grasso…4 chiacchere ed un autografo ‘To Stefano, best wishes. World B. Free # 21 76ers’ su di una splendida foto del 1978 con lui in layup praticamente seduto sopra la testa di Rick Barry….tornando verso il centro, perso nei miei pensieri, mi trovai ad osservare le foto che le due cheerleaders mi avevano rifilato….Ma ubi maior…Ho divagato un po’ troppo, ma i Sixers sono parte integrante della mia adolescenza e oltre….quante notti sveglio, attaccato alla radio della NATO a sentire le partite in diretta e poi, il mattino dopo, completamente rintronato in classe…

Stefano Micolitti
smicoli@tin.it

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