Naturalmente alto

14 Luglio 2008 di Stefano Olivari

1. Come il suo livello d’ematocrito: altrettanto, da tenere sotto controllo. “Naturalmente alto”, il rendimento in salita di Riccardo Riccò, sull’Aspin e verso Hautacam. “Mi sono impressionato da solo”, si è quindi citato addosso il Saunier Duval-Scott. Forse che si era riascoltato al microfono di Alessandra De Stefano? (“Stanno a guardare anche il pugno nell’uovo”, aveva detto dell’Anti-doping del Tour). Alejandro Valverde ko già nella cronometro di Cholet. Damiano Cunego staccato dopo la Côte de Saint-Jean-de-Donne, prima ancora che ai 2,5 Km dalla vetta del Tourmalet. Christian Vandevelde terzo e Bernard Kohl quarto, dopo dieci tappe. E non finisce qui. Altri dilettanti allo sbaraglio potrebbero essere da applausi (Vincenzo Nibali?) e altri professionisti della regolarità potrebbe uscire di scena tra i fischi, di qui a una settimana. Festa del ciclismo a sorpresa (riuscita) ai piedi della Bonette e dell’Alpe d’Huez, in testa solo i riferimenti sicuri a Cadel Evans e Denis Menchov, allontanando il pensiero stupendo di una rimonta italiana, da dietro. Ma che corrida, là davanti. Poche certezze e molto agonismo.
2. Concetto rivoluzionario: in Francia la Festa nazionale è una festa nazionale. Ogni 14 luglio, da centoventott’anni a questa parte. Di qua da Ventimiglia, un po’ “Perché Sanremo è Sanremo”. Oltralpe nel mese delle ferie, nel giorno del Défilé delle forze armate (e di Carla Bruni) sui Campi Elisi, cade il decimo anniversario dell’ultima vittoria mondiale tricouleur, quella di Zinedine Zidane e di Aimé Jacquet. Piccola grassa consolazione, per il popolo affamato da troppe magre figure, nell’adoratissima Grande Boucle patrimonio statale e quindi di tutti, sempre nella concezione universalistica della Parigi enciclopedica. Distribuita a dispense e porta e porta, giusto questa settimana stampa e siti riscrivono a modo loro “La leggenda dei Bleus”. Mentre sull’asfalto del Peyresourde si fatica non poco, a rileggere dipinto il nome dell’ultimo, competitivo atleta di casa: Richard Virenque, terzo nel ’96 e secondo nel ’97. Il ciclismo della Ffc va soprattutto fuoristrada, quando non mantiene la pista. In linea con i tempi che corrono, per le gare a tappe si scommette forte su un ex ciclocrossista, Clément Lhotellerie. Categoria espoirs.
3. Desio. Una donna sola al comando. E la sua maglia era biancoceleste, prima che si tinteggiasse definitivamente di rosa, fin dall’arrivo sul suo Monte Serra (“per che i pisan veder Lucca non ponno”). Divina Fabiana Luperini. Senza che per questo, Amber Neben e Claudia Hausler abbiano poi recitato la commedia delle sconfitte in partenza, co-protagoniste Tatiana Guderzo e Nicole Brändli. Cinque Giri come nessun’altra e come Fausto Coppi, bestemmia la volgare statistica delle pari opportunità. Tre Grande Boucle Féminine alla Joane Somarriba, una in più di Maria Canins, tre Freccia Vallone alla Nicole Cooke. Nel suo genere, la trentaquattrenne di Cascine di Buti risulterebbe anche un’autentica campionissima della storia: certo, avesse mai vinto uno straccio di Mondiale o un’Olimpiade, in quindici anni di carriera professionistica. Il ct Edoardo Savoldi tentenna con coraggio, teorizza pratico sui pro e i contro di una convocazione in extremis, per la trasferta di Pechino. Marta Bastianelli pedala sicura. Naomi Cantele è molto più duttile tatticamente. Giochi già chiusi, per la migliore delle grimpeuse?
4. Forse non rappresenterà un segno dei tempi, come la preghiera del venerdì dei musulmani (Yaum al-Gium’a) al Maspes-Vigorelli. Forse non figurerà gossip & glamour, come le sedute quotidiane di allenamento della coppia Lance Armstrong-Kate Hudson, al Palisades Tennis Club di Newport Beach, California. Ma la svolta epocale c’è stata, l’hanno registrata tutti gli indicatori che magari non faranno notizia, però rendono l’idea: ci sono più biciclette pro capite in Cina e India, che non in Olanda e Francia. Fino a ieri, s’intende anche solo fino al 2006, non era ancora così, e gli europei inforcavano – lasciavano in garage – più Graziella Carnielli e Lapierre, che non gli asiatici altri mezzi di fortuna, prodotti e distribuiti chissà come. Oggi lo storico sorpasso, peraltro completato senza alcun colpo di clacson e senza ossessione futurista, né alla Bruno Cortona ai tempi del boom né alla Vaughan nel “Crash” di Cronenberg. Lo dicono a chiare lettere e numeri alla mano, demografia e trend macroeconomici. È il giovane Oriente che tira. Il Vecchio continente, molla.

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

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