Mucho Más, l’Amazon alla Vacchi

29 Dicembre 2022 di Stefano Olivari

Il momento di Gianluca Vacchi, dal punto di vista mediatico, è decisamente passato ed è per questo che la visione fuori tempo massimo di Mucho Más in questi giorni di nulla può essere interessante. Già da mesi su Amazon Prime Video, si tratta del documentario sulla sua vita, soprattutto quella da influencer un po’ cazzone, fra balletti e trovati diventate virali, che poi sarebbe soltanto la sua terza vita.

Perché c’è stato un Vacchi figlio della Bologna ricca, promessa dello sci italiano al pari del concittadino e quasi coetaneo Alberto Tomba (nel documentario compare Kristian Ghedina, suo amico, ma non Tomba), un Vacchi imprenditore cosiddetto serio capace di ingrandire l’azienda di famiglia ereditata (la IMA, macchine per il confezionamento di prodotti di vario tipo) e di gettarsi in altri tipi di affari, più o meno spericolati e infine ben dopo i 40 anni (ora ne ha 55) il Vacchi mediatico, che lascia dirigere l’azienda al cugino e farebbe qualsiasi cosa per aumentare i suoi follower su Instagram: in questo momento sono 22.800.000, non entriamo nel merito di quanti siano veri.

Il documentario è abbastanza banale, privo di un filo conduttore o anche soltanto di punto di vista: nemmeno quello di Vacchi, che si limita a raccontare le sue giornate per strappare ooohhh di meraviglia a follower sfigati. Il risveglio con ginnastica e crioterapia, la famiglia (la fidanzata Sharon Fonseca e la figlia Blu, ma anche la madre), le strategie per aumentare l’interesse nei suoi confronti, i progetti immobiliari, le barche, le feste in cui spesso e volentieri si esibisce come deejay, gli amici alla Briatore, eccetera. Niente che già non si sapesse, anche senza essere suoi follower.

A colpire non è quindi che Vacchi abbia costruito un monumento a sé stesso, tutti siamo convinti di essere nel giusto, ma che questa roba sia stata prodotta con i suoi soldi di Amazon, che continua così a confermare la sua scarsa sensibilità come produttore, soprattutto quando si esce da una cultura statunitense. Da Chi ride è fuori ai Ferragnez, da Celebrity Hunted a Bang Bang Baby a Dinner Club, tutto ci sembra oscillare fra spazzatura da Mediaset e una wannabe Netflix. Salveremmo, fra gli Amazon Originals italiani, soltanto Vita da Carlo dove la mano di Verdone è più forte di quella dei dirigenti di Bezos.

Certo le grandi piattaforme propongono spesso prodotti plastificati, il nulla pneumatico con il bilancino politicamente corretto, ma nel caso di Mucho Más non c’è davvero alcuna idea interessante. Eppure Vacchi potrebbe essere un uomo complesso, che gestisce spinte interiori che vanno in direzioni opposte, uno sull’orlo di scoppiare ma che non scoppia e rilancia sempre. Se vogliamo soltanto sbavare guardando i ricchi possiamo seguire Vacchi su Instagram, invece. Sappiamo però godere il momento e apprezzare il trash, quindi i momenti di commozione di Vacchi ed il suo bel rapporto con i domestici (immaginiamo non siano quelli che lo hanno denunciato), per non parlare dell’endorsement di Brunello Cucinelli, sono senz’altro da guardare.

stefano@indiscreto.net

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