Moggi è ormai da Inter

25 Ottobre 2011 di Libeccio

di Libeccio
Un Luciano Moggi stranamente ecumenico sostiene (intervista su Avvenire del 10 ottobre) che chiunque lo incontri per strada gli raccomanda di non mollare e gli chiede anche l’autografo. Non so se si riferisca soltanto ai tifosi juventini, oppure se pensa che veramente al mondo chiunque lo consideri una sorta di eroe. Poi Moggi si descrive come un autentico drago del calciomercato (tutti gli altri somari) che compra Zidane per 7 miliardi di lire e lo rivende per 150 miliardi al Real Madrid. “Sapete quanta invidia ho suscitato in questo modo”? Ma insomma, lo incalza il coraggioso giornalista di Avvenire, lei allora non ha proprio commesso nulla di male? Moggi lo guarda accorato, si toglie gli occhiali per essere più credibile e recita letteralmente: “L’unica cosa di male che ho fatto è vincere tantissimo. Questo ha dato molto fastidio”.
Ecco un modo veramente liberal di vivere i rapporti e “leggere” complesse relazioni di potere: l’invidia. L’invidia che in realtà muove il mondo, almeno secondo Moggi. E non è il solo a pensarla così. Anche un altro italiano famoso cita spesso l’invidia (insieme alla gnocca) come fantastici muovimondo, però nel contempo se ne duole opponendo l’amore ai tanti che vorrebbero la sua rovina politica (e non solo). Ecco, Moggi sembra proprio pensarla come Berlusconi, Vanna Marchi e i tanti altri che pensano che chi li critica vorrebbe, in fondo in fondo, essere come loro. Infatti aggiunge di professarsi credente e di pregare oltre che per sé stesso anche per i suoi tanti nemici, che (ovviamente) ha già perdonato. Aggiunge poi un aneddoto che forse in pochi conoscono: la pratica di andare a Lourdes ogni anno insieme all’ex arbitro De Santis (testuale).
La cosa che abbiamo difficoltà a comprendere è la ragione per la quale non si realizza finalmente quella convergenza piena tra la attuale Juventus e Moggi, considerato che sono “saltati” tutti coloro che hanno interpretato il tentativo di riconoscere le responsabilità Juve circa Calciopoli e prendere le distanza da Moggi e dal moggismo. Questo è stato fatto all’inizio quando la Juve ha rotto ogni rapporto con Moggi e Giraudo e anzi ha patteggiato la pena riconoscendo larga parte di quanto le veniva di pesante addebitato, allontanando dai quadri di comando della Società sia Moggi che Giraudo. Che poi questo sia avvenuto per faide familiari o ‘riconquista’ della società per troppo tempo lasciata in mano ai manager è ancora oggi materia di dibattito.
Di certo c’è che oggi paradossalmente (non sembra vero) Andrea Agnelli sta sorpassando Moggi a sinistra,
facendo della provocazione una sorta di pane quotidiano, in contrasto con quasi tutta la storia della Juventus e degli stessi Agnelli. Effettivamente ci manca poco che Moggi riconosca che qualche carognata effettivamente l’ha commessa, per marcare la sua distanza dal giovane presidente di cui fino a pochi mesi fa veniva considerato consigliere.
Non sappiamo se il nuovo look di Moggi gli porterà qualcosa. E se tra un paio d’anni sarà di nuovo sulla tolda di comando di qualche squadra importante a sfottere quel giornalista, fare cartello con manager del calcio, allenatori e giocatori, punzecchiare quel direttore sportivo, ‘suggerire’ a  quell’allenatore di comportarsi meglio, spedire quel giocatore che non ha voluto accettare quella tal squadra a giocare nella B di Malta, costringere qualche vecchio cronista compiacente a sbirciare il pezzo scritto dal collega. Tutto questo non sappiamo, ma di sicuro il nuovo look di Moggi non è casuale e non casualmente viene così esibito. Semplicemente ha capito che per lui alla Juventus è finita, al di là di come finiscano Calciopoli Due, Tre, eccetera. Più facile che Moggi trovi un ruolo nell’Inter di Moratti, considerando la molto presunta bontà di entrambi. Che del resto erano stati vicini al matrimonio per ben due volte, quando la Juve vinceva e l’Inter perdeva.

Libeccio
(25 ottobre 2011)

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