Meneghin all’opposizione

24 Aprile 2012 di Oscar Eleni

Valutare le cose per quello che sono in realtà, come quando si danno i premi a fine stagione: non cerchi il migliore per definizione, perché allora sarebbe sempre quello che vince il campionato e noi sappiamo che negli ultimi 5 anni il dominatore è lo stesso, insomma è sempre Pianigiani in testa e  in questo torneo chiuderà, per la sesta volta, al primo posto avendo fatto però molto di più degli altri anni perché arrivare lassù con la squadra laggiù in infermeria è stato davvero difficile, anche se non siamo stupiti dal risultati tanto come siamo sbalorditi dalle reazioni isteriche per mancata genuflessione dei troppi che si sentono  ‘così bravi’ da non poter essere paragonati agli altri. Succede a quasi tutti. Be’, vi diciamo che salvare Teramo, risalvare Cremona, far diventare una squadra vera Bologna, tenere Pesaro sul monte Ida alla faccia dei sapientoni, essere Sacchetti ed essere questa Sassari,vale proprio come essere ai primi posti con Siena, Milano e Cantù. Il risultato finale  spiegherà al colto e al coglione un po’ inclita come stanno davvero le cose, ammettendo che Milano ha seminato abbastanza bene, ammesso che poi completi il corso di sopravvivenza e di istruzione dei suoi “ragazzi” che amano la samba; dovendo riconoscere che a Cantù sono riusciti a creare la squadra della grande Brianza come sognava Aldo Allievi che già sapeva come  si sarebbero mossi i bradipi della politica che ora scherzano sulla posa della prima pietra per il palazzo di  Cantù; riconoscendo che Siena ci ha stupito più di altre volte, intanto perché non ha azzeccato i cambi per i grandi infortunati, poi per questa lentezza nel sistemare una situazione tecnica che ha finito per prosciugare energie mentali in una squadra che sognando l’Europa si era  arroccata sulla coppa Italia vinta a Torino, sul dominio in classifica senza discussioni lungo una strada bianca che non è mai stata polverosa per arte propria dei maestri cantori del Minucci priore e capitano.

La previsione di classifica non cambia di molto perché anche noi del Rinco sur che non ha più un covo, salvo la casa dello sceriffo cairota  in via Foppa a Milano, abbiamo centrato tutti i pronostici della giornata salvo il colpo d’artiglio del Caja  nella casa di una Sutor rimasta senza il pilastro centrale e con tanti problemi nella struttura societaria,  ammettendo che la calata di braghe della rometta che Calvani aveva riportato a dignità non è vera sorpresa, anche se Teramo per fare certi risultati deve inventarsi il triplo mortaler senza rete ogni sera. Classifica in proiezione: Siena 50, Cantù e Milano 42, Pesaro, Venezia e Sassari 40, Bologna e Varese 36, Roma 28, ma per arrivare a questo punto dovrebbe battere Milano ed è qui che gira la frittata dei veggenti perché per sparigliare fra Milano e Cantù diventeranno decisive le trasferte della Bennet a Biella, ormai salva, e Bologna che dovrebbe trovare almeno un rinforzo fra le tante figurine che girano sotto il Pavaglione nell’angolo che tutti conoscono, ma che nessuno ammette di frequentare. Roma e le sue contraddizioni, ma Calvani non può dirci che  al momento della fuga dei “ragazzi” dalla partita contro Venezia si è stupito di vedere i soliti flanellisti in azione, perché quelli ci sono sempre stati con Lardo, Boniciolli e ancora prima quando Toti filava e pensava che la setta degli allenatori mai estinti avesse davvero ragione.

Nelle otto per la finale ci sarà anche Varese dove una cosa resta inquietante dopo i peana per la formula consorzio che potrebbe salvare Treviso, che dovrebbe dare una mano ovunque ci sia  crisi di liquidità, di passione vera come i quasi quarant’anni nel cuore della vera Pesaro del Valter Scavolini che ha sempre voluto bene a tutti, anche ad una Lega che lo vessava, anche a giocatori che lo tradivano, persino a tifosi che s’intossicavano seguendo fasulli capibastone che poi portavano al fallimento. Dicevamo del tormento per questa separazione fra sogno e realtà che confonde un po’ troppa gente, cominciando da chi pensa di sparare sul pianista per aver dato mille euro. Sappiamo che il contratto di Recalcati non è stato rinnovato e questo fa pensare che l’anno prossimo a Masnago la panchina andrà ad altri, magari Vitucci, forse Ramagli o Sacripanti, ma il problema non  è l’allenatore, il vero nodo della questione è il muro che deve proteggere un tecnico. Fare parte di un consorzio è meritorio, salvare la società è importante, ma chi lavora sul campo deve avere certezze di non essere costretto a cambiare tutto ogni volta perché al bar dei soci c’è chi mugugna. Dammi cinque che ti ridò dieci, adesso con le pagelle usa così: voto basso e schiaffo assicurato da chi non ammetterebbe mai di essere andato a mangiare con escort da burlesque.

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