Meglio la sorella

31 Agosto 2007 di Stefano Olivari

Abbiamo la fortuna, a volte, di trattare argomenti che ci emozionano: libri, scommesse, basket, anni Ottanta, media, fantapolitica, animali. Nessuno però batte nel nostro cuore la Coppa del Mondo di calcio, alla quale dedicheremo in questa stagione l’unica nostra vera rubrica, nel senso di rubrica ad uscita fissa, mentre tutto il resto dipenderà dall’estro del momento. Cercheremo di rimanere fra attualità e storia senza riproporre più di tanto (però alcuni non sarebbero schivabili nemmeno da Stenmark) i soliti polverosi aneddoti, dalla camminata verso il centrocampo di Obdulio Varela in giù, ma anche senza per forza inseguire l’ultima notizia su Sudafrica 2010 leggibile in mille siti web ed in mille giornali. Insomma, come si conviene a collezionisti di inutilità su questo torneo, da francobolli celebrativi a vhs amatoriali, l’approccio sarà ai confini del maniacale. Per fortuna l’argomento non è di nicchia…
Le autobiografie sono di solito più interessanti delle biografie, se non altro perché anche le peggiori contengono qualche retroscena e qualche lampo di sincera cattiveria, impossibile per chi scrive esaltando il suo idolo o per chi gode solo quando maneggia il fango. Insomma, vicino a ‘There’s only one Clive Allen’ e a duecento altre metteremo anche quella di Marco Materazzi, ‘Una vita da guerriero’, scritta con (cioè da) Roberto De Ponti e Andrea Elefante, che è appena stata presentata ufficialmente. Tutti abbiamo letto delle anticipazioni ‘casalinghe’ di Sorrisi & Canzoni che hanno in pratica bruciato uno dei motivi di interesse di un libro Mondadori, riferite ovviamente all’episodio che tanta cattiva letteratura ha già ispirato: la testata di Zidane al difensore azzurro nella finale di Berlino, con relativo dibattito sul contenuto della provocazione. Per farla breve, sia Materazzi che l’entourage di Zidane hanno in sostanza concordato la versione dell’insulto alla sorella del francese, Veronique. Insulto generico, da calciatore medio al quale ogni tanto si può fare la morale: ‘’Preferisco la puttana di tua sorella’’. Avesse giocato nella NBA, quello di Materazzi sarebbe derubricato come ‘trash talking’, ma i ghetti suoi e di Totti ispirano meno giustificazionismo di quelli americani e anche di quelli marsigliesi dello stesso Zizou. Insomma, al mondo è stata data in via definitiva questa versione della sorella. L’argomento non è fondamentale, ce ne rendiamo conto, ma non trattando noi mai argomenti fondamentali possiamo lasciare lo snobismo a casa sua e scrivere che cosa alcuni azzurri (di cui due in campo in quel momento) e un giornale francese (molto fra le righe) sostengono sia stato detto. Edulcorando a posteriori il tutto, Materazzi avrebbe detto a Zidane una cosa del genere ‘Porto i saluti di Lippi a tua moglie’, puntando su una delle tante leggende metropolitane, fra il falso ed il comunque mai verificabile, del calcio italiano. Poi la reazione, sanzionata dalla non dichiarata moviola in campo. Insomma, parlando della famiglia in generale fra moglie e sorella non è che cambi molto, ma è comunque curioso che sia Materazzi che Zidane trovino la versione della sorella più digeribile per i posteri. Madre, moglie, sorella: l’ordine di sacralità deve essere questo…
Brasile 2014: raramente si è visto uno spiegamento di forze ed un’esibizione di muscoli così massicci per sostenere quella che di fatto, ma probabilmente anche in teoria, sarà una candidatura unica. I vari testimonial sono stati accompagnati dal rieletto presidente della CBF Ricardo Teixeira, che per l’eternità sarà associato al ruolo di genero di Joao Havelange (in realtà si è separato da sua figlia Lucia da oltre un decennio), che in caso di assegnazione del Mondiale al Brasile rimarrà automaticamente in sella alla sua federazione fino al 2015. Teixeira fra gli altri ha arruolato anche lo scrittore Paulo Coelho e un personaggio leggermente più lontano dal misticismo new age come Romario, che magari quel Mondiale a quasi cinquant’anni vorrebbe anche giocarlo. Coelho ed il Baixinho hanno fatto parte della delegazione brasiliana andata a Zurigo per presentare il dossier relativo alla candidatura: poco più di un passo formale, essendo già stato deciso tutto per la gioia del mondo. Chissà perché, viene in mente il ‘Football comes home’ di Euro 1996…
Riempire i quotidiani d’estate è uno sport estremo, non tutti i giorni puoi salvarti con i piromani o le gemelle Cappa. Per questo hanno avuto un’evidenza clamorosa le classifiche all time di vari giornali inglesi riferiti alle categorie più varie del calcio: da quella dei cattivi ai cinquanta gol che hanno avrebbero la storia del calcio, tirata fuori dal Times circa un mese fa. Il nazionalismo senza ‘limitismo’ non si vede tanto dalla prima posizione, il tre a due di Geoff Hurst, nella finale mondiale 1966 contro la Germania Ovest. Senz’altro il più famoso gol fantasma di tutti i tempi, oltre che emblema di un Mondiale e di un’epoca: insomma, se ne può discutere, ma fra i primi dieci gol che vengono in mente a chiunque questo non può senz’altro mancare. Andiamo peggio con la seconda e la terza posizione: Teddy Sheringham, nella finale di Champions League del 1999 vinta dal Manchester United (e perché Solskjaer no?) contro il Bayern Monaco, e di Dixie Dean durante una gara del 1928 tra Everton e Arsenal. Solo diciassettesimo uno dei gol del minorenne Pelé nella finale mondiale del 1958 contro la Svezia. Il ‘Dirty Diego’ degli inglesi non risulta pervenuto fra i primi cinquanta, e relativo onore a Paolo Rossi, trentacinquesimo per il terzo gol in Italia-Brasile 1982, oltre che ad Angelo Schiavio, trentasettesimo per il gol della vittoria in Italia-Cecoslovacchia 1934. Viviamo di fumo, peggiore anche di questo, quindi la vera domanda è: perché queste cose non ce le possiamo inventare da soli, senza riprenderle? Cosa che del resto anche noi, in queste poche righe, stiamo facendo. La verità, dura da ammettere per noi da scrivania, è che con il copia & incolla dai siti inglesi ci sentiamo tutti un po’ Sandro Paternostro: solo che certi pezzi sembrano scritti, o tradotti, da Carmen Di Pietro…

Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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