L’ultimo azzardo di MJ

3 Marzo 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Michael Jordan potrebbe dire a chiunque, non solo a noi del CSI, ‘io che ho giocato’. Cosa che non gli ha impedito clamorosi errori di valutazione nella sua carriera dirigenziale, da Kwame Brown fatto chiamare dagli Wizards al numero uno ad Adam Morrison scelto al numero tre nel 2006 dai Bobcats. Ma comprare una squadra, o meglio diventarne l’azionista di maggioranza dopoo un lungo tira e molla, è decisamente un’altra cosa. Per questo quella con i Bobcats, rilevati da Robert Johnson, è davvero una grande sfida.
Di ex campioni che sdottorano con i soldi degli altri è pieno il mondo dello sport, qui siamo in un’altra dimensione finanziaria e imprenditoriale. Al di là di quello che si vede in campo, con la squadra ben guidata da Larry Brown che sta lottando per i playoff (è nona ed Est, ma ha solo tre vittorie meno dei Raptors quinti), la vera impresa sarà quella di conquistare una città ed uno stato che hanno sempre accolto con freddezza il basket pro. Prima di tutto per l’esistenza di college dal seguito pazzesco anche fuori dai propri confini (North Carolina, Duke, North Carolina State, Wake Forest) e poi perchè i Bobcats sono sempre stati percepiti come un’entità estranea al territorio. Per colpa dei proprietari ‘stranieri’, come il già citato Johnson (comunque uno vero: imprenditore nei media e primo miliardario afro-americano, in dollari, della storia), ma anche perchè i Bobcats sono uno dei non rari casi di assistenzialismo dello sport professionistico americano: la Time Warner Cable Arena di Charlotte, infatti, è di proprietà della città ed i Bobcats ci hanno investito zero. Non solo: ai tempi degli Hornets a Charlotte la costruzione della nuova arena con soldi pubblici fu bocciata da un referendum, consultazione che per i Bobcats (l’impianto serve anche a tanto altro, ma è stato costruito in virtù della prospettiva NBA) non è stata ripetuta. Facile il paragone con i Carolina Panthers della NFL ed il privatissimo Bank of America Stadium. Tornando al basket, l’operazione identificazione è partita con Larry Brown (da giocatore di college stella di North Carolina e da allenatore guida dei Carolina Cougars della ABA) e adesso con MJ proprietario (peraltro dal 2006 secondo azionista e responsabile della gestione sportiva) e protagonista nel primo dei due titoli NCAA di Dean Smith si è perfezionata. Per quanti soldi? Non è chiarissimo, fra acquisto di azioni e debiti di varia natura trasferiti, ma i giornali locali scrivono di una somma vicina ai 270 milioni di dollari. Tre quarti del suo patrimonio personale, stando ai Forbes della situazione. Da vero giocatore d’azzardo MJ è arrivato a giocarsi tutto, ma per uno come lui ci sono comunque più paracadute nel basket che ad Atlantic City.

Share this article