L’ultima differenza con i professionisti

21 Maggio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Fra l’America e l’Europa l’oceano non si chiama Atlantico ma Handicap. Scommettendo su due soli possibili risultati (esempio: vittoria dei Lakers con più di 12,5 punti contro sconfitta o loro vittoria con meno di 12,5 punti di margine) di una partita le prospettive cambiano molto, così come il linguaggio.
‘Fare il 55%’ significa che si sta dalla parte giusta della ‘line’ il 55% delle volte. E’ comunque interessante ascoltare il guru assoluto dei consulenti americani per scommettitori ‘pro’, Jim Barnes, al quale cinquant’anni di statistiche e record vincenti (in media 20% di rendimento annuo) hanno regalato tre certezze. La prima: le quote del 2010, in ogni sport, sono meno interessanti di quelle di vent’anni fa. Il web, con i suoi opinion leader e i suoi ‘follower’ che fanno abbassare le quote sensate, ha ridotto la possibilità di vivere di scommesse a meno di giocare solo su ‘tarocchi’ e certezze assolute. Seconda certezza del guru: l’ultima differenza rimasta fra i professionisti e i dilettanti informati è il money management, cioè la gestione delle puntate in base al proprio bilancio. Molti si chiedono perché nonostante buone intuizioni il proprio conto sia sempre in perdita, ma forse lo fanno dopo avere raddoppiato la puntata su quella partita ‘sicura’ che tanto sicura poi non era. La terza: statistica e tendenze hanno valore negli sport dai punteggi alti, come il basket o il tennis, ma non in quelli dove il peso specifico di un punto (gol o touchdown che sia) è enorme. Conclusione: pochi colpi, solo su ciò che si conosce. Ci si divertirà di più, fra l’altro.
(pubblicato sul Giornale)


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