Luci fasulle

27 Agosto 2010 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Il valore della Roma azzurrata, la Nazionale nata dal falso ideologico, l’equivoco su Bargnani, gli abitanti del Montenegro. Voti a Pianigiani, Bari, Bargnani, Belinelli, Mancinelli, Maestranzi, Carraretto, Mordente, Giachetti, Ress, Gigli, Cavaliero, Poeta, Lechthaler, Aradori, Vitali, Datome, Crosariol, stemma e medici pietosi.

Oscar Eleni dall’orto lapidario triestino, nei pressi di san Giusto, sull’altura, dice lo scrittore Marcenaro, da dove si gode, da un lato, la visione arcuata del golfo e dall’altro la collina dalle bianche rocce carsiche. Perchè all’orto lapidario, dove esiste un cenotafio vuoto di un grande esteta ucciso dalla conquista ribelle, un cuoco toscano? Perché avevamo bisogno di silenzio e poi, come dicono i triestini alla Boniciolli, come il Matteo che ama essere considerato un “original”, anche se nel gergo del Liston, dopo aver ridetto a falsi maestri ed amici che Roma, questa Roma italo azzurrata è da scudetto, vale anche per mona. Pur riconoscendo che la presenza di Boscia fra i lupi sarà conforto per la mente e per il lavoro, per l’esistenza di un gruppo nato male, viziato in tutto come potrebbero dire i cirenei della Nazionale, non c’era posto più tranquillo per farsi confessare da padre Tavcar, per chiedergli se anche lui, come noi, aveva seguito la Nazionale di Pianigiani facendosi venire i vermi. Per voi, rimasti senza fiato davanti a questa Nazionale rinata sulla cenere del falso ideologico, un’avventura da brividi e il Tavcar avrebbe davvero sparato nel monitor prima di farsi ingannare da quelle luci fasulle. Non è accaduto. Amiamo farci del male perché i puffi al potere, nei media, nel giro, sono convinti che il buonismo farà uscire le margherite, togliendo le spine ad ogni rosa di plastica che ci presenteranno da qui alla qualificazione malvagia del prossimo anno. Tutto vero sul lavoro della squadra tecnica di Pianigiani, sulla rinascita del concetto che in Nazionale si lavora davvero e si lavora per tutti, ma fermiamoci a questa stazione prima che arrivino pietre dall’orto. Ottimismo e passione non bastano a far diventare giocatotri di categoria superiore certi ragazzi che non riescono a capire quanto sono lontani dalla buona qualità. Pianigiani è un lupo, va a cercare anime e talento, ma quando sei davanti al muro non puoi saltarlo senza avere molle ai piedi, non puoi sentirti in giusto equilibrio se le mani che devono portarti verso l’alto non sanno dove attaccarsi. Insomma non vedevamo l’ora che finisse questa estate Azzurra così devastante perché ci ha messo davanti alla cruda realtà.
Al limite saremmo più ottimisti guardando la nazionale femmnile e il capolavoro delle under di Lucchesi. Non abbiamo un grande futuro, anche dopo aver scelto il migliore allenatore, togliendo dalla sacrestia tutto ciò che faceva diventare strabici i viandanti senza lenti bifocali, anche dando il massimo sostegno strategico, affettivo (qui attenti ai finti amici), anche raccontandosi delle balle cosmiche sulla dimensione di certi giocatori, cominciando dal Bargnani che ha fatto cose bellissime, ma resterà, per sempre, il grande equivoco per chi volesse anche soltanto affidarsi a difese aggressive (lui stoppa, occupa l’area, ma, come i castelli di sabbia, basta che l’onda arrivi due volte e lo vedi disfatto), anche credendo a certe dichiarazioni dei soliti noti ai soliti tovaglioli in servizio permanente sulla tavola rustica, insomma prendendo tutto per buono, persino quello che andava contro la logica con cresta.
Ci dicono che la squadra è giovane e crescerà ancora. Giovane in che senso? Come età? Forse. Come anima? No, di certo. Ma come, non li avete visti tutti uniti, mano sul cuore, tutti fedeli alla consegna? Certo che li abbiamo visti, ma poi li abbiamo anche misurati e pesati quando il campo, gli avversari, ci dicevano che erano davvero mancanti. Gente, in Montenegro hanno meno di un milione di abitanti e nessun campionato protetto. Facile sparare, eppure abbiamo letto del pentimento dopo la vittoria con Israele. Un errore grave, il nostro, errore per la solita malattia dei bevitori incalliti e dei bicchieri sempre mezzi pieni. Che fossero le partite in trasferta la porta d’uscita dall’antro di Polifemo lo avevano detto in tanti, partendo dal Peterson saggio, ma in certe situazioni ti fai prendere un po’ la mano. La verità è che nel prossimo anno, se il campionato e la cicogna non porteranno qualcosa di speciale, se non avremo i ragazzi NBA disponibili per due mesi durissimi di lavoro, ci troveremo come nella piazza d’armi di Torino quando i bulgari ci mandarono dove dovevamo stare alla fine del periodo Recalcati nato con il sole svedese, cresciuto con le olive greche e diventato cenere quando tutti saltavano dalla nave e scappavano verso isole dove accusare gli altri delle proprie debolezze.
Per aiutarvi a capire vi diamo le pagelle dell’estate azzurra.
9,5 A PIANIGIANI per aver convinto tutti a fare un passo indietro pensando soltanto al bene comune, per averci messo la faccia, per aver regalato se stesso a chi non vedeva l’ora che naufragasse. Perché non 10? Perché lui, come Facchini, ama prendersela se non sei proprio tutto dalla sua parte e allora gli farà bene sapere che non tutti sono dalla sua parte, o almeno non ad occhi chiusi.  
9 Allo STAFF tecnico che ha retto l’urto, cercando di aprire una caverna dove si nascondevano alieni che ancora gironzolano per via Vitorchiano e presto ci faranno sentire le loro minchiate visto che hanno mandato le quinte colonne al seguito del gruppo che Meneghin si è illuso di poter cambiare seppellendoli sempre con una risata.  
8 Alla CITTA’ di BARI che ha scelto bene dando tutto quello che poteva ai ragazzi perduti nel mare dell’incapacità tecnica, della inferiorità atletica come potrebbe testimoniare il Cuzzolin che guardava stupito certe reazioni di chi aspettava sempre la palla e mai andava a cercarla.  
7 A BARGNANI per aver dato tutto quello che aveva, anche sentendosi molto solo, ma i suoi record, le sue belle partite non possono illuderlo di essere diventato un pezzo da novanta. Gli manca ancora tanto. E’ giovane, è nato per studiare e studiarsi. Forse crescerà ancora, ma siamo sicuri che Toronto lo lascerà nella prossima estate?  
6 A BELINELLI, anche se insiste a credersi superiore a quello che purtroppo è diventato facendo tanta panchina. Considerando tutto se si convincesse a fare il finto regista sarebbe un acquisto. Nella stessa casella mettiamo MANCINELLI anche se alla fine è andato verso la curva dove si schiantano spesso i finti numeri uno. MAESTRANZI a cui abbiamo chiesto troppo, cominciando dalla difesa-pulce, perché mentre lui s’immolava gli altri lo lasciavano solo. CARRARETTO anche se era il primo a capire di non essere nel posto giusto se a lui, numero otto o nove a Siena, toccava il quintetto. MORDENTE anche se poteva bastare la dedizione alla fatica e al sacrificio quando gli chiedevano la patente tecnica. GIACHETTI nella speranza che abbia capito da dove nascono le idee balorde di chi gioca a Roma e per Roma. RESS è arrivato per ultimo, non ha giocato da ultimo sapendo che la fatica gli costerà in una stagione difficile. GIGLI anche se la sua resistenza, fisica e mentale, è quella di un giocatore di livello medio-basso.  
5 A CAVALIERO, POETA, LECHTHALER per essere stati riserve con anima, ma speriamo anche
che abbiano capito dove si trovano come livello tecnico. Stesso voto per ARADORI nella speranza che un anno a Siena, 8-9 minuti per partita al massimo, lo faccia crescere meglio delle copertine patinate.  
4 Al VITALI che continua a vivere d’arte pur sapendo che senza piegare le gambette non andrà mai oltre il rimpianto di avere avuto quasi tutto per essere quello che dovrebbe un genio incompreso da mastro lindo. Stesso discorso per il DATOME sempre uguale: nel poco bene e non molto male.  
3 A CROSARIOL perché non ha mai cambiato espressione pur dovendo registare sul suo corpo quanto fosse lontano dal sogno. Certo non diventi leone solo perché ti dicono che hai la criniera. Non diventi atleta se non ci lavori sopra nei mesi “vuoti”. Non vai dove vorresti se tecnicamente sei così prevedibile.  
2 Alla NAZIONALE nata per morsicare ogni pallone e costretta ad alzare bandiera bianca quando ha capito che non riusciva a fare due cose insieme: soffrire nei recuperi, nei rientri, essere lucida in attacco.  
1 Allo STEMMA sulla divisa azzurra. Roba da sbandare nella notte.  
0 AI MEDICI PIETOSI di AZZURRA, quelli che ancora adesso straparlano pur sapendo che ribaltare il trend è come sedersi sui seggiolini in corridoio nei treni affollati.
Oscar Eleni

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