L’Italia (Sette) di Moggi

30 Settembre 2009 di Stefano Olivari

Se lezioni di etica politica vengono date da Adriano Sofri, condannato in via definitiva come mandante di un omicidio, uno giudicato responsabile dalla giustizia sportiva di avere taroccato un campionato (gli altri 30 della sua vita professionale non sono stati presi in considerazione, quindi la statistica dice uno su uno) può tranquillamente dire la sua sul calcio. Questa premessa da editoriale forcaiolo (perchè chi detesta i criminali è per definizione forcaiolo) era per dire che Luciano Moggi è il nuovo opinionista di SetteGold per il programma del mercoledì Diretta Stadio e che la cosa non ci sorprende. Chi ha mai avuto la sfortuna di vivere dal di dentro la realtà dei concorsi pubblici o di micro-realtà imprenditoriali (noi, per dire) sa che l’Italia profonda, l’Italia vera (anche quella di sinistra, vedi università) non desidera altro che di prendere una tessera e mettersi acriticamente nelle mani di qualcuno in cambio del ‘posto’. Insomma, Moggi è detestato non per motivi etici (parliamo della maggioranza) ma da chi tifa per squadre da lui in epoche diverse turlupinate. Poi tanti giornalisti, e non ci riferiamo a quelli di Sette Gold (a parte Biscardi, che a suo tempo spiegò in trinunale che il suo non è giornalismo), gli devono tantissimo e lo stanno tenendo in vita artificialmente. Ma dire ‘sono il direttore generale della Juventus’ è un’altra cosa, con tutto il rispetto (poco, vista la politica dei Menarini) per i consulenti del Bologna.

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