L’Italia del valore

25 Giugno 2009 di Stefano Olivari

Che cosa c’entra Antonio Cabrini con il Lazio e la politica locale? Chiaramente niente, ma la cosa non gli impedirà di diventare responsabile laziale del ‘Dipartimento politiche per lo sport’ per l’Italia dei Valori. Il programma? L’ha annunciato all’Ansa l’ex terzino sinistro della Nazionale di Bearzot, che l’anno prossimo si candiderà per Di Pietro alle Regionali: ”Lo sport per i giovani, il miglioramento della cultura sportiva, un rapporto più stretto fra sport e scuola”. Niente di rivoluzionario, ma nemmeno di peggiore rispetto alle proposte del milione di passacarte o ex portaborse che solo per il fatto di essersi iscritti ad un partito a 14 anni rivendicano diritti e si permettono di giudicare ex calciatori e chi proviene da altre professioni alla stregua di veline. Al di là del fatto che per fare la velina, così come il titolare nell’Italia a tre Mondiali, occorrano più meriti e meno raccomandazioni che per diventare primario in un ospedale. L’aspetto meraviglioso della vicenda è che battaglioni di editorialisti si lamentano della mancanza di dirigenti nuovi e poi scrivano sotto dettatura dei Carraro e dei Petrucci di turno (certe rubriche di politica sportiva sono imbarazzanti), trattando con sufficienza chi viene dallo sport o ha comunque avuto successo in altri campi. Il dopo calcio giocato di Cabrini non è stato luminoso, fra esperienze da allenatore (Arezzo, Crotone, Pisa, Novara, addirittura la nazionale siriana), romanzi, scuole calcio, l’inevitabile partecipazione all’Isola dei Famosi, ma fino a prova contraria non ha rubato niente. Nell’Italia del ‘tengo famiglia’ è già un valore.

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