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10 Marzo 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Le statistiche sull’utilizzo del web assomigliano ai bollettini della vittoria di Diaz, come toni, anche se per adesso i risultati finanziari di chi ci crede (non noi, quindi) sono da Cadorna o da Capello. L’Audiweb ha infatti da poco comunicato che nel gennaio 2010 risultano 23,2 gli utenti web attivi in Italia.
Parlando di giorno medio già scendiamo a 11,3 milioni, con un’ora e 43 minuti più 181 pagine viste al dì. Risparmiamo le percentuali di incremento, segnalando che le regioni con il più alto tasso di attività online sono Lombardia e Friuli Venezia Giulia che sfiorano il 50% della popolazione di riferimento (tagliati fuori solo neonati e over 75): c’è brutto tempo e stiamo in casa, è un’idiozia ma viene presa per buona nei convegni dove si analizzano le vendite dei quotidiani in Scandinavia. Magari lì contengono anche qualche notizia, insieme al messaggio mafioso per la cosca rivale. Il nostro pregiudizio dice che la gente navighi quasi solo dai luoghi di lavoro, mentre i dati di Audiweb indicano che sabato e domenica il calo rispetto al giorno medio è di circa il 15%. Il maggior numero di accessi si verifica fra le 12 e le 15, perchè con varie gradazioni di decoro siamo tutti nerd sudaticci che mangiano la focaccia consultando Hoopshype o Dagospia (per non dire You Porn) mentre la salsa rosa cola sulla tastiera. Conclusione? Una sola: sul web è meglio essere lettori che giornalisti. Quanto ad Audiweb, ricordiamo che per metà è proprietà della federazione degli editori online, per un quarto del’UPA (utenti di pubblicità) e per il rimanente quarto di un’associazione di centri media. Un ambiente chiuso ed autoreferenziale, dove tutti si gasano a vicenda pensando che il web sia una ragione di vita e non uno strumento per diffondere parole che prima erano sulla pietra e poi sono passate su carta.

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