Le spalle di Armani

11 Giugno 2010 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Le porte di Caserta, la scoperta dei Savoia, la programmazione Mondiale. Voti per Caputo, Hall, Sabatini, Sacripanti, Pianigiani, Mordente e Michelori.

Oscar Eleni dalla reggia di Caserta dove Giorgio Armani beve alle cascatelle dedicate a Venere ed Adone. Purificando la mente, lo spirito, dopo essere stato nella reggia del basket. Diciamo che è stato lui a rigenerare le cellule grigie della ciurma Armani con l’aperitivo giusto. Sicuramente la sua spalla, tonificata alle terme di Ischia, ha dato conforto al maresciallo Proli che magari sbaglia, ma sa riprendersi dalla sfortuna e poi trova anche combinazioni giuste quando gli avversari non sanno più dove cercare ossigeno: l’anno scorso con Biella, quest’anno con la Pepsi che avrà pure fatto una stagione straordinaria, ma ha mancato tutte le porte d’entrata. In coppa Italia fuori contro la Virtus a pochi chilometri da casa, in campionato meno 41 contro Siena, nei play off due sconfitte in casa contro la Milano che sembrava prigioniera del caporale Bucchi prima di liberarsi dal cerchio di ferro che la legava come gruppo, che la faceva sembrare una bella senza l’anima, una ricca signora, perché bisognerà pure ricordare che questa Armani costa come Siena, che la squadra buttata fuori dall’Europa e dalla coppa Italia ha fatto cose discrete, ma sul discorso qualità prezzo soltanto questa finale, la seconda consecutiva, vale davvero per differenziarla da Roma che ha speso altrettanto raccogliendo in pratica solo il titolo di signora omicidi per i grandi record della Mens Sana fermata nei giorni in cui Boniciolli si era illuso di avere in squadra italiani con la stessa fame e la stessa rabbia di un Michelori, un Di Bella, un Mordente.
A Caserta la quinta partita è stata vinta non da chi è stato perfetto, perché se Bucchi trova perfetta una squadra che ha perduto 18 palloni e si è trovata sul velluto perché gli altri, sfiniti, facevano poco più del 50 per cento ai tiri liberi, un 14 su 27 che dice abbastanza a chi non ama imbrodarsi autolodandosi, allora siamo davvero davanti a quella parete casertana dove nel 1876 i delegati sabaudi scoprirono il bidet. Eh sì, nel rapporto a casa Savoia fecero sapere di aver trovato bacili a forma di chitarra dall’uso sconosciuto dentro la Reggia del Vanvitelli dove è passata tanta storia. Diciamo che il Bucchi si è sentito uno dei grandi esploratori del pianeta Naboo, quello dove il regista Lucas faceva nascere il mondo di Star Wars ispirandosi al barocco italiano di Caserta. Lui che fino alla bella vittoria di giovedì notte sembrava più adatto ad interpretare un film diventato famoso e girato sempre a Caserta: un po’ Pap’occhio di Arbore, un po’ Speriamo che me la cavo. Gli è andata bene e, come diceva Napoleone, se hai al servizio gente che se la cava a prescindere allora è giusto che ora Milano vada verso le finali di Siena con questo slogan mourignano: “ La pressione è tutta sulle loro spalle”.
E’ proprio vero che sul carro delle vittorie salgono in tanti, è verissimo che il successo fa straparlare e stupisce che Mordente, proprio lui che un tempo ciondolava la testa pensando alla sua vita in quella Milano dove era tornato dopo l’esilio a cui lo avevano obbligato i Corbelli’s boys, si sia sfogato nel dopo gara contro la Milano che sputava addosso alla squadra. E’sicuro che sputassero a lui a Rocca, in certi giorni a Bulleri, ultimamente a Maciulis? Momenti di luce e di ombra mentale come direbbe il re Giorgio che ha dato una bella prova a tanti proprietari presentandosi ovunque, anche dove sapeva che lo avrebbero insultato o preso in giro. Gli piace la battaglia e poi a Caserta lo hanno trattato proprio come devono essere omaggiati gli artisti. Comunque sia questa vittoria e questa seconda finale consecutiva, la terza da quando ha deciso di occuparsi del basket milanese, dovrebbe garantire tutti sul futuro dell’Olimpia. Dopo emozioni del genere, dopo aver scelto i suoi uomini e condiviso con loro critiche e festeggiamenti non ci sono più dubbi: resterà per sempre. Una fortuna per tutti, così come non meriterebbe una Lega che avrà sicuramente fatto i conti su come rimbalza nel mondo intorno a lei questa programazione demenziale che ora tocca il suo Everest con le finali notturne alla stessa ora e in pieno mondiale calcistico. Per fortuna l’Italia non incrocia, ma Brasile, Francia, Inghilterra, Spagna, Argentina purtroppo sì. Pazienza dicono i fedelissimi di chi ha scoperto i bacili a forma di chitarra e prima non si era mai lavato a fondo e in fondo. Pagelle di fretta per lasciari i direttori dei siti alle loro buche.
10 Ad Avellino che rimette in pista il paron ZORZI “rubandolo” alla sua Reyer. Una bella scelta per chi dovrebbe entrare nella prossima Hall of Fame italiana che festeggerà i suoi grandi, quelli scelti nel 2009, a Monza quando sarà presentata la Nazionale.  
9 Al presidente CAPUTO di Caserta perché quando ha capito che i suoi avevano dato proprio tutto, quando ha visto Jones andare in sala rianimazione, lontano da elogi esagerati, si è messo in trincea, ha aspettato il gong, si è battuto e, alla fine, ha ringraziato, meditando sul domani che sarà senza il muro di ferro del Coldebella che in una stagione ha convinto Treviso di essere l’uomo giusto.  
8 A Mike HALL tornato nel mondo delle parabole giuste uscendo dalla sua personalissima guerra delle stelle. Glielo auguravamo dal giorno in cui lui e Michelori accompagnarono Beppe Boggio al camposanto. Pazientare con lui, sperare con lui è stato il segreto del Bucchi che ora se la ride.  
7 Al SABATINI che gira per le grandi chiese del basket avendo accettato adesso di tesserarsi finalmente come presidente del Gira. Se va in porto questa operazione alla spagnola, con la società satellite che prepara davvero i giocatori per la serie A, avrà vinto molto più di tanti altri suoi avversari, anche se l’operazione è già avanti nella solita Siena. Quando agisce, crea e non straparla ha pochi rivali.  
6 A Barbapapà SACRIPANTI per la bellissima stagione, per aver finalmente tirato un calcione ad una sedia quando ha visto i suoi re magi sbagliare di tutto e di più nella partita dove, forse, sarebbe bastato sbagliare di meno per uscire a raccontarci la storia del basket visto dal monte Ida.  
5 Agli ALLENATORI se riusciranno a spiegarci, come se avessimo sei anni direbbe l’avvocato di Filadelfia che se la prende con Peterson appagato dal successo nell’hockey della sua Chicago, cosa succede visto che le società liquidano anche quelli che hanno fatto bene. Una questione di soldi? Di pelle? Di palle? Ce lo spiegherà Virginio Bernardi nella convention dei suoi assistiti a Siena fra la prima e la seconda finale? Speriamo.  
4 Al MONTENEGRO di Vujosevic, avversario durissimo di Azzurra, che vorrebbe spaventarci arruolando tutti i migliori, dal naturalizzato Cook a Pekovic. Non sanno che noi abbiamo ragazzi armati dal sacro fuoco. Non si sono allenati anche se erano sotto contratto, ma si sono finalmente riposati e vedrete che faranno strage.  
3 A Simone PIANIGIANI per averci fatto sapere che in Nazionale vuole soltanto gente che sappia farlo vincere perché in questo modo i suoi colleghi diranno che è troppo facile, perché dovrà davvero spiegare tante cose a chi pensava che si alzasse al mattino e guardasse verso la Val Montone aspettando la paga di Minucci.  
2 Al leone MORDENTE che non vedeva l’ora di schiacci
are in faccia a chi era stato troppo critico con l’Armani. Secondo lui Eurolega, coppa Italia e campionato erano stati momenti di purificazione incompresi da chi, negli anni, sapeva valutare i Rocca, i Mordente, ma anche i McAdoo e i Meneghin. Da chi non riesce ancora a credere che sia questo il massimo per una squadra che costa così tanto e che è amata così tanto, ma non a prescindere.
1 Ai “PRODIGI” dei campionati giovanili che vanno in campo con la faccia da Kobe Bryant e non fanno niente per aiutare compagni sfigati costretti a chiudere la loro carriera nel rimpianto che imprigiona i non talentuosi. Dire che certa gente tira come nessun altro, succede per Balotelli, per Ale Gentile, non vuol dire aiutarli a crescere. Il campo pretende anche tante altre cose e anche la vita.
0 A superleone MICHELORI che davanti al microfono, dopo l’eliminazione, ha fatto sapere che a 32 anni si sente vecchio per andare a faticare in Nazionale. Lo capiamo, ma non può lasciarci con i cicisbei capaci di iludere soltanto i Petrucci, gli agenti petosi e lucragnosi, i presidenti esposti ogni giorno al canto dei loro dirigenti Circe, alle bande cantanti di tuttta Italia. Quando venne per l’ultimo viaggio di Beppe Boggio, uno che era niente, ma sicuramente era tutto in una società, ci sembrava di ferro. Non vogliamo essere delusi.
Oscar Eleni

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