Le rotaie di Lapo

14 Dicembre 2011 di Libeccio

di Libeccio
Il parcheggio da gossip, il poteri di Schifani, le riforme di Petrucci, gli anni di Padovano e il socio di Rocchi.

1. Ci sembra che nel nostro Paese sempre di più sia manchevole l’etica della responsabilità e lo spirito di servizio verso la comunità soprattutto da parte di chi riveste importantissimi ruoli di profilo istituzionale oppure interpreta un ruolo sovraesposto sul sistema mediatico. E’ il caso di Lapo Elkann che per l’ennesima volta ha lasciato la sua nuova fuoriserie (un suv color legione straniera rigorosamente non Fiat) in uno spazio dove era severamente vietato parcheggiare. Pochi giorni prima aveva parcheggiato sulle rotaie del tram bloccando il traffico. In ognuno di questi episodi è riconoscibile la totale assenza di cultura e rispetto della comunità. Ancor più odioso il fatto che il sistema mediatico colloca oramai tali comportamenti antisociali nella categoria (cliccatissima) del “gossip”.
2. Qualche tempo fa abbiamo ascoltato increduli le dichiarazioni del Presidente del Senato Renato Schifani che ad un raduno di giovani del Pdl dichiarava: “Dobbiamo combattere con convinzione contro i poteri forti che si oppongono alle riforme”. E ci venne da pensare che “poteri forti” e “riforme” fossero due categorie propagandistiche tra le più abusate nell’Italia dei Don Verzé, dove tutti passano agilmente da carnefici a vittime.
3. Di generica, assoluta e improrogabile urgenza di “riforme” ha parlato anche l’inossidabile Gianni Petrucci in riferimento all’oramai famoso “tavolo della pace”. “Altrimenti il sistema è destinato al collasso”, ha aggiunto. Non so da quanti anni Schifani e Petrucci siano l’uno nella politica che conta davvero e l’altro nei massimi ranghi del governo del calcio. Tantissimi comunque. Un orizzonte temporale così lungo che non una ma almeno cento riforme avrebbero potuto fare soltanto a volerlo davvero, soltanto a perseguire davvero il bene comune. Invece nulla. Zero assoluto, almeno a guardare lo stato del Paese e dello sport che del paese è lo specchio deformato.
4. I conti tornano anche nei legami sempre più stretti tra malavita e calcio e qui gli esempi si fanno veramente infiniti. Consigliamo la lettura di una inchiesta (sbalorditiva) fatta dall’Espresso. Qui ci limitiamo solo a rilevare gli ultimi fatti di cronaca nera che peraltro quasi nessuno (inspiegabilmente) ha commentato. Dalla condanna di Padovano a 8 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (giungono anticipazioni di clamorosi sviluppi), a Bojan fermato per la seconda volta senza patente (ritirata) alla guida di una super car, alle “amicizie” pericolose di Fabio Cannavaro, a Hector Cuper (il cosiddetto “Hombre Vertical”) molto amato da molti tifosi interisti, che è stato recentemente rinviato a giudizio (non è certo una condanna, come preciserebbe anche il direttore di Indiscreto a beneficio dei cultori della Cassazione) per una bruttissima vicenda di scommesse pilotate nella serie “A” italiana. Hector Cuper, capite? Uno che sembrava un asceta del calcio. Colui che poneva la mano sul cuore dei suoi ragazzi un attimo prima che questi scendessero nel campo dove (così sembrava) solo muscoli e sentimento dovevano guidarli alla vittoria. Hector Cuper, il protagonista della più grande debacle della storia recente dell’Inter.
5. Tempo fa un fatto di cronaca che si prestava a molte correlazioni di sociologia spicciola attirò la nostra attenzione di sociologi spiccioli. A Roma viene ucciso un commerciante di auto. Il killer entra nella sua concessionaria in un momento in cui non ci sono clienti, gli assesta un colpo in testa con un martello e sparisce. Un delitto inspiegabile che sembrava arrivato dalla penna di uno scrittore noir e che neanche credo sia stato mai chiarito del tutto. La vicenda salta agli occhi perché un socio del commerciante ucciso è Tommaso Rocchi, il giocatore della Lazio che (sia chiaro) nulla c’entrava con l’omicidio. Ma la cosa che colpisce di più sono le dichiarazioni di Rocchi del tipo: “Neanche lo conoscevo. Mi hanno proposto di investire un milione di euro in una attività che mi è stata presentata come remunerativa e ho accettato, ma non lo conoscevo”. Vado in giro, vedo gente, conosco tipi.

Libeccio (14 dicembre 2011)

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