Le recensioni scomparse

14 Maggio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Risposta cumulativa agli amici che ci chiedono come mai non pubblichiamo più recensioni di libri di sport. Semplice: fra poco inizieremo a produrli (già quasi, con il ‘quasi che inizia a preoccuparci, pronti tre titoli) e non vogliamo entrare nel meccanismo che porta a giudicare orrende le opere degli ‘altri’ o semplicemente di chi non è nostro amico.
Le pagine culturali dei giornali italiani sono pieni di articoli killer e di esaltazioni-pompino, sia per logiche editoriali (Panorama non può stroncare un libro Mondadori, Repubblica non può dire che l’ultimo libro di Scalfari è un mattone) che per l’esistenza deleteria della figura del critico-scrittore. Una persona che riveste tutti i ruoli in commedia e che è portata a parlare bene di un altro ‘collega’ che di lì a qualche mese su un altro giornale (o anche sullo stesso, senza vergogna) recensirà la cosiddetta fatica letteraria del primo. Un circuito autoreferenziale di persone che si leggono fra di loro e che fondamentalmente scrivono per hobby o una malsana idea di prestigio. Una baracca tenuta in piedi da sussidi più o meno mascherati, o da finti lavori (il giornalista è fra questi, seguito a ruota da insegnante e politico) che regalano troppo tempo libero. Va da sè che parleremo bene di noi, perchè editeremo solo libri che leggeremmo, ma sapendo che siamo parte in causa potrete farci subito la tara. E va altrettanto da sè che continueremo a segnalare opere in uscita di altri editori o a pubblicare loro estratti, previa autorizzazione degli autori. Concludendo, scriveremo per essere letti. Potremo essere qualitativamente scarsi (nel caso fatecelo sapere), ma non mafiosi. Coming soon i libri, dopo tanto parlare.

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