Le motivazioni di Damon Jones

16 Ottobre 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Damon Jones in più di un’intervista ha asserito, fra il serio e il faceto, di essere il miglior tiratore del mondo. Ma forse nemmeno un misto fra Oscar Schmidt e Jerry West riuscirebbe a salvare una Martos Napoli che ha iniziato la sua stagione fra supposti mancati pagamenti (caso Allred e ancor più clamoroso caso Reynolds, che ha lasciato la squadra alla vigilia del massacro con Siena) e la freddezza di una città che pensa di trovarsi di fronte ad un’entità di passaggio. L’allenatore è bravo, anche se manca dalla serie A da quasi un decennio, il roster è limitato ma con molti giocatori intorno ai trenta anni (Kruger, Tsaldaris, Muurinen, Mario Gigena, Drobnjak, ovviamente Davide Bonora) e un centro esplosivo come Adeleke, ma la sensazione è che servisse un americano completo rispetto ad uno specialista come Jones. Uno specialista che dopo 11 anni di Nba arriva con non si sa quali motivazioni, visto che in ognuna delle ultime 4 stagioni (3 ai Cavs e l’ultima ai Bucks) ha guadagnato 4 milioni di dollari. Più utile l’altro freschissimo ingaggio, quello di Roberto Gabini, che non solo a Roma ha fatto benissimo da gregario tuttofare. Ma questo non toglie che vedere in Italia un personaggio come Jones, per quanto non si tratti di una stella, sia emozionante: un’operazione pubblicitaria non è certo un crimine, specie se il tiratore rimarrà fino a fine stagione. Di sicuro l’Europa può offrire una seconda e lucrosa carriera anche a lui, che agli spostamenti ed alla precarietà è abituato: tolte le tre stagioni a Cleveland, da professionista non è mai stato per più di un anno nello stesso posto. Ma non è solo per questo che nell’ottobre 2010 sarà difficile che sia ancora a Napoli. stefano@indiscreto.it
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