Le Italie di Recalcati

20 Novembre 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Carlo Recalcati ha quindi alla fine transato il suo contratto con la Nazionale, lasciando libero Meneghin di annunciare il successore sulla panchina azzurra. Il sondaggio tra gli addetti ai lavori dà la maggioranza a Pianigiani, mentre persone vicine a Petrucci riferiscono che il presidente del Coni farà l’impossibile per Sacripanti ed in ogni caso per non ‘senesizzare’ l’Italia cedendo sui passaportati e altre questioni non marginali: a costo di andare sul costoso Repesa, mentre non capiamo perché nemmeno si parli del semidisoccupato Boniciolli. Vedremo, intanto l’unica certezza è che purtroppo non c’è fretta. Inutile fare piani per un Mondiale a cui non parteciperemo, essendo usciti senza un vero perchè (non saranno stati i 500mila euro di gettone, meno dell’ingaggio annuale di Recalcati…) anche dalla lotta per le wild card turche. Qui volevamo solo esprimere il dispiacere per come si è chiusa la carriera di Recalcati, uno che ha vissuto da protagonista tutte le stagioni della pallacanestro italiana. Quella delle parrocchie (in senso letterale: cresciuto nel Pavoniano di Fratel Brambilla e di Arnaldo Taurisano), quella del boom degli anni Settanta (da straordinaria guardia a Cantù) e Ottanta (da allenatore emergente a Bergamo e Cantù), quella globalizzata dal post-Bosman ad oggi in cui i roster cambiano dalla sera alla mattina. Facendo benissimo in contesti dai soldi contati (a Reggio Calabria è un mito), in società storiche (Varese, con lo scudetto della stella: 1998-99) e in società che mai avevano raggiunto il grande traguardo (obbiettivo raggiunto a Bologna-Fortitudo 2000 e Siena 2004). La statistica dice che insieme Valerio Bianchini è l’unico allenatore italiano ad avere vinto il titolo in tre società differenti. In comune con il Vate Recalcati ha anche il fatto di avere vinto in un periodo storico ben circoscritto e di essere l’archetipo del player’s coach, cioè dell’allenatore che cavalca le caratteristiche individuali dei giocatori invece che imporgli un imprecisato ‘sistema’. Il paradosso è che quindi sarebbe stato l’ideale per l’Italia dei Bargnani, dei Belinelli, dei Gallinari, anche se i fatti hanno detto il contrario. Sarà il candidato naturale alla prima grande panchina che salterà, ma il meglio l’ha comunque già dato. La finale per il bronzo dell’Europeo 2003 basta secondo noi per consegnare la sua Italia alla storia, anche dimenticando l’argento olimpico ed i fallimenti seguenti.

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