Calcio

L’arroganza degli sconfitti

Stefano Olivari 22/06/2009

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Esiste un’arroganza peggiore di quella dei vincitori? Sì, è quella degli sconfitti: gente che dopo una figura pessima (al di là dei tre gol, due legni e venti contropiede subiti, oltre che dell’incapacità di creare pericoli ad un Brasile già con la testa negli spogliatoi) continua a pensare di dirigere un club privato e non risponde a tono nemmeno alle osservazioni più morbide. Maestro in entrambi i generi è Marcello Lippi, che in un torneo dall’importanza limitata (ma lo si dice solo adesso: imbarazzo ieri sera a Sky quando Mauro, non a caso uno di area, si è inerpicato in un discorso del genere spiegando che la Confederations Cup in fondo conta zero: sarà contento chi ha acquistato i diritti…) ha solo tirato il collo a campioni o ex tali. Venendo ripagato con un’eliminazione impensabile, esponendo i Cannavaro, i Toni ed i Gattuso a figure che non meritavano e rinunciando a sperimentare qualcosa di nuovo in vista del Mondiale. Che l’Italia ha le stesse probabilità di vincere del 2006, a dispetto del disfattismo da ultimo risultato, ma che si giocherà avendo perso una buona occasione per buttare nella mischia qualche alternativa. In un torneo di preparazione meglio il peraltro impresentabile (a questi livelli) Gamberini rispetto a un Cannavaro che tirato a lucido sarà da Mondiale, ma al quale si sarebbe potuto risparmiare questo viaggio: tanto vincere contro gli Usa in dieci, perdere con l’Egitto e venire scherzati da un Brasile normale sarebbe riuscito anche ad un’Italia onestamente sperimentale. Il discorso di Buffon sulla mancanza di grandi rincalzi è giusto solo per quanto riguarda…Buffon, visto che anche un superdemocristiano come Abete ha osservato che sì, in fondo, forse, magari qualcosa si sarebbe potuto provare. Però il mitico 1982 ha lasciato nei retropensieri dei giornalisti italiani una certa paura nel giudicare il presente: chissà mai che nel futuro quelli che abbiamo criticato oggi domani non ci diventino (ancora) campioni del mondo. Più produttivo essere i cantori del trionfo (magari entri anche nelle suonerie da 5 euro a botta per ragazzini cretini), da aspettare nascondendosi dietro a luoghi comuni: la stagione lunga (Luis Fabiano è infatti al mare da gennaio), gli infortuni, il bisogno di grandi stimoli. L’ufficio banalità informa che fare male oggi non significa che si farà male anche domani, ma che noi si scrive oggi e non per i posteri. Quindi grazie Marcello, su Libero il tuo editorialista preferito ha scritto che stai facendo bene.

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