La schifosa Italia che disprezza Spaccarotella

15 Luglio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Possiamo entrare nel merito di un fatto che a seconda delle testimonianze può essere omicidio volontario o omicidio colposo? No, in ogni caso non meglio del Tribunale di Arezzo che ha deciso per i sei anni di condanna all’agente Spaccarotella per la morte di Gabriele Sandri: una perizia balistica su un omicidio non è una moviola tifosa. Possiamo però dire la nostra sulla mediatizzazione della tragedia, dove l’accertamento dei fatti (deviazione sì, deviazione no) è diventato alla fine secondario rispetto alla sfida fra maschere: l’ultrà attaccabrighe di buona famiglia, o meglio il suo mondo visto che lui non c’è più, contro il povero poliziotto calabrese (nato a Varese). Nella sfida fra maschere conta quasi solo la simpatia istintiva, scissa dai fatti. La nostra va a Spaccarotella, quella dell’intero e pavido arco costituzionale a Sandri ed ai suoi amici che invece di accontentarsi di una rustichella avevano aggredito un gruppo di tifosi (non ultras) juventini: troppo poco spesso viene ricordato. Visto che non abbiamo un’opinione sul fatto concreto, nonostante i mille articoli, speriamo che solo che l’effetto simpatia abbia contato meno per il magistrato. Nella sfida mediatica contano le parole: quelle dell’agente sono state affidate a Visto, che è meglio di Indiscreto ma con tutto il rispetto non è l’Herald Tribune, quelle della famiglia Sandri a politici di ogni specie (da Veltroni ad Alemanno, ma purtroppo abbiamo letto comunicati anche di Rifondazione e di Forza Nuova) che hanno cavalcato quel sentimento anti-legalità ed anti-civico che unisce le più schifose Italie di destra e di sinistra. La violenza che fa parte del percorso di crescita del pariolino, la violenza che ha una valenza ‘sociale’ e anti-borghese, la violenza spiegata e smussata da legioni di avvocati: spazi immensi per i ‘nostri’ figli, mentre quelli degli altri a malapena leggono i giornali. Tutto più semplice se fosse morto Spaccarotella, ucciso al posto di blocco da uno spacciatore (rischio del mestiere, ma non per questo una bella prospettiva): nessun terzino ignorante avrebbe messo una maglietta con il suo nome e si sarebbe potuto fare un bel copia e incolla d’agenzia.
stefano@indiscreto.it

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