La nostra Jugoslavia

2 Settembre 2011 di Davide Vergnano

di Davide Vergnano
Entusiasmante la lettura del libro di Sergio Tavcar, per rivivere gli anni d’oro di un paese forse finto e di un basket invece verissimo. Da Cosic a Drazen Petrovic, passando per tutti gli eroi di culto dei sabato pomeriggio di mezza Italia…

Ho letto nella mia vita, oramai moderatamente lunga (ho 36 anni), parecchi libri sullo sport, e devo dire che “La Jugoslavia, il basket e il telecronista”, sia per la competenza tecnica “diretta” (non per sentito dire: oggi purtroppo la preparazione della stampa sportiva – per il calcio stendiamo un velo pietoso – è a livelli infimi), sia per la splendida e umana cornice degli aneddoti narrati, è per me paragonabile a “Storia critica del calcio italiano” dell’immenso Gianni Brera (a quasi venti anni dalla sua scomparsa si sente – eccome! – la mancanza: sono uno dei tanti senzabrera). Parecchie cose accomunano Tavčar e Brera, a mio modesto avviso: hanno un’idea di quello che raccontano, non sono degli arruffapopolo e sono innamorati del gesto tecnico. Brera stravedeva per il suo “Rombodituono” Gigi Riva e diffidava dei “fighetta” (mi si perdoni il milanesismo), belli da vedere ma che le partite importanti non te le fanno vincere mai o quasi (i famosi “abatini”). Parallelamente Tavčar adora i giocatori veri di basket che sanno passare bene, palleggiare bene, tirare bene, difendere bene, usare la testa in campo non come protesi delle spalle ma come strumento per pensare, ecc. e non ama (eufemismo) i muscolari saltatori da circo (che però si palleggiano sui piedi) presenti ormai in massa nella NBA (e non solo, purtroppo). Qualche settimana fa, dopo parecchio tempo, ho avuto la fortuna di riascoltare una sua telecronaca su Telecapodistria (per fortuna non è stata criptata sul satellite l’amichevole Spagna-Slovenia) e devo dire che è stata una boccata d’aria fresca, un commento totalmente smarcato dall’ipertecnicismo tachicardico e urlato di Sky e dalla noia (per essere molto, ma davvero molto buoni) della Rai.  Con l’auspicio che il maestro Tavčar scriva fra non molto un libro simile sul basket italiano (solo sfiorato con spassosissimi aneddoti sulla Ignis di Dino Meneghin), il suo libro andrà ad affiancarsi a quello di Gianni Brera e a “Quelli che…” di Beppe Viola sul mio personale comodino.


Davide Vergnano (2 settembre 2011)

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