La maledizione di Meo Sacchetti

4 Aprile 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Miracoli di un ballerino, la chiusura di Sassari. l’italianità di Siena, le macerie televisive, la scuola di Treviso e lo zamparinismo di Sabatini.Voti a Travis Diener, la moglie di Peterson, Bennet, Danilo Gallinari, Datome, Facchini, Cicoria, Atripaldi, Alessandro Gentile, Melli, Pesaro e Pecherov.


Oscar Eleni da una casa galleggiante di Halong Bay,tra le isole del Vietnam create dal drago
. Isolarsi è semplice. Sono duemila e se anche seguono il profumo della tua colonia nel golfo del Tonchino non riusciranno a rubarti le illusioni che ti sei creato. Fra le mangrovie, dove trovi scimmie rarissime, ti viene in mente che quella sarebbe l’isola giusta per Romeo Sacchetti che sembra davvero un dannato di “Una notte a Casablanca” perché quando gli regalano delle rose per capolavori che a Capo d’Orlando sono considerati mito, che a Sassari sono considerati più dei miracoli, lui capisce che non le terrà per sempre perché chi gliele ha donate replica stizzito: ”Tu pensi di tenerle per sempre, ma noi le abbiamo affittate soltanto per un’ora”. Non sappiamo che tipo di maledizione perseguita Meo Nureyev, il barone Sales pensava che non ci fosse ballerino del parquet con più grazia del Sacchetti arrivato tardi alla gloria Azzurra, di questo uomo che dice pane al pane e beve il vino soltanto se gli piace, di questo allenatore che ai giocatori chiede il cuore e regala l’anima.
Lo snobbano, parlano male anche dei suoi anni magici a Castelletto, non vedono in lui un guru della pizzarra luminosa, lo mettono sempre in coda e quando trova un’isola, il mare, il sole sembra rifiorire lui che ha testa albanese. Gli hanno chiuso Capo d’Orlando, adesso sta portando Sassari addirittura verso i playoff eppure stanno per chiudergli anche questa Dinamo. Lo ha detto il presidente Mele prima del sacco di Bologna: senza l’aiuto di altre forze economiche bisognerà chiudere il cinema Paradiso che ha mandato nei matti Sabatini e la Virtus, che ha fatto fare a Lino Lardo la fine di Isacco quando Cicoria ha deciso di sacrificare la logica per non essere da meno del Facchini che ha deciso di battezzare alla sua maniera Mahoric spedendolo in tribuna per il reato di aver chiesto persino una spiegazione. Mondo crudele. Sacchetti ci commuove perché da quando lo conosciamo è sempre arrivato a palazzo partendo da isole misteriose come Dao Tuan Chau. Era un incursore da codice Rebecca. Lo era ai tempi di Torino, nei giorni mitici della Fernet Tonic Bologna di Lamberti, Parisini, del suo amicone Bariviera, del grande Franceschini. Gli piaceva quella vita misteriosa nella Grotta delle Sorpresa. Gli è rimasto addosso questo profumo selvatico. Sarà per questo che in serie A non gli danno da allenare squadre forti, ricche, deve accontentarsi delle briciole. Diciamo che da perfetto cuoco riesce ad inventarsi un dolce che agli avversari risulta indigesto e, se ci fate caso, se andate indietro con i filmati, scoprirete che ha perso due o tre partite per consunzione della truppa, ma non perché aveva giocato peggio.
Dal Tonchino con furore per farci curare dalle bacchettate del viperino che non vede Siena come prodotto della scuola italiana visto che ha soltanto stranieri di qualità e gli italiani li usa per medicare ferite, per andare in giro a stanare talenti, anche se qualche bella partita l’hanno fatta anche Carraretto, uno che l’italico sentire aveva mandato in Spagna, Ress, persino Michelori, protagonista col Partizan a Belgrado, ci sono stati anche minuti qualità per Aradori che è davvero indietro per competere a livello internazionale. Che sia italiano il sistema della Mens Sana ci sembra però evidente e Minucci costruisce le sue squadre proprio come fanno ad Atene, in Spagna, in Israele, in Lituania: cercando i migliori. Se li hai dalla tua scuola meglio, altrimenti si va a caccia dove è possibile.
La bacchetta per tenerci in riga, per ricordarci dove sta il bene anche se molte volte ci sfugge un gridolino perché non vediamo futuro dove dicono questi stimati professori che danzano sulle macerie, si divertono se sotto è rimasto qualche cane randagio. Non è così che vogliamo organizzare la nostra partenza da questo cerchio infernale. Ci piace credere che non tutto sia marcio in Danimarca, che ci sono cose ben più importanati da valutare, anche se dobbiamo riconoscere che certi errori arbitrali fanno venire la scabbia, ma sono errori a macchia di leopardo perché il piedino sulla riga del tiro da tre punti lo mettono spesso e spesso non lo si fa notare con la solerzia degli uomini e delle donne del beato cielo televisivo che ora dovremmo trattare tutti un po’ meglio perché se andiamo dietro a Renzi e ai congiurati del nulla ci troveremo sulla porta un cartello con la scritta: non vi resta che la ESPN e la NBA, poi farete la fine dell’hockey su ghiaccio.
Perché dobbiamo essere preoccupati se a Roma si preoccupano se la società non allunga il contratto a certi giocatori? Saremmo angosciati dal rinnovo. Perché dovremmo nascondere quello che fa Treviso soltanto per non dover riconoscere che prima del caso Lorbek qualcosa era stato fatto, soltanto per poter dire che anche questa Benetton che fa giocare il ragazzo Gentile, che lancia giovani, non è davvero troppo italiana, sì Bulleri, ma dai, non è il frutto del ventre dei nostri allenatori visto che a guidarla è Gelsomino Repesa che ha persino vinto un campionato respingendo l’aiuto di Pozzecco, così come aveva fatto Tanjevic all’Europeo del 1999.
A Bologna soffrono per una Virtus che, come quella di Roma, ha passato più tempo a chiedere notizie sulla salute di troppi infortunati che in palestra per buoni allenamenti. A Roma hanno cacciato l’allenatore, ma la situazione non è tanto cambiata perché se guarisce uno si fa male un altro. A Bologna siamo allo zamparinismo del Sabatini che non capisce il nervosismo di Lardo quando l’allenatore ligure viene messo in difficoltà dall’assenza di uomini chiave, quando il carissimo Winston che a Roma avevano rimpianto sparando, naturalmente, sul successore, è tornato ad essere quello che non poteva convincere neppure i critici del Lotto. Siamo orgogliosi di Cantù per come ha ricordato Aldo Allievi e di Pesaro per come ha festeggiato i 50 anni del’azienda Scavolini. Siamo orgogliosi di avere nelle riserve del nostro parco dirigenziale uomini di grande valore che ogni tanto vengono rimessi in gioco e ritrovare Crovetti con Montegranaro ci convince che non tutto è marcio nella nuova Danimarca che ha riaperto la cambusa dove è scaduta la merce, dove si sente profumo di tresca, di truffa. Nei finali attenti alla sala scommesse.
Pagelle di Ho Chi Minh.
10 A Travis DIENER che ci ha riportato in un basket dove avere fosforo è ancora più importante che avere muscoli. Dicono che ci potrebbe essere una finestra di italianizzazione. Sarebbe una magia regolamentare anche se poi ne sentiremo di ogni da chi vede taralli e li scambia per coralli. Con uno come lui vai dovunque, peccato che non sia sempre sano al cento per cento.  
9 Alla MOGLIE di Peterson che chiama dopo ogni partita per conoscere risultati e prossime avversarie dell’Armani. In questo modo il Nano ghiacciato si ricorderà sempre di vivere ancora nella felicità e questo ci fa piacere, anche se stanno per arrivare le tappe di montagna, terribili come dopo la pianura incontrata sostituendo il Piero Bucchi che ha uno sguardo sul mondo e non vuole più sentire parlare di Pascucci nemmeno a Pasqua.  
8 Alla BENNET che riesce ad andare bene anche qu
ando le cose si complicano, quando la testa pesa troppo. Il Trinchieri ha una forza speciale per trascinare verso isole vietnamite una squadra che si merita il secondo posto. Solo quello?  
7 Al Danilo GALLINARI che ne segna 22 a Los Angeles e ferma i Lakers. Denver sarà la sua vera culla NBA lontano dalla spocchiosità di New York, che ci ricorda situazioni italiane da verificare di notte quando chi ne sa una più del diavolo ci porterà nella necropoli del basket nazionale.  
6 Al DATOME che pensavamo di non ritrovare mai più. Ci costa dover ammettere che ci eravamo sbagliati anche se lui continua a sbagliare certi rigori. Di sicuro è cresciuto come uomo e quindi anche come giocatore. 5 A FACCHINI e CICORIA per i falli tecnici dati agli allenatori di Cremona e della Virtus Bologna. Non crederemo mai che le situazioni sul campo fossero così complicate da dover decidere un cambio di rotta con fischi diretti al cervello.  
4 Al geniale ATRIPALDI che vede Biella impantanata sul fondo classifica e se la prende con gli arbitri. Forse avrà ragione per le troppe sconfitte in casa, ma, se ci pensa bene, gli è capitato di vincere anche qualche partita dove gli arbitri non erano poi così ostili come gli ricordano a Treviso.  
3 Ad Alessandro GENTILE che mette il ditone sotto il naso del veterano Jurak. Non è ancora venuto il tempo per far sapere che abbiamo un nuovo Nandokan. Ci piace vederlo crescere bene, da cucciolo, ci piace quando difende, quando si batte, anche quando litiga, ma non è ancora il tempo delle sue mele e delle sue castagne. Verrà.
2 A Niccolo MELLI che sembrava entrato nella nuova dimensione con il passaggio da Milano a Pesaro. Lo credevamo dopo averlo visto reagire bene al ritmo di lavoro della Nazionale, all’inizio incauto. Ora siamo perplessi. In un film famoso pregavano Tom Cruise di mettere nella lotta meno mente, perché, come Nick mano fredda, ne metteva troppa nella danza delle spade.  
1 Al TIFO SPENTO di Pesaro perché serve l’aiuto di tutti anche nei giorni oscuri per poter tornare quelli di un tempo. All’inizio erano tutti d’accordo che l’esperimento avrebbe comportato dei rischi, ora non ci si può far trovare impazienti perché qualcuno sgarra. Flamini e Hackett sono in casa, il vivaio produce ancora e gli stranieri, si sa, possono andare e venire, basta cercare gente con dentro qualcosa, non soltanto la spocchia.  
0 Al povero PECHEROV che ci chiede di essere feroci con il giocatore di Denver che è entrato in campo contro i Lakers indossando ancora la sopramaglia. Lui era stato massacrato, lui adesso gioca due o tre minuti. Non gli sembra giusto. Forse è vero. Ma se non gioca è perché dorme quando gli altri escono per andare a pescare.
Oscar Eleni

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