Iverson alla Chinaglia

10 Novembre 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Allen Iverson è stato un fenomeno, rapportato alla struttura fisica forse il più grande della Nba moderna (quella dal dualismo Magic-Bird in poi), ma adesso sembra tagliato su misura per l’Olympiacos di turno. Non c’è però niente di disonorevole nel declino, dopo 13 anni e rotti di Nba vissuti al massimo dell’intensità, anzi questo non volersi arrendere ci prende il cuore più di mille dei suoi crossover: chi come noi è solito palleggiarsi sui piedi può capire. I Grizzlies l’avevano ingaggiato per convincere qualche persona in più ad andare a vedere una squadra futuribile ma non ancora del presente, e Hollins non ha mai finto di considerarlo l’architrave del sistema: tanto è vero che negli allenamenti la sua squadra è sempre stata quella ‘contro’ quella del quintetto base. Insomma, dietro al probabile addio di A.I. c’è molto di più di un banale problema di minutaggio. Curioso l’episodio scatenante la rabbia di Iverson, che già da giorni stava montando. La scorsa settimana, fine primo quarto, con Iverson in campo Hollins chiama un gioco per lui. Niente di elaboratissimo: un lungo che va in post alto a bloccare, con Iverson che sfrutta il blocco per tirare o creare qualcosa con la difesa mossa (un’azione su due nel basket europeo è così). La cosa che ha fatto imbestialire Iverson è stata che il coach abbia chiamato platealmente un gioco così banale, e glielo ha fatto sapere già in campo: ”Non ho bisogno che tu parli per prendermi un tiro!”. Il proprietario Michael Heisley ha parlato con Iverson e con Hollins, schierandosi dalla parte del coach. Visto che si tratta di uno che entra nel merito delle questioni tecniche (Il ‘Memphis Commercial Appeal’ ha ricordato il modo in cui impose Hakim Warrick all’allora coach dei Grizzlies Iavaroni), non è assolutamente possibile che abbia ingaggiato A.I. senza pensare a dove metterlo, quindi in questa storia è evidente che è il giocatore a non aver capito (o voluto capire) quale sarebbe stato il suo ruolo. Tutta questa pappardella per dire che un suo arrivo in Europa porterebbe all’Eurolega quella visibilità mondiale che finora le è sempre mancata: sarebbe quasi da ingaggiarlo in comune, modello MLS. Il Beckham del basket con tendenza Chinaglia, a continenti invertiti, potrebbe essere lui. Ma sembra più probabile l’idea del ritiro, purtroppo, anche se nemmeno Heisley (appena letta una sua dichiarazione a Espn) ha notizie in merito.
Share this article