In fondo a Pantani
9 Febbraio 2007
di Stefano Olivari
1. Ancora una volta commossi nel risentire l’inconfondibile timbro (per noi, per sempre “ufficiale”) di Adriano De Zan, proprio non ce l’abbiamo fatta a prendere sul serio la questione posta da Aldo Grasso, nell’incipit della sua critica a Il Pirata. Marco Pantani: «Si può iniziare un film con la voce di Auro Bulbarelli?». Abbiamo guardato al teleromanzo di Claudio Bonivento con passiva tenerezza e molta malinconia. No, non ci è mai riuscita l’elaborazione per quel lutto del 14/2/2004. Figuriamoci, allora, se ci riuscirà l’elaborazione di un pensiero su una produzione Ballandi Entertainment. Non c’è niente da fare. Riletto anche adesso che è un aforisma da Wikiquote, quel testamento di Madonna di Campiglio lascia in eredità un pesantissimo, non comune senso di colpa generalizzato: «Mi sono rialzato dopo tanti infortuni e sono tornato a correre. Questa volta però abbiamo toccato il fondo. Rialzarsi sarà per me molto difficile». Già. Perché, al di là di come cominciano: ma le fiction non hanno tutte un lieto fine? Qualcuno ha riscritto Marco-Pantani-cattivo-maestro. Via, non esageriamo. Al massimo, un esempio tanto tanto infelice.
2. Per inquieto vivere, dal piccolo schermo siamo poi passati alla grande stampa specializzata. E sfogliandola ci è gelato il sangue (alla prossima donazione AVIS ricontrolleremo il livello del nostro ematocrito). Pier Augusto Stagi e Tony Lo Schiavo – per dirne due – spiattellano un retropensiero che è venuto a molti, tra gli addetti ai livori: come, non basta quello che è successo a Marco Pantani? O i soliti senza-peccato vogliono davvero scagliare una seconda pietra, anni dopo quei misfatti, questa volta contro Ivan Basso? Consola, almeno, ritenere del tutto improbabile che il varesino chieda di essere intervistato da Gianni Minà.
3. Dite ad Alessandro Petacchi che anche Maximiliano Richeze è andato sotto 3-0, negli scontri diretti delle prime volate di stagione. E senza che Alberto Loddo sfiorasse gli 80 Km/h, sulla linea del traguardo. Ma quali sono – se ci sono – i veri limiti del Tom Boonen attuale?
4. Eh? Con un segno interrogativo sulla maglia anziché il marchio (d’infamia) proibito, una delle prime venti formazioni al mondo ha così preso di petto la censura anti-azzardo, imposta sulle strade di casa dalla legge francese. Per la cronaca: sono stati giusto due biancoverdi dell’on-ne-peut-pas-dire, a imporsi nelle due gare alle quali i “punti di domanda” hanno partecipato. Scommettiamo che anche nella terza corsa…?
5. Ancora due puntate, più o meno avvincenti. La prima. «Vengo anch’io / No, tu no». Qualora gli organizzatori del Giro si riservassero davvero quattro wild card anziché due, da rilasciare ai team fuori dal Pro Tour: scommettiamo che le squadre beneficiate saranno Acqua & sapone–Caffè Mokambo, Ceramiche Panaria–Navigare, Tinkoff Credit Systems e Diquigiovanni–Selle Italia? La seconda. Solo per i più nostalgici tra i bugnisti e qualora un solerte intervistatore porgesse davvero al Gianni maratoneta a Roma, la fatidica domanda «Conta di stare sotto le tre ore?»: scommettiamo che l’elicotterista bi-campione del mondo andrebbe a rispolverare il suo mitico «Vedremo…»?
6. Prima che se ne occupi al meglio Luca Doninelli, per «il Giornale». Tra le aspettative su Milano ormai crollate, anche quella sul recupero del velodromo Vigorelli. Alla Fiera delle buone intenzioni, qualcuno spera ancora di vederlo ospitare una Sei giorni come quelle di una volta. Difficile, anzi improbabile. Come se il nuovo Derby in allestimento riaprisse per il cabaret e non per l’happy hour. È una questione di tempi andati e di tempi sbagliati. Cochi e Renato Stanno lavorando per noi sulla RAI Due di Tony Marano. Gaiardoni, da sei anni senza Maspes, è il cognome di una lista civica che vale lo 0,1% dei voti, alle amministrative. E allora, per non cadere dal Pero: con buon senso, tanto vale spettacolarizzare l’EICMA di Rho (quest’anno a novembre). Fa molto “sinergia”, l’idea di un’esibizione su pista di nomi di richiamo, sorridenti tra hostess e rappresentanti, tutti insieme appassionatamente sotto lo stesso padiglione. Sperèm. Altrimenti non mancano certo gli spunti, a chi vuole abbattersi del tutto. L’ultima scoperta dell’alba è che la demolizione del velodromo olimpico della Capitale pare più che certa: avverrà forse entro l’anno.
Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it
Commenti Recenti