Il riposo di Stonerook

22 Marzo 2010 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
I  diari di Tanjevic, il pronostico di Obama, il palming dei tempi belli, Boniciolli come Alì, il problema della Fortitudo, la festa del Simmenthal e la vulnerabilità di Siena. Voti a Minucci, Maestranzi, Dragicevic, Jones, Hunziker, Triano, Scavolini, Alabiso, Pozzecco, Capobianco e Taylor.

Oscar Eleni dalla Sierra Madre della costa cubana dove si possono leggere in pace i diari della motocicletta del dottor Bogdan Tanjevic, in arte Boscia dei miracoli, da qualsiasi Puerto Escondido dove poter meditare sulle malattie ingiuste, da un ospedale dove curano tutti, senza lamentarsi se la mutua nazionale non paga in fretta, se quella dei privati fa tante storie come succede a molti medici che ci sono pure simpatici. La malattia, il dolore, il disagio.
Tutte cose che ti vengono in mente mentre chiedi una sedia comoda nella sala ovale della Casa Bianca dove abbiamo chiesto udienza a Barack Obama per avere e per dargli conforto. Sta lottando contro la grande ipocrisia di chi incatena sempre i più deboli, prova ad imporre agli avidi senza anima la riforma sanitaria, ma, come è successo a Siena nella prima domenica di primavera, ma anche domenica di Quaresima, gli ricorderanno che intanto ha sbagliato il pronostico per il marzo pazzo del torneo NCAA, che non ci ha preso, come l’anno scorso, perché i ragazzi di Kansas sono saltati sulla mina di Northern Iowa, una università che ci ha ricordato viaggi di studio veri anche se noi andavamo dal guru di un’altra Iowa, uno alla Mou, uno che guidava altri falchi come quelli che l’Italia sperimentale affrontava quando Gamba e Rubini organizzavano negli Stati Uniti per svezzare giocatori che erano bravi, ma avevano bisogno di sbattere la faccia su realtà diverse, magari maledicendo il pressing dei giovani di coach Key, ehi ehi direbbero a Sky, quando Duke impazziva se a Della Valle veniva fischiata una palla accompagnata in palleggio.
Palming dei tempi belli. Giorni in cui potevamo mettere in discussione persino Antonello Riva, noi che adesso preghiamo perché Azzurra ritrovi il colore giusto della maglia, sapendo che anche i migliori di queste ultime covate sono distanti una luce dal gruppo americano di Gamba, due dai giorni della gloria a Nantes e poi di quelli a Parigi con Boscia, eh sì, proprio con lui mainstore dell’anima che ora ha bisogno di chirurghi attenti perché altrimenti li andremo a prendere sguianando il bisturi della vendetta. Lasciateci perdere sul nome giusto di quelli che hanno eliminato i favoriti numero uno di tutta l’America, non soltanto di Obama, di sicuro Kansas è fuori, ma non per questo vi diremo che il Presidente degli Stati Uniti non capisce di basket, che porta sfortuna come farebbero da noi quelli che non facendo mai pronostici evitano di sbagliarli. Magari avessimo da noi presidenti che si occupano di fare dichiarazioni che vadano oltre Lapo, oltre il calcio e le sue maledizioni.
Confusione fra pantere, falchi, uccelli e animali da cortile, quelli che ci ordinando di ricordare come diversi da questi azzurri tenebra i ragazzi d’argento di Atene, ci mancherebbe, ma erano comunque tipi diversi dai nostri, lo dicono tutti gli anziani in decomposizione, la confusione che ci ha preso guardando Alì Boniciolli colpire Foreman Pianigiani nel momento in cui il più forte si era stancato di ascoltare il coro in fondo alla santa chiesa del cestello bagattiano: smettetela di vincere, lasciate qualcosa anche agli altri, prendetevi il tempo giusto per far rifiatare i veterani, dovevate farlo anche avvicinandovi alla fase decisiva dell’eurolega e non è vero che avete dato a Mac e a Ston più riposo che negli altri anni. Il riposo è quello che si deve dare alla mente, direbbe il sciur Gamba impegnato nelle lezioni di psicologia applicate allo sport. Non è stato fatto, e il ricciolone Shaun che tira una bottiglietta lontano, rabbioso per la sconfitta che chiude il record, dimostra che non c’è mai stata una vera volontà di allentare le briglie, lasciando che il cavallo se la godesse un po’ nel giardino dei Varenne.
Confusione per affollamento di cifre e ascoltando l’erinni che spara sul pianista parlandoci dei 649 giorni dalla sconfitta di Siena contro Repesa nel play off più duro per il periodo d’oro legato al giovane Pianigiani, abbiamo tolto a Cesare Pancotto una delle sue medaglie, perché in effetti era stato lui, il primo di marzo del 2009, quindi poco più di un anno fa, a battere per l’ultima volta i campioni di tutto quello che è basket italiano negli ultimi quattro campionati: suo il premio, anche se poi la Fortitudo retrocesse, anche se poi le aquile hanno trovato un cielo più basso dove volare sole fino al giorno in cui, i soliti disguidi di cassa, hanno portato alla caduta libera che fa pensare ad altri anni di purgatorio, ammesso che non arrivi l’inferno del fallimento. Facta non verba dice il corto sulle Aquile. E’ ora di sedersi in piazza Azzarita incatenati al garante dei tifosi, al commissario del Comune, ai candidati alle prossime elezioni. Non ci si muove se prima non si risolove il problema, come direbbe Curreri con la sua musica.
Per Siena, dicevamo, un bagno caldo, per i veterani del Simmenthal di Rubini, quelli che nel 1961-62 vinsero 26 partite su 26, quelli che arrivarono a 47 successi consecutivi in campionato, un giorno da ricordare tutti insieme, per chi resta naturalmente, magari nella festa dei maturi baskettari che Magnoni sta organizzando a Castrocaro per aprile, una settimana prima della giornata sul lago con Willy the King che radunerà poi altri amici veri, cominciando dai campioni dell’anima tipo il Sasha Djordjevic che è davvero di un altro mondo, come direbbe Boscia parlando della scuola dove si insegnava alla gente ad essere gente, ma anche ad essere numeri uno, senza controfigure in panchina. Ci viene in mente quel gruppo per la foto sull’annuario Panini: Rubini con un bel doppiopetto blu, così diverso da quel golfino per carni bianche e mani prensili che vedi oggi, il Principe nella prima fila in alto, a destra, mentre a sinistra c’era Angelo Cattaneo, il dutur dalle mani calde, che ha compiuto novant’anni da qualche giorno, nel marzo degli acquari e dei pesci, della follia, e del sentimento. Chi erano i ragazzi del record? Tutta gente che adesso non baratteremmo con nessuno dei giocanti-viventi, a parte forse il Gallo di New York, a parte i ragazzi dell’oro di Parigi e, naturalmente, quelli di Nantes e Mosca più che su quelli d’argento ad Atene. Comunque sia ce la giocheremmo con tutti anche adesso, naturalmente con i mezzi e gli allenamenti di oggi se potessimo schierare Riminucci, Gamba, Sardagna, Pieri,Volpato, Vescovo,Vittori, Vianello e se i ragazzi del vivaio da mettere in prima squadra si chiamassero Binda e Giandomenico Ongaro. Insomma cari eroi senesi non avete battuto il record di una grande squadra, ma restate lo stesso i migliori e lo sarete fino alla fine dell’anno perché da oggi in poi potrete respirare vivo, prendendo i tempi giusti per aggiustare schiene, ginocchia, ma soprattutto la mente. Certo i malanni sono sempre una trappola e per questo ha ragione Cartesio Boniciolli a cercarte coordinate per dare speranze: se non ci provi mai resti col cerino acceso e farai la fine di quel poveraccio che dopo aver giocato per anni gli stessi numeri lotto si è trovato senza i miliardi perché il tabaccaio infedele non gli aveva giocato la solita scheda.
Avanti nel Puerto Escondido dove vi aspetta Boscia che sta già facendo impazzire i chirurghi, che sfida il cancro al
colon come il ragazzo del Montenegro che arrivato a Belgrado andò sui campi all’aperto dove Korac insegnava la vita, dove Stankovic insegnava a vivere, dove una scuola immensa dava a tutti la speranza che un giorno sarebbe stato come lo sognavano Nikolic o Zeravica, Novosel o Kristiancic. In piedi cara gente. Siena è vulnerabile, se stanno male in tanti, Siena è battibile se tu non sbagli quasi niente, il Montepaschi ha punti deboli se provi a pensarci un po’ e non vai in campo sempre come l’agnello sacrificale, sapendo di essere già vittima perché loro ti hanno studiato il costato debole. Esistono debolezze, dicono nell’Iowa, esistono momenti speciali da sfruttare, si chiamano attimi fuggenti, roba da poeti estinti, allora corona d’alloro per Matteo Boniciolli prima che si metta a camminare sulla Cassia a piedi nudi domandandosi perché i farisei del sinedrio romano gli hanno battuto le mani nello stesso momento in cui cercavano una croce dove appenderlo, perché andrà proprio così. Come alla Virtus o in altre squadre dove ha fatto bene. Successe persino a Udine che gli doveva tutto, ma lui serviva assist molto più facili da trasformare di quelli che adesso Giachetti serve a Roma. Serve alla causa azzurra dopo aver scoperto che Poeta non sta migliorando tanto, non ha fatto passi avanti perché si è innamorato della sua figura di giocatore affaticato e sempre addolorato dal passaggio che non viene facile. Pagelle dalla sala ovale della casa Bianca, dalla sala con il samovar dietro l’Arena di Verona dove si disseta Paolo Conte che canta per Bartali e Boscia Tanjevic:  
10 A Ferdinando MINUCCI che al primo segno di tempesta ha messo subito in chiaro come sarà Siena nelle prossime edizioni. Idee molto concrete, progetti studiati e non deve essere un caso se chi voleva imporgli altre strategie si è trovato spiazzato sul prolungamento fino al 2013 per lo staff tecnico. Sulla parola, dicono quelli che si erano illusi di darci buchi con i coriandoli dei calciatori, ma il problema non è questo. La parola vale come una firma da Chiusdino alla contrada dell’Istrice, poi si discute dopo, intanto lui ha già pronto il piano Tora Tora Tora. Attenti a voi di Pearl Harbour anche se vi chiamate Moss o Jaaber.  
9 Al MAESTRANZI che fa volare Montegranaro perché ci dimostra come soltanto le squadre senza una vera società alle spalle fanno diventare gelatina giocatori che avrebbero bisogno prima di fiducia e idee e poi di bei contratti, senza cercare il compromesso con la paura.  
8 Al serbo DRAGICEVIC non tanto per essere stato un coprotagonista della vittoria romana contro Siena, anche perché gli è andato tutto male, quanto per aver azzeccato, primo dopo tanti incauti la previsione: Siena non è imbattibile. Certo, ma, come diceva un tale a Roma, attenti ai vinti, soprattutto se sono quei tipi là.  
7 A Jumaine JONES perché anche quando vorrebbe togliersi le scarpe, scappare dalla sua noia, riesce sempre a trovare motivazioni per una cosa importanate e, purtroppo, per Cremona, la sua rabbia ha contagiato una Pepsi senza gas, fino a quando Di Bella non ha visto il traditore di Caja che gli apriva le porte di un palazzo da basket minore.  
6 A Michelle HUNZIKER che porta in copertina su un settimanale a larga diffusione, ma sì è SportWeek, anche se nel titolo c’è un falso, l’Armani, che ci racconta come dovrebbe essere lo sport a scuola, che non le manda dire ai calciofili come il suo ex marito, inneggiando al basket e alle sue emozioni. Teniamola in considerazione per le prossime feste. O la lasciamo a Striscia?  
5 Al TRIANO allenatore di Toronto che ha urlato troppo tardi contro il Bargnani spesso abulico. Doveva farlo anche nei giorni in cui dall’Italia il micione Recalcati cercava di spiegargli che il tipo non è sempre affidabile. Se lo ricordi anche Pianigiani quando pregherà per avere lui e Belinelli, pregare per Gallo è diverso.  
4 Alla SCAVOLINI Pesaro sull’orlo del baratro a colle Ardizio perché se non bastano neppure le cene con Scavolini, se non sono motivati dall’idea che sarebbe sacrilego tradire una piazza del genere, allora, come dice Dalmonte, vanno portati tutti in spiaggia e spediti, via moscone, dove li pagheranno con pietre e non in euro.  
3 Al giudice ALABISO, o come si chiama, per aver deferito il capo degli arbitri Tola. Ci sono altre urgenze in questi giorni dove imperano gli arbitri senza un senso del gioco, quelli che decidono partite nei secondi finali per sospiri incauti da palla prigioniera. Lasciamoli tranquilli, c’è tutta l’estate per chiedere chiarimenti allle facce di tola che sono sono in serie A per raccomandazione.  
2 A Gianmarco POZZECCO che, dopo aver detto a Tuttosport cose giuste sull’atteggiamento da tenere verso gli italiani NBA chiamati a gran voce per salvare Azzurra, si pente e si arrampica sui soliti specchi. Gli capitava anche quando esaltave le folle sul campo, speriamo che non gli capiti troppo spesso quando si occuperà davvero di giovani e Milano.
1 Al povero CAPOBIANCO che si trova insieme a Biella nel posto più sgradevole della classifica proprio nella stagione dove ci aspettavamo che Teramo e Biella potessero fare il grande salto di qualità. Come direbbe il Sacripanti, bruciato da due sconfitte in casa da maledizione solenne, come direbbe Lino Lardo quando prega perché ci siano sempre più occasioni per stare in gruppo, lontana dal vento del futuro, non bisogna mai staccare i piedi da terra.  
0 A Mo TAYLOR un altro che pensa di trovare gente con anello al naso mentre rientra dalla Cina e va a lucrare un contratto con Treviso. Certo non è la prima partita a spiegare tante cose, ma di sicuro la Benetton, anche quest’anno, dovrà fare un bel pellegrinaggio a Santiago, nel puerto escondido dove soltanto Tanjevic può indicare una via per puntare davvero sui giovani, senza false speranze.
Oscar Eleni

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