Il nuovo Playboy, fra giustizia e Boldrini

9 Settembre 2015 di Indiscreto

Dopo la fine delle vacanze (degli altri, noi in vacanza siamo sempre) due edicole delle tre vicine a casa non hanno riaperto e non riapriranno. Una morte lunga, annunciata da vari passaggi di proprietà e dalla diminuzione dei giornali propriamente detti in favore di prodotti che con l’edicola c’entrano pochissimo: non è un caso che le testate nell’insegna di una delle due fossero La Notte, Gente Money, Gente Motori, Gente Viaggi e Gente. A memoria ci sembra che esista ancora soltanto Gente, senza contare che la casa editrice originaria, la Rusconi, adesso è in mani straniere (Hearst) come un po’ tutto. Non sempre è colpa dei lettori, però. Al netto del discorso web, smartphone, eccetera, non ricordiamo che negli anni Ottanta e Novanta le periferie milanesi fossero piene di lettori forti. Questo profondo pensiero ci è venuto in mente leggendo il comunicato stampa che presentava il secondo numero della nuova vita di Playboy:

“Il nuovo Playboy Italia è in edicola con il secondo attesissimo numero e promette di far parlare ancora di sé, per il suo sguardo irriverente, ma sempre lucido, sul mondo. Si entra subito nel vivo di conversazioni scottanti con una collaborazione d’eccezione: Gherardo Colombo, magistrato famoso per aver contribuito a inchieste celebri quali la scoperta della Loggia P2, il delitto Ambrosoli e Mani pulite. Su PLAYBOY evidenzia come l’Italia sia all’ultimo posto tra i membri dell’UE nella graduatoria dei Paesi virtuosi, e al 69° posto nella classifica mondiale. L’autore punta il dito contro il (non) senso civile dei cittadini italiani che con il loro modus operandi contribuiscono notevolmente al proliferare della corruzione, da non imputarsi solo ai politici e ai magistrati. Un senso della giustizia che potrebbe essere sviluppato prendendo esempio dai valori dei giocatori di rugby, come emerge dall’articolo “Se tutti i politici fossero rugbisti”: un’intervista esclusiva a Mauro Bergamasco, punta di diamante della Nazionale, che detiene il primato mondiale di giocatore più presente di sempre nella storia del Torneo delle 6 Nazioni. Uno sport antico e nobile, insomma, in cui giocano giganti dallo spirito guerriero e l’animo puro, rispettosi delle regole, focalizzati sul gioco di squadra e sul raggiungimento di obiettivi comuni. Uno stile di vita, più che uno sport, a cui tutti dovrebbero ispirarsi, una filosofia sempre più rara in altri contesti, come quello del calcio per esempio, a cui è dedicato lo spazio “Attualità”. All’inizio del campionato più seguito in Italia, Playboy focalizza l’attenzione su “L’impero multimiliardario del calcio”, su quell’immenso fiume di denaro canalizzato da sceicchi, magnati e sponsor internazionali sui tanti club, e che sta cambiando la geografia economica del mondo del pallone, trasformandolo in una multinazionale. Tra i re del calcio mondiale, anche alcuni italiani, come la famiglia Pozzo, i Della Valle, gli Agnelli e De Laurentiis. Lo sport rimane protagonista di questo numero con una tagliente intervista a Gian Paolo Montali, commissario tecnico della Nazionale Italiana di pallavolo fino al 2007, dirigente sportivo italiano, già nel CdA di Juventus e Roma, docente universitario alla Bocconi e alla Business School de Il Sole 24ORE. Protagonista della cover story, Giorgia Crivello, una delle blogger italiane con una grande passione per la scrittura. Passione interpretata degli scatti di Davide Esposito, fotografo di grande talento, che ha immortalato Giorgia in tutta la sua bellezza. Torna, dopo il ritratto di Maria Elena Boschi, l’appuntamento con “Potere e tacchi a spillo”: nel mirino di Playboy finisce questa volta Laura Boldrini, Presidente della Camera. Non poteva mancare uno sguardo, inedito, all’imminente ritorno della “Dolce Vita in Laguna” in occasione della 72° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica: una guida agli indirizzi e ai locali più cool che nei giorni del Festival diventano autentiche ed inespugnabili fortezze dove farsi invitare. Sempre in tema di red carpet, la collaborazione con gli studenti dell’Istituto Italiano di Fotografie che interpretano in questo numero le nuove vie del divismo effimero e veloce come un click, lontano dalle icone intramontabili della prima metà del secolo scorso. L’intervista di questo mese è dedicata a Jeremy Renner, famoso per i suoi ruoli da eroe d’azione, protagonista indiscusso dell’estate che sta per finire, per due film epici: “Avengers: Age of Ultron” che ha sbancato i botteghini di tutto il mondo, e “Mission: Impossible – Rogue Nation”, appena uscito nelle sale, in cui recita al fianco di Tom Cruise. Infine, la Playmate del mese: Brittany Brousseau, modella franco-cherokee del Kansas, che si descrive come una cercatrice di emozioni, sessualmente avventurosa, e una irriducibile romantica che fa coppia nel terzo servizio del magazine con una star delle moda: la modella Heather Depriest”.

Quindi, se non abbiamo capito male: Gherardo Colombo su giustizia e cittadini, il solito pippotto sui valori del rugby (roba da abbonarsi al Catania di Pulvirenti),  i ricchi del calcio (una cosa nuova), Boschi e Boldrini (ma forse qui c’entra l’ormai mitico discorso sullo stile di vita), il festival del cinema, i film del momento e qualche rara foto femminile (ricordiamo che Playboy sarebbe un giornale maschile, sia pure pretenzioso) giustificata dal fatto che la ragazza che si spoglia è una blogger e se proprio è una modella deve avere una storia complessa alle spalle, mica come la solita Paulina o Masha che punta soltanto ai soldi o all’imprenditore da agganciare da Giannino. Insomma, Repubblica (non diciamo il Fatto perché le argomentazioni di Colombo non sono mai talebane pro-magistratura a prescindere) ma su carta patinata. Cosa vogliamo dire? Che da molti anni editori e anche gran parte dei giornalisti hanno totalmente perso il contatto con la realtà. L’idea di un uomo laico ed etero, interessato alla lettura e al mondo che lo circonda ma al tempo stesso desideroso di buttare via i suoi tanti soldi in macchine, orologi e telefonini, senza dimenticare ‘la cara, vecchia…’ (cit.), è affascinante ma purtroppo quantitativamente infondata. Una volta, quando esisteva la pubblicità, progetti di questo tipo si vendevano bene a gente che aveva il solo problema di distribuire i soldi del cavalier Rossi o del commendator Bianchi, adesso si fallisce e basta. Il target di Playboy, lo diciamo con il dolore di vecchi affezionati lettori (per questo ci scaldiamo tanto, anche se magari la nuova versione sarà un successo strepitoso) non è quello masturbatorio come crede chi non lo ha mai letto, perché anche trent’anni fa c’erano in giro prodotti più adatti all’uso e quindi figurarsi oggi, ma quello di un uomo libero (o meglio: che aspira ad essere libero) da condizionamenti, sensi di colpa e correttezza politica.

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