Il Napoli non Trotta

8 Luglio 2008 di Stefano Olivari

Al com­pimento del sedicesimo anno di età un calciatore che non abbia ancora firmato un contratto professionisti­co può circolare liberamente a fronte di un premio di formazione calcolato in base a parametri diversi a seconda della nazione. Facendo la media fra l’indennizzo del paese di partenza e quello del paese di arrivo: questa norma Fifa esiste dal 2001 e si presta a pochissime interpretazioni. Però le grida di dolore dei poveri dirigenti italiani scippati (quando loro vanno a razziare adolescenti argentini e brasiliani invece tutto bene) arrivano con cadenza settimanale tanto che ormai se ne scrive solo per ragioni geogiornalistiche. Nel 2008 vengono in mente fra gli altri Zamblera (dall’Atalanta al Newcastle), Camilleri (Reggina-Chelsea) e Petrucci (Roma-Manchester United), ma di sicuro ogni elenco rischia di essere incompleto visto che le società inglesi stanno investendo sui settori giovanili budget con cui spesso da noi si farebbe una disonesta serie B. L’ultima piazzata è quella di Pierpaolo Marino, direttore generale del Napoli, indispettito perchè l’attacante Marcello Trotta se ne andrà al Manchester City. Giustificazione di Marino: ”Non possiamo mettere sotto contratto 400 giocatori delle giovanili”. Giustificazione ridicola: non si parla dei 395 senza futuro nel calcio di serie A, ma di quei pochi presenti nei file di tutti gli osservatori decenti. Ed infatti alcuni di quei ragazzi il Napoli li ha prontamente messi sotto contratto, se ha perso Trotta può prendersela solo con se stesso (anzi, con Marino) e chiedersi come mai in Italia non ci si scandalizzi per i Forestieri, cioè per quello che avviene di direzione opposta. Poi si tirano in ballo argomentazioni boomerang, come i finti lavori che gli inglesi assegnarebbero ai genitori dei ragazzi per facilitare il trasferimento: credevamo fosse una specialità nostrana (chi si ricorda di Vincenzino Sarno, deportato al Torino a 11 anni? Adesso ne ha 20 e dopo vario peregrinare è di proprietà del Brescia). Non sarà sfuggito ai più che questi presunti scippi avvengono di solito su base internazionale: nei mercati interni di quasi nessun paese qualcuno ha rotto il patto fra ‘gentiluomini’ (non bastano le virgolette). Ma adesso che i grandi club italiani sono in terza fila nel mercato delle stelle qualcosa sta per cambiare…

Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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