Il mistero del c.t. rapito

13 Aprile 2007 di Stefano Olivari

La Nazionale francese guidata da Michel Hidalgo si è conquistata l’accesso al Mondiale che si disputerà a giugno in Argentina, l’euforia per i Bleus ha contagiato i tifosi di tutto il paese ma il semestre di preparazione alla fase finale della Coppa si rivelerà piuttosto emozionante, e non solamente per la grande cavalcata in Coppa Uefa del Bastia di Papi e Krimau. L’8 Febbraio a Napoli si gioca una prestigiosa amichevole tra Italia e Francia. Platini è la stella indiscussa dei Bleus e i giornali italiani lo assaltano chiedendogli in quale squadra tra Inter, Milan o Juve giocherà l’anno successivo (le logiche degli ‘esperti’ di calciomercato non erano molto diverse, trent’anni fa), Dino Zoff dice di essere curioso di affrontare questo talentuosissimo giocatore, si parla anche delle sue origini italiane (i nonni paterni sono di Novara mentre quelli materni sono originari di una zona vicino alla frontiera austriaca) e Michel risponde sempre con classe ed ironia, conquistando tutti con la sua grande personalità. La partita si mette bene per gli azzurri grazie ad una doppietta di Ciccio Graziani (gol su rigore dubbio e raddoppio di testa), ma all’inizio della ripresa Bathenay accorcia le distanze su corner. Al 63′ punizione dal limite per i Bleus, Platini infila l’incrocio dei pali lasciando Zoff immobile ma l’arbitro annulla perchè stava ancora controllando la barriera; sulla replica il bis non riesce. All’80’ però Platini ha un’altra occasione: Zoff si aspetta una palla alta a destra come prima, Michel la tira rasoterra a sinistra e realizza il 2-2 finale, conquistando il favore dell’esigente pubblico italiano. Nel dopopartita Tardelli, che lo ha ben marcato durante il match, dice che se è vero che ha giocato partite migliori di questa, dev’essere veramente un fuoriclasse. Platini dal canto suo racconta qualcuno dei suoi fantastici aneddoti su come abbia imparato a battere le punizioni (garage di casa, palo della luce, barriera di cartone…) lasciando a bocca aperta i giornalisti di casa nostra, felici di aver trovato un campione di cui scrivere così tante cose. L’amichevole successiva finisce 2-0 (Baronchelli, Berdoll) contro il mediocre Portogallo dell’epoca, ma il primo aprile al Parc des Princes arriva il grandissimo Brasile di Coutinho, allenatore brasiliano che curiosamente sceglie di adottare una rigorosa tattica europea (ci riproverà un decennio dopo Lazaroni, con risultati altrettanto scarsi). La squadra verdeoro è ricca di giocatori di classe (voi a chi avreste fatto battere una punizione dal limite tra Rivelino, Zico e Dirceu?), e nel primo tempo sul binario mancino Edinho e Dirceu fanno il vuoto: per due volte però Zico manca l’immancabile, Lopez salva sulla linea e nella ripresa, smaltito il complesso di inferiorità nei confronti dei sudamericani, la Francia incomincia a giocare. A cinque minuti dalla fine un’ottima azione collettiva porta Jean Petit al cross, la traiettoria della palla viene deviata da Oscar proprio sul piede di Platini che realizza la storica rete, il gol che vale la prima vittoria dei Galletti contro il Brasile; Guadalajara, Parigi, Francoforte: oggi possiamo dire che non si sono fermati quel giorno… Insomma, se dal punto di vista tecnico il cammino dei Bleus appare più che promettente, dal punto di vista ambientale la situazione è molto difficile: un aggressivo e decisamente vasto movimento d’opinione invita tutta la nazione francese a boicottare la spedizione in Argentina per protesta nei confronti della dittatura di Videla. Giusto per ricordare, nell’Argentina del 1976 il governo legittimo di Isabelita Peron viene rovesciato con un colpo di stato e il generale Jorge Videla instaura una dittatura che durerà fino al 1983, terminando a causa della sconfitta contro il Regno Unito nella guerra delle Falkland. Gli esuli argentini in tutto il mondo protestano nelle piazze per i metodi violenti e barbari della polizia argentina, che sequestra, tortura e fa sparire i nemici politici, soprattutto studenti (i desaparecidos). La Francia è un terreno fertile per queste proteste, e per un certo periodo parte dell’opinione pubblica (soprattutto di sinistra, ovviamente) vorrebbe non mandare la squadra in Argentina come segnale di opposizione forte alla dittatura; i calciatori vengono chiamati a prendere una posizione, quello che non possono dire è che con tutta la fatica che hanno fatto per qualificarsi vorrebbero poter giocare la manifestazione lo stesso (chissa com’erano contenti gli atleti americani che non hanno partecipato alle Olimpiadi di Mosca). Alla fine si decide per una soluzione all’italiana: la nazionale parte perchè solamente andando in Argentina si possono mettere in luce gli orrori della dittatura; durante le partite verrà messa in atto una forma di protesta civile da parte della squadra. In realtà dei titolari solamente Guillou è tra quelli convinti della protesta, gli altri sono piuttosto disinteressati, sicchè alla fine non accadrà nulla di particolare. Nel frattempo, poco prima di partire per il Sudamerica, un altro caso finisce sulle prime pagine dei quotidiani francesi: nella campagna vicino a Bordeaux Michel Hidalgo e sua moglie vengono rapiti da due sconosciuti; poco dopo vengono rilasciati senza rivendicazioni, senza motivi e senza spiegazioni. Le circostanze nelle quali è avvenuto il sequestro ancora oggi sono avvolte nel mistero. Nel mese di maggio, dopo le esotiche amichevoli con Tunisia ed Iran (entrambe qualificate per il Mondiale), arrivano le convocazioni finali e l’assegnazione dei numeri per i 22 selezionati, in rigoroso ordine alfabetico per ruolo: i portieri sono Baratelli (1), Bertrand-Demanes (21) e Dropsy (22); i difensori sono Battiston (2), Bossis (3), Janvion (4), Bracci (5), Lopez (6), Rio (7) e Tresor (8), i centrocampisti sono Bathenay (9), Guillou (10), Michel (11), Papi (12), Petit (13), Berdoll (14) e Platini (15), gli attaccanti sono Dalger (16), Lacombe (17), Rocheteau (18), Six (19) e Rouyer (20).

Carlo Maerna
carloblacksun@hotmail.com

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