Il coraggio di Pietrangeli

28 Gennaio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

L’idea malsana di annullare Italia-Brasile del 10 febbraio a Londra per il rifiuto brasiliano di estradare l’assassino Cesare Battisti è per fortuna durata solo il pomeriggio di ieri: utile a dare visibilità Ansa a mezze figure della politica e all’indecisionismo di Abete, giustamente chiamato da Lippi a dare un parere sulla questione (sarebbe il presidente federale, in fondo). Ricicliamo per una democrazia come quella brasiliana quanto scritto per Pechino 2008 e per i mille eventi sportivi che purtroppo si tengono in paesi governati da dittature: il possibile segnale etico dello sport dovrebbe essere accompagnato da misure più concrete, economiche o politiche, se no si rischia solo l’operazione di immagine. Che senso avrebbe avuto non mandare la Vezzali in Cina, con migliaia di aziende italiane che hanno esternalizzato lì la produzione? Che senso avrebbe rinunciare ad un’amichevole se non ci sono gli strumenti giuridici per imporre al Brasile di consegnare un pluriomicida? In questa occasione il dibattito non è mai realmente iniziato, per la sfortuna dei media che dovranno campare del travaglio del patriota Amauri, quindi Lippi non avrà bisogno del coraggio che ebbe nel 1976 Nicola Pietrangeli per sfidare praticamente tutto l’arco costituzionale e portare l’Italia di Coppa Davis in Cile. Ma l’idea miserabile di affidare l’immagine politica di un paese allo sport, rubando l’oro olimpico allo Scartezzini di turno, non è ancora morta: Battisti è in fondo un compagno che ha sbagliato, quindi la maggior parte dei giornalisti è portata anche inconsciamente a vedere la questione in una certa maniera, ma quando sorgerà un caso di segno opposto gli editoriali saranno senz’altro più virulenti ed indignati.
stefano@indiscreto.it
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