La testa di Camila Giorgi

17 Agosto 2021 di Stefano Olivari

Quanto avrebbe potuto vincere Camila Giorgi con una testa diversa? Domanda scontata dopo il suo trionfo a Montreal che ne ha fatto la seconda italiana della storia a vincere un torneo di questa categoria, che da quest’anno si chiama WTA Tour 1000: in pratica sono stati fusi i vecchi Premier Mandatory e Premier 5 creando il corrispettivo femminile dei Master 1000. Unico precedente quello di Flavia Pennetta a Indian Wells 2014, con la signora Fognini che è anche una delle due italiane ad avere vinto uno Slam, insieme a Francesca Schiavone. Quasi un buon auspicio per la Giorgi, visto che sia Pennetta sia Schiavone il meglio lo hanno dato dopo i trenta anni.

Insomma, cosa è mancato alla Giorgi, che le top 10 le ha sempre affrontate alla pari, senza sudditanza tecnica o psicologica, e che spesso le ha anche battute? Non abbiamo mai creduto alla mancanza di piano B, visto che pochi anche fra i fuoriclasse possono vincere qualcosa di importante cambiando pelle mentre il 99% degli altri è sempre uguale a sé stesso. Parlando di recenti vincitrici di Slam, quale sarebbe il piano B della Osaka, della Swiatek o della Barty? Un po’ noiosa anche la storia del padre-allenatore: quasi nessuno nel tennis, ed in genere negli sport individuali, può arrivare in alto senza una spinta familiare che si avvicini al fanatismo.

Rimane il fatto che in prossimità dei 30 anni e dopo 15 di professionismo, visto che la carriera giovanile è di fatto stata saltata, una della forza della Giorgi abbia come miglior risultato in uno Slam un quarto di finale a Wimbledon 2018. Perché in tanti anni di carriera i buoni buchi di tabellone non sono mancati ed un gemma alla Ostapenko o alla Krejcikova avrebbe senza problemi potuto tirarla fuori. La risposta alla domanda è quindi semplicissima: la testa è una componente fondamentale dell’essere campioni, non un optional, quindi la Giorgi è meno campionessa di tante altre. Per certi versi questo della ‘testa’ è un discorso da bar come quelli sulla ‘pressione’ sentiti ai Giochi di Tokyo: se non hai testa, se non reggi la pressione, semplicemente devi fare altro.

Tornando alla Giorgi, va detto che dopo la sua svolta da stilista-influencer (ispirata questa volta dalla mamma) la credevamo persa ed invece sta giocando con una continuità mai vista prima in carriera. Segno, pensando anche alle parole di Mazzanti sulle pallavoliste azzurre, che Instagram va bene quando si vince e male quando si perde.

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