I milordini di Proli

30 Giugno 2010 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
L’esplorazione di Pianigiani, il toscano di Mabel Bocchi e il vero budget dell’Armani.

Oscar Eleni dall’Orangerie del Piermarini, un angolo fresco nella villa reale di Monza, quella che Maria Teresa d’Austria gli commissionò per far stare più tranquillo Ferdinando d’Asburgo, quella occupata anche dai francesi e, infine, persino dai Savoia che per anni avevamo creduto fossero i veri ideatori di quella villa nel parco, senza sapere che eravamo sulla strada per Vienna. Ci sentivamo in Gibaud primaverile, ma quasi allegri: ci piaceva l’utopia del Tolomei della sua basket card, ci piaceva Pianigiani in esplorazione sul Nilo azzurro, ci sembravano persino simpatici quasi tutti i convocati per l’ordalia di agosto, cominciando da Maestranzi, ci eravamo anche abituati a certe cose non paragonabili con altre quando sono stati presentati i giocatori e le glorie, ci eravamo rassegnati alle facezie del Peterson mai rimpianto abbastanza, come allenatore, come uomo immagine, come telecronista e uomo di spettacolo, rassegnati pure al resto, eravamo frementi per Corsolini, un genio, e Pino Brumatti, felici di aver scoperto che Iellini non vive nella taiga triestina, ma regola il traffico della navi fra Italia e Turchia che salpano o si ancorano nel porto di Trieste.
Insomma c’era allegria per una bella cena alla viglia dove mancavano, però, quelli che servivano per far circolare certe idee e certe notizie, una cena dove Poeta e Datome ci apparivano sotto luce diversa, forse perché non avevano intorno procuratori invadenti, avevamo accettato tutto, anche un toscano da Mabel Bocchi nel brindisi collettivo per Boscia Tanjevic che stuzzica Siena, ma ride come cavallo quando poi telefona a Pianigiani, ci pareva che il mondo basket fosse rifiorito nel rosaio della villa reale che con gli azzurri in mezzo non sembrava più il cimitero ombroso capace di far sussultare persino Spartacus Sandro Gamba nella camminata perigliosa fra l’Hotel de la Ville e il parco. Insomma una digestione lunga, piacevole, sopportando persino l’ennesimo sgarbo della rassegna stampa di Lega che deve avere un ricercatore nemico di certe firme o testate, ammesso che gente così possa davvvero esistere, un modo per riscoprire giganti come Gavagnin, classe, umanità, silenzio dei grandi, come il Taurisano e la Taurisana in partenza col camper per presentare ai funghi della val di Fiemme il globo di cristallo che indica appartenenza alla Casa cestistica della gloria italiana, quando, all’improvviso, suonavano i campanellini nel regno di burlandia.
Duroni e amarene dalla provincia che da Modena va fino a Vignola. Intervista paludata della Gazza con coriandoli e della Repubblica versione Milano per Livio Proli. Finalmente la verità sulla stagione che per lui è stata discreta, per la gloria dell’Armani che soltanto i milordini osano fischiare. Opinioni. Poi ha tirato fuori una cosa, quella del budget che permette a Siena di deludere in Europa, deludere in che senso rapportata a Milano?, ma di stravincere in Italia. Cifre tempestose alla luce e vorremmo ora la “mano de deus” per avere sulla pubblica piazza il cavalier Minucci e il cavalier Proli. Armi consentite bilanci in tutta chiarezza, con stipendi per il personale partendo dai giocatori. Poi ci servirebbe un altro chiarimento sul fatto che Pianigiani è migliore di Bucchi, anche a noi sembrava la stessa cosa, ma è uguale a tanti altri, esatto, ma poi aggiunge che gli manca un budget come al figlio della Lupa senese e anche un corso accelerato per comunicare con il mondo al di là delle curve che sono davvero creative se da dieci anni siamo al magnificat dell’insulto per gli avversari, per gli ex giocatori, bruceremo questo o quello oltre a Cantù. Eravamo di buonissimo umore. Adesso ci tocca rivedere ancora tutto.
Oscar Eleni
(in esclusiva per Indiscreto)
(si pregano i copiaincollatori senza idee proprie, quelli che poi pubblicano questi articoli su siti pieni di pubblicità, di citare almeno la fonte)

Share this article