Gimme Five

9 Gennaio 2008 di Stefano Olivari

1. Lo scorso 23 Dicembre, essendo in Gran Bretagna per uno dei nostri (per fortuna) frequenti viaggi in questa terra, non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di assistere al derby milanese in diretta su Five, canale in chiaro della tv inglese. Da quest’anno, infatti, ogni domenica pomeriggio alle 13.30 locali l’emittente si collega con un campo di Serie A e trasmette in diretta una partita del campionato italiano (in passato se ne sono occupati anche Channel Four, British Eurosport e il canale satellitare Bravo). Nel giorno del derby meneghino ovviamente spazio a Inter- Milan: in studio a Londra Mark Chapman, che da anni segue le vicende di casa nostra ed è anche un giornalista di BBC Radio, Laura Esposto (foto), ex modella italiana e volto conosciuto anche da noi visto che lavora per Milan Channel e, ospite di giornata, il redivivo Roberto Di Matteo. La trasmissione ci appare subito piacevole, la città dove si svolgerà la partita viene presentata dando anche informazioni turistiche, si parla poi dell’incontro, della storia delle due squadre, vengono fatte interviste a Bergomi e a Luigi Garlando della Gazzetta dello Sport. Si torna poi in studio, dove prima dell’opinione tecnica espressa da Di Matteo in un perfetto inglese Chapman esprime una sua preferenza per una vittoria dei nerazzurri, mentre la Esposto non nega – e come potrebbe? – il suo tifo milanista. Mancano ancora pochi minuti all’inizio quando viene effettuato un collegamento in diretta con Leonardo, che si trova proprio sulle tribune del Meazza. I toni sono pacatissimi, c’è ironia, a Leonardo viene chiesto un pronostico ma lui dice che da troppo tempo vive in Italia e ormai conosce bene la scaramanzia.
2. Al fischio d’inizio riconosciamo subito che il commento tecnico viene fatto dall’indimenticabile John Barnes, che tutti ricorderanno per i suoi trascorsi al Watford e soprattutto al Liverpool, anche se qualche mese fa è tornato sulla ribalta televisiva inglese per la partecipazione come concorrente nella seguitissima trasmissione “Strictly Come Dancing” ( l’equivalente del nostro “Ballando con le stelle”). Sia al gol di Pirlo che a quello successivo di Cruz non sentiamo urli provenire dallo schermo tanto che, abituati agli strilli nostrani (non diciamo per Inter-Milan, ma per partite equivalenti di campionati esteri), aspettiamo un attimo ad esultare o disperarci per la segnatura. Alla fine del primo tempo, dopo l’immancabile lunga pausa pubblicitaria, vengono dati i risultati dagli altri campi e viene stilata la classifica provvisoria. Secondo tempo: il Milan parte meglio ma è l’Inter a ricordarsi che nella porta rossonera c’è Dida. Quando il tiro di Cambiasso gonfia la rete la sensazione dei telecronisti di Five è anche la nostra: ci sarà stato sicuramente un tocco di qualche difensore del Milan che ha spiazzato Dida e invece no, il replay ci mostra che il portiere brasiliano ha fatto tutto da sé, 2 a 1 per l’Inter e situazione iniziale ribaltata. A quel punto i nerazzurri giocano meglio e il buon Barnes lo sottolinea più volte: a nulla servono i tentativi finali di Kakà e Ambrosini. Il risultato non cambierà più e alla fine le telecamere più che sui giocatori indugiano sul pubblico che se da una parte mostra tutta la sua gioia, dall’altra non può far altro che rammaricarsi per la sconfitta(a voi indovinare il nostro stato d’animo sul divano del salotto). Tornati in studio Di Matteo dà un giudizio finale sulla partita, mentre prima di trasmettere i gol delle altre gare viene mostrata la reazione di Laura Esposto – che ci è piaciuta nonostante un inglese un po’ stentato – al vantaggio rossonero e al successivo sorpasso nerazzurro. In complesso un giudizio assolutamente positivo per questo pomeriggio con “Football Italiano”, commenti pacati, la giusta ironia, nessuna polemica arbitrale. Bisogno proprio uscire dall’Italia per parlare serenamente di calcio italiano?
3. Il primo giorno dell’anno Alex Ferguson ha riacceso una polemica che in verità non si era mai spenta, fin dai tempi dei famosi “sandwich con i gamberetti” di Roy Keane. Parole dell’allenatore del Manchester United: “ Nella partita casalinga con il Birmingham sembrava di essere ad un funerale tanto il pubblico è stato silenzioso: non volava una mosca, proprio nel momento (lo United ha vinto con uno stentato 1 a 0 ) in cui più avevamo bisogno dei nostri tifosi”. Pronta, il giorno dopo, la replica di Colin Hendrie, che è a capo della Indipendent Manchester United Supporter Association : ”Ormai l’Old Trafford è stato trasformato in uno stato di polizia, sono gli steward che comandano. Non ti permettono nemmeno più di alzarti in piedi, al massimo qualche secondo dopo i gol e poi subito seduti. La maggior parte del pubblico vive nel terrore che uno steward lo venga a prelevare dal suo posto e gli requisisca un abbonamento annuale da 1000 sterline(possono farlo e l’hanno già fatto più volte all’Old Trafford). Con queste premesse, che clima pensa di trovare Ferguson all’interno dello stadio?”. Il problema è ormai risaputo. Dal 1990, cioè dall’applicazione del famoso Rapporto Taylor, gli stadi britannici sono profondamente cambiati, diventando più sicuri e più confortevoli. Allo stesso tempo l’atmosfera che tanto ci ha fatto innamorare di quel calcio si è via via persa. Le società – e questo non solo in Inghilterra- al tifoso ormai preferiscono il cliente, al fan autentico lo spettatore, al quale ormai si cerca di vendere un pacchetto completo di servizi (posto in tribuna allo stadio, pranzo al ristorante convenzionato, carta di credito della società). Il tifoso, come lo intendiamo noi, cioè quello che va in curva, si compra il panino al baracchino e si fa una pinta in qualche pub fatiscente, non interessa più. Salvo poi chiedere il suo supporto nei momenti di difficoltà in campo.

Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com

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