Gigi D’Alessio e Clementino come Jimi Hendrix

24 Marzo 2023 di Stefano Olivari

Il giornalista collettivo, dalla grande firma bolsa al trentenne che finanziato dai genitori pensa di diventare una stella di Twitter e/o Twitch, ha nell’inno di Mameli cantato da Gigi D’Alessio e Clementino prima di Italia-Inghilterra un bersaglio facile. Eppure la rivisitazione degli inni nazionali prima dei grandi eventi sportivi è tutt’altro che una rarità, senza contare la rivisitazione in generale con significati politici o anche soltanto musicali: Star Spangled Banner distorta dalla chitarra di Jimi Hendrix a Woodstock è il manifesto del rifiuto della guerra del Vietnam, ma si potrebbero fare un milione di altri esempi meno famosi. Prima del Super Bowl si è sentito davvero di tutto, dal country all’hip hop.

Fra l’altro Gigi D’Alessio e Clementino, che per i media sono fra i pochi napoletani (Clementino lo è di adozione, essendo nato ad Avellino) criticabili, nella loro versione quasi discotecara dell’inno nazionale hanno comunque rispettato la tradizione, che è quella di eseguirlo come se fosse una marcia. Poi le intenzioni di Michele Novaro non erano queste (gli storici della musica parlano di cabaletta, cioè un tipo di aria operistica), ma nel corso degli anni l’inno di Mameli e Novaro è diventato una marcia, non per merito o colpa di D’Alessio e Clementino.

Tutto questo per dire che a noi è piaciuta sia l’idea dei due artisti sia l’idea della FIGC di svecchiare l’inno, come progetto senz’altro meglio questo che naturalizzare argentini di seconda fascia. Il punto centrale della questione non è musicale, perché ognuno ha i suoi gusti, ma la natura profondamente reazionaria (ed in questo senso i twittatori di sinistra e quelli di destra sono davvero uguali, poveracci che vivono di miti passati: un Jimi Hendrix di oggi non sarebbe mai come quello di ieri) del web medio. Tralasciando il caso limite di Sergio Sylvestre, che in occasione di una finale di Coppa Italia si dimenticò le parole, per le loro interpretazioni prepartita dell’inno sono state linciate anche cantanti come Noemi e Arianna Bergamaschi. Ce la meritiamo, la banda del paese con il tenore fallito.

stefano@indiscreto.net

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