Giano bifronte

10 Febbraio 2012 di Fabrizio Provera

di Fabrizio Provera 
Anche la sconfitta, almeno nella pallacanestro, può avere il sapore del mito. A patto che si tratti di aristocrazia dei canestri. E quanto avvenuto nell’infuocata Nokia Arena di Tel Aviv, dove Cantù ha dovuto soccombere di fronte al Maccabi di Hendrix, Langford e Papaloukas, rimanda direttamente alla dimensione del mito. Intendiamoci sulle parole, anzitutto: per Mito noi intendiamo il sogno con cui l’anima di un popolo (e di una squadra, quindi di una comunità) racconta in chiave di affabulazione le eterne vicende che sperimenta e le profonde emozioni che vive. L’uomo cerca di comprendere questo Universo animandolo di mille esseri, di mille creature fantastiche. Il match di ieri, ma più in generale questa intensa e appassionante stagione della Bennet, ci ha rimandato direttamente al mito di Giano Bifronte: quello in cui si parla di un uomo dalle due facce, una davanti e l’altra dietro alla nuca, che potrebbe anche essere paragonato al presente e al futuro, al vecchio e al giovane, un’esatta contrapposizione di due mondi molto diversi.
Caliamo il mito di Giano dentro Cantucky? Semplice: pensiamo ai primi due quarti, all’ennesima dimostrazione di nobiltà agonistica del principe Basile, al Cinciarini che non ti aspetti nel primo quarto, a uno Shermadini che ha ormai preso confidenza coi parquet di maggiore lignaggio. Poi riflettiamo sull’apatia offensiva del terzo quarto, alla prestazione incolore dei ‘gemelli’ dell’Est, Micov e Markoishvili, meno 11 di valutazione e 5 punti in due: ecco una potenziale chiave tecnica di lettura, specie se pensiamo alle sontuose prestazioni di Vlado e Manu settimana scorsa al Pala(gladiatori) di Desio. 
Ne Il visconte dimezzato, di Italo Calvino, Medardo nella guerra contro i turchi becca una cannonata in pieno corpo, e questa lo divide in due parti. Ritornerà quindi al paese natale diviso in due: la parte sinistra, quella dove batte il cuore, la più buona, e la parte destra la più cattiva. Dobbiamo sperare che Cantucky rifletta sull’aspetto bifronte delle sue prestazioni di quest’anno, capaci di far sognare il suo popolo di fedeli, ma anche di manifestare vistose difficoltà. I momenti cruciali della stagione si avvicinano: in meno di due settimane la trasferta di Pesaro, le Final Eight di Torino e la sfida col Barcellona. Incontri che daranno le prime sentenze. 
Mentre all’orizzonte, come suggerisce il mai scontato Claudio Limardi, si profila un trasferimento a Desio, ci permettiamo di ricordare che Cantucky non teme accuse di tradimento nei confronti del Pianella: come ci ha insegnato Tolkien, Cantucky ama solo ciò che difende. E la sua terra è dove rivive lo spirito di combattente, il luogo dell’anima che difenderà sino alla fine.
 
Fabrizio B. Provera, 10 febbraio 2012
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