Pennetta da Hall of Fame

15 Ottobre 2021 di Stefano Olivari

Flavia Pennetta nella Hall of Fame del tennis? No, ma è sicura la sua nomination al prossimo giro insieme ad altri cinque ex campioni. La Pennetta, ora moglie di Fognini e casalinga meno disperata di tante altre (se tornasse in campo sarebbe una sorpresa enorme), non è certo un’intrusa al di là dello US Open vinto nel 2015 in finale su Roberta Vinci: è arrivata fino al numero 6 nel ranking mondiale di singolare e al numero 1 in quella del doppio (lì il suo secondo Slam, gli Australian Open 2011 in coppia con Gisela Dulko), ha conquistato 4 Federation Cup da protagonista con un clamoroso 25-5 di record, è stata costante ad alto livello per una decina di anni.

Notevole che fra gli altri cinque nominati ci sia il suo ex fidanzato Carlos Moya, ora guida di Nadal, oltre a Juan Carlos Ferrero, Lisa Raymond, Cara Black e la meravigliosa (un dovere morale seguirla su Instagram, la sua positività illumina le giornate) Ana Ivanovic, tuttora sposata con Bastian Schweinsteiger. Lo diciamo subito: siccome i nuovi hall of famer annunciati il prossimo gennaio saranno soltanto due, è chiaro ad ogni appassionato di tennis che sarebbe ingiusto preferire la Pennetta ad ex numeri 1 in singolare come Moya, Ferrero e la Ivanovic.

Ma già essere presi in considerazione dalla Hall of Fame di Newport è un grandissimo onore, visto che gli italiani lì presenti sono soltanto due, Nicola Pietrangeli e Gianni Clerici (non solo giocatori, quindi, per quanto l’immenso Gianni sia stato anche un buon tennista). In minima parte conta anche il voto popolare (fino al 31 ottobre si può andare a questo link), ma nemmeno noi tifosi della Pennetta, come del resto di tutte le donne che giocano da donne, usando tattica e intelligenza, riusciremmo a sostenere che la sua carriera sia stata superiore a quelle di Moya o della Ivanovic. A dirla tutta, pensiamo sia stata più forte di lei anche la Schiavone. Felici però per il riconoscimento nei confronti di chi ha rappresentato il tennis italiano in un’epoca ben diversa da quella attuale, quando ad altissimo livello i maschi quasi non esistevano.

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