Fine di Camila Giorgi

12 Agosto 2022 di Stefano Olivari

La sconfitta di Camila Giorgi contro Jessica Pegula negli ottavi di finale degli Open del Canada (a questo giro femminile a Toronto), fa fatica ad entrare nelle brevi dei giornali ma a noi interessa, perché l’abbiamo vissuta male. Perché forse significa la fine, almeno come ambizioni di altissimo livello, della carriera di una giocatrice esaltante. La Giorgi aveva infatti in scadenza i punti della vittoria a Montreal dell’anno scorso, l’unica in un torneo di questo livello, e da lunedì perderà più di 30 posizioni in classifica, passando dal numero 29 del ranking alla zona 65-70. Significa dover fare le qualificazioni quasi ovunque, tranne che per i tabelloni degli Slam.

Ieri sera abbiamo seguito in diretta su Supertennis ogni quindici della partita contro l’americana, che ben sintetizza grandezza e limiti della Giorgi: sempre padrona del gioco contro la numero 7 del mondo, la trentenne italiana ha vinto il primo set in rimonta dopo un cattivo inizio, ha con la testa quasi lasciato il campo nel secondo e nel terzo ha preso un break di vantaggio arrivando anche al match-point, prima di essere sconfitta dai suoi errori, aiutati dalla solita e solida regolarità della Pegula, avversaria mentalmente diversa dalla Raducanu (numero 10 del mondo, ma ancora per poco) e dalla Mertens battute nei primi turni, ma mediocre in rapporto alla classifica: Serena Williams lascia un tennis femminile davvero messo male, ai confini dell’inguardabile.

Poi la carriera di Camila Giorgi non è finita a Toronto, almeno speriamo che non sia così e che stravinca i prossimi US Open con due settimane in missione, come del resto fece la Raducanu dell’anno scorso (che partì addirittura dalle qualificazioni). Però questo crollo in classifica potrebbe per la prima volta farle pensare che il suo tennis, fantastico ma privo di variazioni di ritmo (non il mitico piano B, che quasi nessuna ha, giusto qualche colpo interlocutorio), le consente spesso di battere le migliori però quasi mai di superare i momenti difficili.

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