Fiamma ossidrica

25 Gennaio 2008 di Stefano Olivari

Pagelle esse esse di Oscar Eleni sulla terra di confine marchigiana, quella di Cingoli, riposando le stanche membra sotto il campanile duecentesco di Sant Esuperanzio prima di andare a trovare Nazareno Rocchetti, scultore, pittore, ma conosciuto in una vita precedente quando manipolava i muscoli di campioni come Gelindo Bordin, Gabriella Dorio, Simeoni o Mennea, il meglio di uno sport che, come dice lui, è Harvard nei confronti degli altri che vanno spesso al CEPU. Lavora a Cingoli, provincia di Macerata, 631 metri sopra il suo mare, ma espone anche a Milano perché adesso dipinge con la fiamma ossidrica. Ci è venuto in mente di andare a vedere questo fuoco e bevendo rosso duro sui salumi marchigiani abbiamo pensato che la fiamma ossidrica la usano anche nel povero basket, ma non per tirare fuori un’opera d’arte, soltanto per bruciarti le ascelle. L’Europa ha detto che Siena e Roma possono passare alla porta d’oriente insieme a 4 spagnole, 3 greche, 2 lituane e anche una coppia turca, poi CSKA, Maccabi dal gioco indecifrabile e il Partizan Belgrado in omaggio all’unica scuola che ancora produce giocatori, allenatori, sembra vivace anche se poi Serbia, Croazia, Slovenia e dintorni vengono regolarmente saccheggiate. La logica del sciur padrun che va a cercare quello che non è capace di produrre perché in Italia, ad esempio, pagano tanto dei brocchi senza l’anima, ma guai a spendere un tallero in più per gli allenatori delle giovanili. Si accontentano di quello che costa meno, lasciano da parte chi avrebbe ancora energia per insegnare. Le cose vanno in questo modo e non è un caso, cara gente, che due recenti finaliste scudetto, Milano e Virtus Bologna, ora siano non soltanto in vendita, ma allo sbando ideologico. Tutte e due hanno cambiato allenatore facendo diventare sogni di altri quello che adesso è il loro incubo. Pagelle e non se ne parli più, pagelle esse esse visto che siamo sulla Settimana Sportiva, non prendete paura davanti alle sigle, sarebbe come prendere sul serio certi passerotti che si credono aquile fra Barcellona e Cologno.
10 A Rodrigo DE LA FUENTE nuovo soldato nell’armata romana di Repesa, un tipo di uomo che Barcellona ha onorato nel migliore dei modi ritirando la sua maglia, che tutti considerano un bel combattente, uno in gamba, insomma uno che, nella confusione che hanno fatto a Treviso in questi due anni, hanno tagliato il prima possibile, ma c’è ancora chi preferisce certi ganci. Poi lo considerano un genio.
9 A Mario BONI perché fra le voci bianche della TV-lecca lecca si lascia portare dall’estro e anche se dice cose da paura sembra proprio divertente, perché ha il senso del gioco e spesso dice pure la verità negata a chi usa il glossario tranquillo, vidimato buffamente in un’ eclisse di ascolti.
8 A CAPO d’ORLANDO circondata da squaletti rosa che vorrebbero prenderle Diener, che vorrebbero destabilizzare una delle squadre che più ha divertito nell’inverno dei cesti. Milano ha bisogno di questo ragazzo uscito da una malattia gravissima con una determinazione che manca ai fuscelli di casa, ma anche Siena ne aveva necessità prima di orientarsi altrove, poi, come sempre, per alzare il gioco, si fa avanti chi non ha neppure un centesimo per pagare gli uscieri.
7 A Carlo RECALCATI perché non esiste in Italia uno più paziente di lui davanti a tante promesse non mantenute. La sua fortuna è che non deve mai chiedere la fiducia agli stessi che gli negano persino la carta carbone per mandare in giro programmi tecnici di sviluppo.
6 A Simone PIANIGIANI perché questo è il momento per dirgli che gli farà benissimo dormire un po’ di più, allenarsi nel silenzio, senza ricevere tutti i chierichetti con turibolo che hanno paura di non essere considerati come i veri depositari del verbo nel gioco corna o in quello maglietta.
5 All’alpino MATTIOLI, consigliere federale finito sul tavolo operatorio per sistemare il cuore dopo i veleni dell’Europeo, perché appena i medici lo hanno congedato si è rimesso a trottare convinto di poter avere la giusta vendetta sulle iene da corridoio. Pensi alla salute. Tanto non cambia nulla. Parlano anche quelli che troncano i buoni progetti per difenderne di abominevoli.
4 Ad Andrea BARGNANI anche se ha fatto un partitone contro Boston, peccato che alla fine non si notasse troppo, ma cosa conta per chi ha bisogno della NBA per mettere in salamoia questo basket di casa loro, perché ci ha già fatto sapere che in estate lui andrà a lavorare in funzione Raptors non di Azzurra.
3 A BONICIOLLI e FINELLI perché, durante le finali di coppa Italia, dove Avellino e Montegranaro saranno protagoniste, terranno un clinic tecnico convinti che qualcuno riconosca finalmente il loro talento, mentre tutti sappiamo, dopo lettera con ricevuta di ritorno, che ad Avellino il basket era già stato inventato prima, mentre a Montegranaro, vi direbbero nei dintorni Virtus, andava benissimo anche Pillastrini. Voi credete negli altri, ma il plotone invidia non sopporta.
2 A Dusko IVANOVIC tormentato auriga di un Barcellona che non gli va dietro, che lo soffre, che non vede l’ora di salutarlo con fazzoletti bianchi come i tifosi del Palau dopo la sconfitta con Roma. Certo Messina non sarà più dolce.
1 Alla FORTITUDO che naviga sul vascello fantasma perché da quando si è separata dal grande sire, da quando ha congedato gente che lavorava al meglio, un Puglisi tanto per citare nomi a caso, non trova più neppure la fortuna. Credeva di aver scoperto in Thomas uno vero, ora non sa più chi sia. Credeva che viaggiare in coppa fosse facile, salvo poi trovarsi con cibo avariato sullo stomaco.
0 A PILLASTRINI e PASQUALI dopo il cambio delle consegne sulla piazza grande della Virtus perché il primo si dichiarava amareggiato per aver perso il posto quando era pronto a raccogliere, cosa caro Pilla?, mentre l’altro ha ammesso di essere entrato nel sogno salvo poi scoprire che i problemi della Vu nera sono mentali più che tecnici. Bella scoperta e brutto sogno.

Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it

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