Facebook Instant Articles, la nostra salvezza

18 Febbraio 2016 di Stefano Olivari

Gli Instant Articles di Facebook forse, e sottolineiamo forse, salveranno il giornalismo. Di più: potrebbero addirittura introdurlo in tutti quei paesi, come il nostro, dove finora è stato possibile soltanto alle dipendenze di un padrone svincolato dal mercato perché il giornale gli serviva per difendere altri suoi interessi. Più concretamente gli Instant Articles forse salveranno noi dalla disoccupazione, che nel giro di pochi anni riguarderà anche realtà insospettabili. Ma perché questo momento di speranza-esaltazione? Perché l’azienda creata nel 2004 da Mark Zuckerberg ha anticipato che il prossimo 12 aprile il programma sarà reso disponibile non soltanto agli editori ‘veri’ (sempre di meno e sempre meno veri) ma genericamente ai publisher. Parola che significa sempre editore, ma che nel web ha un’altra accezione: in sostanza a tutte le persone con un loro sito o comunque con un seguito sul web. Di seguito il comunicato di Facebook, evidenziando in grassetto le frasi secondo noi chiave, poi le nostre considerazioni sugli Instant Artcles (spiegazione del nonno multimediale: quegli articoli che si leggono all’interno di FB, senza il link che rimandi al sito esterno del Corsera o della Repubblica della situazione).

Facebook annuncia che il 12 Aprile, in occasione dell’annuale conferenza di Facebook F8, il programma Instant Articles verrà reso disponibile per tutti gli editori – indipendentemente dalla loro dimensione e ovunque nel mondo. Fino ad oggi, abbiamo lavorato con poche centinaia di editori in tutto il mondo per realizzare un’esperienza di lettura incredibilmente rapida e immersiva su Facebook. In parallelo al lavoro di miglioramento di Instant Articles, abbiamo anche lavorato alla creazione degli strumenti necessari all’apertura di Instant Articles. Abbiamo costruito Instant Articles per rispondere ad un problema specifico – il caricamento lento di pagine web da mobile rende infatti problematica per le persone la fruizione delle news dai propri smartphone. Questo è un problema che riguarda gli editori di qualsiasi dimensione, specialmente quelli che si rivolgono ad un pubblico per cui una connessione lenta rappresenta un problema. Partendo da questo presupposto, fin dall’inizio il nostro obiettivo è stato quello di poter rendere disponibile Instant Articles per tutti gli editori e siamo quindi molto felici di poterlo fare in un modo che rende il raggiungimento del proprio pubblico più semplice e veloce per gli editori. Media e giornalisti sono parte integrante di Facebook, e per questo siamo impegnati nella creazione di prodotti in grado di offrire la migliore esperienza possibile agli editori e ai loro lettori. Con Instant Articles, gli editori hanno il pieno controllo sull’aspetto delle proprie storie, dei dati e della pubblicità. Hanno la possibilità di vendere gli spazi pubblicitari in modo diretto e di trattenere quindi il 100% dei profitti, di tracciare i dati sugli annunci pubblicati tramite i propri sistemi di misurazione pubblicitaria, o possono monetizzare i loro contenuti attraverso Facebook Audience network. In aggiunta, gli editori possono utilizzare i propri già esistenti sistemi analitici basati sul web per tracciare il traffico degli articoli o utilizzare i provider di terze parti. Possono fare tutto questo accedendo a una suite ricca di strumenti multimediali per creare storie dinamiche e interattive, che verranno caricate velocemente ovunque su Facebook, indipendentemente da dove nel mondo si trovino i lettori. Abbiamo reso facile l’adesione al progetto da parte degli editori costruendo un sistema basato su strumenti che già utilizzano. Instant Articles utilizza infatti i linguaggi del web e lavora con i sistemi di gestione di contenuti degli editori, e abbiamo registrato uno standard aperto facilmente adottabile dagli editori. Incoraggiamo tutti gli editori interessati a rivedere la nostra documentazione e prepararsi per la disponibilità in aprile, a quel punto saranno in grado di condividere questa esperienza veloce e interattiva con i propri lettori. L’obiettivo di Facebook è di connettere le persone con le storie, i post, i video e le foto più significativi per loro. L’apertura di Instant Articles consentirà ad ogni editore di raccontare alle persone in tutto il mondo storie che si caricano velocemente. Con Instant Articles, gli editori possono fare tutto questo mantenendo il controllo sull’esperienza, sugli annunci pubblicitari e sui dati.

Prima considerazione: Facebook preferisce trattare con una massa di piccoli (microservi, per citare l’immenso Douglas Coupland) che con pochi grossi editori, le loro rigidità e le loro strutture. Sempre meno persone leggeranno ‘quel’ sito o ‘quel’ giornale, sempre più invece sceglieranno una firma, per piccola e targettizzata che sia.

Seconda considerazione: Facebook ha come stella polare il trattenere all’interno del suo ambiente le persone, prima ancora che massimizzare i profitti nel breve. Di qui il riferimento alla gestione indipendente della pubblicità di parte della pagina (facendola gestire a FB invece si lascia sul campo il 30%, percentuale comunque onesta e da concessionaria classica). Vogliamo vedere di fronte a una modifica unilaterale di questa condizione, magari fra un paio d’anni, come reagirà chi è già inserito nel sistema…

Terza considerazione: l’enfasi sulle ‘difficoltà di caricamento’ ha un un non detto abbastanza pesante, cioè l’invito a superare i vecchi siti web per integrarsi pienamente in Facebook o addirittura nascere su Facebook. Il vecchio www.indiscreto.info della situazione sarà quindi soltanto una vetrina, un biglietto da visita, o poco più.

Quarta considerazione: in attesa di conoscere i dettagli tecnici del programma allargato, è prevedibile una reazione scomposta dei ‘vecchi’ media e dei loro padroni. Che rispetto a Zuckerberg hanno il pregio di essere più padroni e non uno solo, ma anche il difetto di intervenire sui contenuti in maniera diretta. Aspettiamoci quindi qualche tromboneggiamento sulla libertà di stampa o sul Grande Fratello, da parte magari di gente che spesso ha rubato sulle note spese o accettato qualsiasi tipo di raccomandazione.

Quinta considerazione: la censura non scomparirà, anzi. Se finora non dovevi toccare l’interesse del padrone  per quanto riguarda politica o aree edificabili, adesso che formalmente il padrone non c’è bisognerà sottostare a una sorta di pensiero unico mondiale. Essere cacciati dalla versione attuale di FB, come privati, è molto facile se si toccano certi temi (non gli schemi di Mancini o il futuro di Mandragora, ovviamente), non è quindi nemmeno ipotizzabile una libertà totale quando da persone fisiche si diventa publisher. Insomma, converrà sempre avere un proprio sito esterno a Facebook.

Sesta considerazione: con buona pace di chi da decenni sdottora di target, ancora oggi la pubblicità web è venduta su click e criteri quantitativi, anche se con parametri diversi da un settore merceologico all’altro. La tentazione, anzi la certezza, è che tutti tenderemo a parlare di argomenti popolari (quindi sempre degli stessi) e con un taglio molto più aggressivo, anche contro il nostro pensiero e la nostra indole, per generare reazioni e controazioni. Meno articoli su Socrates, più articoli su Calciopoli.

Settima considerazione: molti giornalisti, a partire da noi, avranno amare sorprese. Essere letti all’interno di un giornale-marchio è diverso che essere ‘cercati’ da gente che quotidianamente ha mille altri stimoli. Questa svolta è un’opportunità, non certo una garanzia. Ancora quindi malediciamo la spocchia con cui negli anni Novanta nemmeno leggevamo le offerte di lavoro da parte di banche e assicurazioni.

Ottava considerazione: meglio dipendere dai lettori, sia pure filtrati e schedati da Zuckerberg, che dagli editori italiani.

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