Calcio

Dodicesimo uomo a casa

Stefano Olivari 30/11/2009

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di Stefano Olivari
Chi non deve vendere abbonamenti lo può dire senza problemi: la lotta per lo scudetto è finita e per qualche mese rimarrà mediaticamente in vita solo per la scaramanzia dei tifosi interisti e la furbizia di chi deve comunque far sognare quelli juventini e milanisti di bocca buona. Pronti alle tabelle scudetto di Del Piero e di Leonardo, con importanti pennellate del giornalista raccogli-pareri, rimangono quei temi collaterali che ci consentono di arrivare alla fine del mese. Primo fra tutti il razzismo,
visto che le discriminazioni come è noto riguardano solo il calcio e solo il colore della pelle (non il ceto sociale, quello politico-culturale, le preferenze sessuali, l’età, l’aspetto fisico, eccetera): argomento perfetto per il temino del giornalista sportivo a cui lo sport sta stretto, degno dell’immortale ‘i progressi della scienza non devono far dimenticare la centralità dell’uomo’. La solita polverosa premessa per sottolineare come la vicenda dei cori contro Balotelli venga astutamente presentata come una contrapposizione fra ultras cattivi ed una presunta massa illuminata. L’astuzia nell’astuzia è poi circoscrivere il discorso alla Juventus, in modo da far scatenare sia tifosi bianconeri che antipatizzanti. A parte il fatto che Mourinho magari risolverà tutto con la consueta eleganza (forte con i giovani, guardingo con i vecchi), non portando probabilmente Balotelli a Torino, tutta questa campagna mediatica ha almeno due effetti negativi: a) mettere le società nelle condizioni di essere ricattate dagli ultras, come ai tempi d’oro della responsabilità oggettiva (petardo di Sanguin e tutto il resto); b) far sentire migliore chi non va in curva ma tutto sommato accetta il principio che si debba comunque ‘dare fastidio’ agli avversari insultandoli. Dire figlio di puttana va bene, usare il fischietto va benissimo, deridere chi è in difficoltà è perfetto. Però buuu no, non si può. Bisognerebbe parlare di etica sportiva e di spettatori che fanno schifo per il modo in cui si accostano alla partita, invece il fanciullino che è in noi scrive che il razzismo è brutto (come le guerre, l’ipocrisia, l’evasione fiscale, le ragadi anali). Inutile dire che siamo dalla parte di Balotelli e che il colore della pelle non c’entra: da buttare, o almeno da lasciare a casa, è proprio il dodicesimo uomo in campo.

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