Diciotto milioni e venti punti

20 Giugno 2010 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Gli autografi di Peterson, i Mabuse dell’antidoping, la contestazione a Bucchi, l’addio di McIntyre, lo spazio per Melli e gli azzurri che non fanno squadra.

Oscar Eleni dalla tana dello sceriffo, un angolo di meditazione affidato ad un simpatico egiziano dove un tempo c’era la Milano craxiana. Il musicista che sventra la sua pizza ha in mente una musica che noi non sentiamo, sembra pazzo, ma forse siamo noi fuori di testa dopo aver visto al Forum, nell’epilogo della stagione dove Siena ha vinto il suo quarto scudetto consecutivo, quinto della storia, la scena madre degli inquisitori del doping, la fila di bambini per avere un autografo da Peterson, la muraglia del tifo verde così vivace rispetto a quella della Milano che per difendere Bucchi ha bisogno del suggeritore.
Dicevamo dei catecumeni inviati da Roma, ma non dite che Petrucci lo ha fatto apposta perché quelli del doping annusano piscio ad ogni ora, senza bisogno di mandanti vendicativi, tipi che al cinema abbiamo visto nella trasposizione del Nome della Rosa, i feroci ricercatori di verità nel convento dove Umberto Eco ha raccontato la vita di ieri e anche di oggi. Erano rabbiosi ed insensibili perché pretendevano che i sorteggiati per le provette, cominciando da McIntyre il mago, rinunciassero ad andare sotto la curva dei tifosi per festeggiare lo scudetto perché loro avevano fretta di andarsene via da quella baraonda. Il medico di Siena che vedeva così agitato il più truce dei due, un tipo da WADA a quel paese, gli ha detto di fare rapporto spiegando bene che alla fine di una partita che dava il massimo trionfo sportivo nel campionato i giocatori preferivano abbracciarsi, festeggiare, saltare e ballare con tifosi, mogli, figli, piuttosto che seguire i Mabuse dell’antidoping. Quelli non sanno proprio cosa sia lo sport e la sua fatica, a loro piacciono le carni rosolate sul rogo e non è vero che lo fanno per la salute dei campioni, lo fanno per la paghetta, lo fanno perché non vedono l’ora di dare una palla buona agli invidiosi. Certo che i bari vanno smascherati, ma esistono anche tempi e maniere per farlo.
Dicevamo del Peterson assalito per farsi firmare un autografo. Come mai? Già, bisognerebbe chiederlo a quelli che invece distribuivano volantini contro il Bucchi che si è riparato dietro il Forum dell’assurdo dicendo che era contestato perché non faceva giocare Becirovic. Noi ci saremmo fermati al gioco perché era quello a non dare mai emozioni. Lui come tanti altri discreti allenatori di scuola italiana, non certo il tipo di uomo che piace alla stessa piazza dove si ricordano gli allenatori personaggio e non quelli abbastanza bravi. Crudeltà della nuova era per i circenses. Non senso, dirà qualcuno, perché se non lasci crescere non avrai mai la pianta e i suoi frutti. Può essere, ma la storia va studiata anche da chi mette 18 milioni di euro, proprio come Siena, per arrivare a venti punti dai campioni sul campo e nella classifica.
Epilogo al Forum portando ancora oltre 9000 spettatori. Viene rabbia pensando che basterebbe davvero poco per averli sempre in tribuna, soprattutto adesso che con i ritardi per i lavori al Palalido si scopre che non esiste un campo disponibile in città e, in caso di Forum occupato, si dovrà chiedere ospitalità a Desio o Monza. Siena che ha vinto sa già come rinnovare e sa benissimo che se tiene Sato con Stonerook la sua pianta sarà ancora la più bella perché McIntyre era magico, ma lo ha capito lui stesso che sul palco per il premio al migliore voleva portarsi il principe africano e anche cespuglione che, ci hanno confermato, non sarà nell’elenco dei 16 che Pianigiani presenterà il 28 e il 29 a Monza come prescelti per la sua prima avventura con la Nazionale. Una figlia che, metafora da “filosofo” di Verità bugiarde, ti dà gioia quando nasce, ma poi diventa un tormento perché nella stessa foresta federale ci sarà chi la porterà a bere troppo presto, chi cercherà di deviarla, per non parlare dei ragazzi che cercheranno di vestire i suoi colori.
Su Milano il mistero della genialità di chi nelle sue cose vorrebbe fare tutto rischiando d’inciampare sulla coda. Da confermare sicuramente Maciulis, Rocca, Mordente e Mancinelli, da valutare meglio Petravicius, o almeno la sua schiena, per il resto andremmo a cercare un vero regista, un’ala forte da battaglia europea e non da battaglia alla neuro e se davvero si sta trattando per un talento come il giovane Nicolò Melli allora ci dovranno essere garanzie che potrà imparare perché non è pronto per il grande salto, perché ha bisogno di spazio e lezioni serie. Su Monroe, l’unico davvero interessante nella pesca finale, si potrebbe fare anche un discorso serio se il suo fisico darà garanzie, tanto per non cominciare con la scusa degli infortunati che intralcia quando si cerca la verità e Milano questa verità non l’ha mai cercata e forse non la cercherà neppure domani.
Per adesso ci lasciamo, chiudiamo sul discorso scudetto e magari amplieremo quando ci sarà la lista degli azzurri dove, purtroppo, ci dicono, devono entrare i pochi che abbiamo, anche quelli che non fanno squadra, che sono impostori, tromboni e ignoranti come dicono oggi dei giocatori di calcio francesi quei cronisti che non li possono proprio sopportare.
(4 e fine come previsto anche se la pantera senese Cappelli ci aveva tirato nella trappola per odio verso l’Aquila, per una vendetta che non meritavamo anche se la colpa di quella previsione per un 4-1 finale con Milano vittoriosa in gara tre è tutta della nostra voglia di amare ancora il basket e quella smania ci ha fatto andare oltre la logica del meno 20, la logica dei grandi di Pianigiani, sperando che l’Armani trovasse Arianna prima del Minotauro).
Oscar Eleni

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