Debiti d’identità

16 Marzo 2009 di Alec Cordolcini

di Alec Cordolcini

1. Qualche appassionato di campionati nordici e di favole calcistiche ricorderà con piacere l’avventura dell’Assiryska, la squadra svedese rappresentante della comunità assira (la cui provenienza si divide tra Turchia, Iran, Iraq e Siria) nella terra di re Carlo XVI Gustavo che nel 2003 riuscì ad arrivare a giocarsi la finale di coppa di Svezia, poi persa contro l’Elfsborg. Un club dove concetti quali comunità e senso di appartenenza erano per ovvie ragioni anteposti al mero risultato sportivo. La bella storia degli assiri, dalle cui fila il più importante giocatore emerso è stato l’attuale centrocampista dell’Ajax Kennedy Bakircioglu (il cui cognome in lingua assira significa pressappoco “forgiatore di metalli”), è finita poco dopo con la retrocessione dall’Allsvenskan e lo spettro del fallimento, scampato per un soffio. Oggi militano nel Superettan, la serie cadetta svedese. Fino a poche settimane fa in Olanda esisteva una società dai principi molto simili a quelli dell’Assiryska: si chiamava Türkiyemspor e rappresentava la comunità turca ad Amsterdam. Origini inequivocabili già dal logo, che vedeva nella parte inferiore un pallone e in quella superiore la bandiera turca a sinistra, quella olandese a destra, e al centro le tre X simbolo della capitale olandese. Il club ha recentemente chiuso i battenti causa debiti per oltre 100mila euro, una cifra considerevole per una società amatoriale iscritta alla Hoofdklasse, la Serie C d’Olanda. A nulla è servito l’intervento del consolato di Turchia; il ritiro del Türkiyemspor è stato immediato, facendo calare il sipario su un altro piccolo pezzo di storia del calcio di Amsterdam.
2. Roda-Utrecht dello scorso 8 marzo è una partita la cui visione sarà assolutamente da vietare quando inizieranno le trattative con le emittenti olandesi per i diritti televisivi, che in Olanda ammontano a circa 60 milioni di euro (poco meno della metà di quanto incassa il solo Milan) da dividere, in proporzione a bacino d’utenza e risultati sportivi, tra tutte le 18 società di Eredivisie. Roda-Utrecht era la sfida tra una società in piena crisi, quella di Kerkrade, e una di metà classifica che grazie al cambio di allenatore (via Van Hanegem, dentro Du Chatinier) ha trovato maggiore stabilità senza per questo abbandonare la vetta della classifica, detenuta da ormai tre stagioni, quale squadra meno divertente del campionato (in Olanda si danno i voti, da 1 a 10, a ogni partita e poi si genera l’amusementswaarde, il coefficiente-divertimento). Il risultato è stato uno 0-0 dove il primo tiro in porta dei padroni di casa è arrivato al minuto 65 grazie ad una punizione di Marcel de Jong. Il resto è facile da immaginare. La cosa più bella è stato lo sferzante commento dato dal commentatore di Voetbal International: “una tombolata di mezzogiorno in un ospizio per anziani avrebbe regalato maggior ritmo e più emozioni”.
3. Non poteva essere quindi l’Utrecht l’avversario più indicato per poter mettere fine alla striscia di imbattibilità dell’Az Alkmaar, che proprio grazie alla vittoria di ieri al Galgenwaard ha portato a 24 il numero di risultati utili consecutivi in Eredivisie, migliorando il proprio precedente primato (23) stabilito nella stagione 80/81, quella mitica del titolo nazionale conquistato dai vari Kist, Tol, Spelbos, Metgod, Hovenkamp e Peters, quest’ultimo futuro centrocampista di Genoa e Atalanta. Ma gli interpreti di oggi non sono da meno: De Zeeuw, Schaars, El Hamdaoui, Martens, Romero, Dembele, Ari, Mendes Da Silva, Moisander, Luijckx, Pocognoli. Non c’è giocatore, anche in panchina (vedi Pellè, solo 3 gol – tra cui una doppietta – ma che hanno portato 6 punti), che non meriti di vincere questo campionato.
4. La crisi è nera e reale. Nella Eerste Divisie olandese la metà dei club sono a corto di liquidità. Accade così di leggere storie come quella di Sjors de Bruin, 22enne portiere del Top Oss che a fine stagione saluterà squadra e mondo del pallone. Il motivo? Ha trovato un lavoro impiegatizio presso un’azienda locale. Posto di lavoro sicuro, stipendio discreto, possibilità di carriera e soprattutto il vantaggio di non doversi reinventare a 35 anni quando il calcio ti mette in pre-pensionamento.
5. Non abbiamo mai parlato di calcio femminile. Dallo scorso anno è nata la Vrouwen Eredivisie, campionato nazionale che raccoglie 7 sezioni femminili di altrettante società professionistiche: Az Alkmaar, Utrecht, Ado Den Haag, Willem II, Twente, Heerenveen e Roda. Dalla prossima stagione potrebbe arrivare anche il Feyenoord, per fornire nuovo impulso ad un movimento che dal 1985 a oggi ha visto incrementare le donne giocatori da 38mila a 77mila. Una crescita in linea con quella di molti paesi europei, nordici in primis. Per la prima volta nella storia ci sarà anche l’Olanda, vincitrice ai play-off contro la Spagna, alla fase finale di un campionato europeo, che si disputerà in Finlandia nel 2009. La parola al commissario tecnico delle oranje Vera Pauw. “Il calcio femminile non è un altro sport rispetto a quello maschile, ma è come se lo fosse. Il nostro campionato viene guardato da circa 70mila persone all’anno, e sono considerati numeri molto scarsi. E’ vero, se questi vengono paragonati alle cifre degli uomini. Non lo è se si considera che l’hockey o la pallavolo maschile raccolgono poco più della metà dei nostri spettatori. Nessuno però si azzarda ad affermare che queste due discipline non siano degne di essere seguite”.
(in esclusiva per Indiscreto)
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