Day senza match

12 Ottobre 2007 di Stefano Olivari

Prima o poi doveva succedere e infatti sabato scorso è successo. Per la prima volta nella storia della Prima Serie inglese (la ultrafamosa Premier League) solo una partita è stata giocata al sabato pomeriggio alle 15.00, facendo a tutti tornare un po’ di nostalgia per i bei tempi andati (a noi capita spesso, sarà l’età). Infatti solo Aston Villa–West Ham è stata giocata nel canonico orario pomeridiano inglese, mentre tutte le altre partite sono state o anticipate o posticipate. Manchester United–Wigan ha aperto il turno, sabato alle 12.45 ora locali, per il primo anticipo di Sky. Tutti gli altri incontri, per vari motivi, sono stati giocati di domenica. Arsenal-Sunderland ad esempio è stata rinviata per i lavori che il comune di Londra sta facendo sulla linea metropolitana della Victoria Line e quindi si è preferito non far coincidere la partita con il giorno clou per lo shopping. Reading-Derby County e Fulham-Portsmouth erano già state poste nel palinsesto domenicale, sempre per motivi televisivi. A questi scontri si sono aggiunti Manchester City-Middlesbrough – inizialmente addirittura programmata per il prossimo 11 maggio ma in quei giorni il City of Manchester si dovrà preparare per la finale di Coppa Uefa – e tutte le partite delle squadre impegnate il giovedì precedente nella seconda coppa europea: Tottenham, Bolton, Everton e Blachburn Rovers. Sabato sera, poi, è stato difficile anche il lavoro per il povero Gary Lineker con il suo Match of the Day, con due sole partite da mostrare ai telespettatori in più di un’ora di trasmissione. Lì tra l’altro le cosce lunghe delle starlette e gli infiniti discorsi da moviola non fanno così tanta audience, quindi la mancanza di partite si è fatta sentire ancora di più.
Nelle scorse settimane il famoso Times ha pubblicato una classifica sulle cinquanta maglie di squadre di calcio più belle di sempre. All’inizio ci siamo detti: ”la solita classifica alla Nick Hornby che riviste e giornali fanno quando non sanno cosa scrivere”. Ci sono quotidiani che inventano tornei al computer fra squadre degli ultimi quarant’anni e c’è chi mette classifiche su maglie e momenti storici del calcio: riempire uno spazio è sempre difficile. Poi però sfogliando la classifica stessa ci siamo fatti sempre più prendere, da feticisti dei colori delle squadre quali siamo. Ad esempio dalla famosa maglia anni ‘60/’70 del Dukla Praga, quella che, nella versione da trasferta, è stata messa in una canzone del gruppo punk dei primi anni ’80 “Half Man Half Biscuit” e che è diventata un mito per tutti gli appassionati di Subbuteo (n. 50 nella classifica). Oppure dalla divisa della Scozia del 1967, quella di Denis Law, quella che ha espugnato Wembley, un anno dopo il trionfo mondiale inglese (46). O ancora, il QPR del 1969, la maglia indossata da Rodney Marsh (17), il Celtic della finale di Coppa Campioni con l’Inter nel 1967, splendida divisa biancoverde a strisce orizzontali senza numeri sulla schiena (8). E cosa dire della semplicità del Liverpool negli anni ’60 (5) e dell’Olanda del 1974 e 1978 (4), la nostra preferita? Ah, alla fine la competizione è stata vinta dal Brasile del 1970. A dire il vero, non è questa l’unica classifica che lo vede al primo posto.

Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com

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