Critiche in buona fede a Ferrara

24 Giugno 2009 di Stefano Olivari

Non conosciamo tanti allenatori italiani che abbiano rinunciato ad 800mila euro netti per una questione di principio: di sicuro Corrado Orrico (la cifra era poco più della metà, ma eravamo anche nel 1991), forse pochi altri. Nemmeno Antonio Conte lo ha fatto, visto che l’ingaggio concordato con il Bari gli verrà corrisposto (nonostante ci siano i margini legali per una guerra, visto che il contratto non è stato ancora depositato in Lega) fino all’ultimo euro. Portando la situazione al punto di rottura Conte più che sul presente e sull’entusiasmo di un Bari neopromosso in A ha investito sulla sua carriera, per non farsi sporcare il curriculum da un esonero già scritto a meno di non avere in mano una rosa rivoluzionata (almeno dieci acquisti, c’è chi dice quindici, erano stati chiesti ai sedicenti Kennedy di Bari: autodefinizione del più famoso dei Matarrese). Modesto retroscena, a disposizione anche di chi non frequenta il ristorante più inquadrato dalle telecamere di Sky in cambio di non si sa (o si sa) cosa: come allenatore della Juventus 2009-2010 Conte era sponsorizzato dal mondo moggian-lippiano, definiamolo così (in realtà Lippi si sta allontanando dalla casa madre, con modalità di cui parleremo), molto più di Ciro Ferrara e di Gasperini messi insieme. La dirigenza bianconera lo sapeva benissimo e sulla scelta di Ferrara, che magari si rivelerà geniale, ha influito proprio la questa considerazione. Altri personaggi ed interpreti della vicenda: Giorgio Perinetti, direttore sportivo del Bari e da sempre vicino a Moggi (ai tempi di Siena avevano il loro ‘uomo di calcio’ De Canio allenatore, con Conte vice), il c.t. tirato in ballo spesso a sproposito (con un Mondiale positivo andrebbe in pensione senza più sputtanarsi), i giornalisti che parlano di coraggiosa ‘rinuncia’ di Conte in modo da non bruciargli l’immagine in vista di una Juve prossima ventura. La piccola Juve pugliese (preparatore atletico è Ventrone, per dire) gli stava stretta, ma per quella grande forse ha sbagliato i calcoli. Facile previsione: c’è da aspettarsi un ‘giornalismo’ molto critico nei confronti di Ferrara.

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