Basket
Come la Cidneo di Sales
Oscar Eleni 20/01/2020
Oscar Eleni sotto il ponte scozzese di Sligachan cercando il re delle fate che fece tornare bella l’amazzone Fiona sfigurata da una caduta, con il cavallo imbizzarrito, come le bestie che chiedono a Zaniolo di saltare, ai mostriciattoli che si azzuffano, accoltellano e si ammazzano. Il futuro sposo che l’attendeva all’altare la ripudiò. Il re, immergendola nell’acqua sotto l’Old Bridge in pietra, le ridiede l’antica bellezza come stanno facendo le ragazze dello sci che saranno valanga prima dei maschietti.
Servirebbero un fiume ed un re del genere magari alla Milano del basket, al Napoli calcio, a chi non ha visto quel bambino piangere al San Paolo mentre Insigne crossava alla luna, alla federazione che ha dimenticato il silenzio per Anastasi onorato come si deve soltanto dalla Juventus, dall’Inter col lutto, da Guido Borghi con un necrologio nel ricordo dell’affetto che suo padre, il grande ingegnere che inventò la IGNIS, aveva per questo attaccante dal tocco vellutato e dal cuore grande.
Ci sarebbe piaciuto anche un ricordo più ampio del Bergamaschi mediano del Milan anni cinquanta, poi della Sampdoria, così paziente con la mascotte petulante. Ma sono tempi dove gli spazi che vorremmo vedere occupati si sono fatti più stretti e sarà per questo che non trovi le classifiche sotto i risultati di certi sport, sono tempi dove si risparmia su tutto, anche sulla nota tempi supplementari come fanno nella Lega basket, ora alla ricerca di uno specialissimo re della fate che possa ridarle la bellezza dopo essere stata ripudiata dal presidente federale per molte cadute da cavallo, anche se, in molti casi, era più un asino di bassa statura.
A Milano pensano che il loro re delle fate si chiami Ibrahimovic dopo aver trovato una magia nei tempi di recupero per battere la bella Udinese guidata da un tecnico di qualità, saggio abbastanza per dire a tutti che la ribalta al prezzo di dover ascoltare tutti gli imbecilli del sistema non gli è mai piaciuta. Forse è così, di certo questo veterano che a casa sua, in Svezia, vede abbattere le statue dove lo celebravano fino a poco tempo fa, sic transit, sul campo non si risparmia e ci mette la testa, i piedi come nella transizione per il gol vincente.
Magari capitasse la stessa cosa ad Ettore Messina che affascina sempre quando parla e spiega perché l’allenatore deve diventare un rompi nell’allenamento per ripetere anche dieci volte l’azione che non viene bene. Be’, qualcosa non quadra in questa Armani del basket, come nel Napoli di Gattuso, se i lanzi del produttore cinematografico fanno piangere i bambini, se il gioiello di casa Armani, costo elevato, diciamo pure elevatissimo, fa una gran fatica a fare più di 70 punti come nelle ultime tre partite perdute.
Certo Ettorre è pieno di guai, ma un po’ se li è cercati e se li sta cercando. Lui dovrebbe essere il primo a sostenere che le regole di protezione per il giocatore italiano diventano un guaio se diventano un letto a sei piazze. Forse ha ragione Esposito, bacchettato con la coda di paglia dalla presidenza federale che dovrebbe leggere i tabellini, quando chiede libertà di scelta, senza rinunciare a lavorare duro con quelli che ha in convento. Ci dica Petrucci se qualcuno ha più spazio di Abass, Laquintana, Sacchetti, Vitali e Zerini.
Sono nella squadra terza in classifica in un basket dominato dalla Virtus dove Djordjevic ha fatto fare grandi passi avanti a Pajola, Cournooh, ha rigenerato Baldi Rossi, sta completando con il matematico Ricci il bel lavoro fatto l’anno scorso da Sacchetti a Cremona. Certo ha ragione il nostro meraviglioso settantenne past president Meneghin quando dice che spetta agli allenatori far scendere dal letto chi ci dorme troppo a lungo, ma se guardiamo bene, anche senza considerare oro tutto vero il ventello trentino di Fontecchio, atteso da mesi ad un rendimento del genere, gli allenatori che lavorano seriamente ci sono. Quasi tutti e non conta se poi vedi gli italiani del bravissimo Menetti dare il poco che hanno in talento, però si battono e soffrono laggiù in fondo. Certo il Poz sta facendo meraviglie e i suoi italiani li valorizza, ma è vero che diventa difficile discutere con chi si adagia.
Di sicuro a Messina sono capitati italiani, di nascita o passaporto, davvero problematici. Stava crescendo molto Moraschini, dopo mesi da gambero, un brutto guaio muscolare lo terrà fuori a lungo. Sembrava ritrovato il Della Valle sparito nel bengodi dei tiratori l’anno scorso: una falena con ali di velluto che sembra calamita per tiratori avversari, segnano tutti contro di lui. Brooks era partito bene, ma poi ha cominciato a zoppicare e ora fatica a tornare. Cinciarini ha cuore, è generoso, ma infelice e lo vedi quando tira, anche i liberi. Burns qualche schiaffo lo tirerebbe pure, ma non piace al generale quando esagera in troppe cose.
Resta il Biligha pivot bonsai. Almeno lui il rimbalzo va a cercarlo mentre Tarcisio Tarczewski e il Gudaitis feroce negli sguardi, mai nei contatti, aspettano che la mela cada nella loro mani. Come quasi tutta la squadra e una Milano con sette sconfitte sul gobbone proprio non se l’aspettava nessuno, anche se i conti andranno fatti quando ci sarà da giocare davvero per qualcosa. L’anno scorso insegna che vincere tutto prima della prova vera conta niente. Messina ora deve solo domandarsi se tutti i complimenti che gli fanno, se tutte le dichiarazioni dei giocatori che ammettono di aver scelto Milano perché c’era lui, sono vere o soltanto leccate di piedi, se ci credono davvero nel lavoro o sono tutti mascherati come nelle feste di Casanova.
La Coppa Italia si avvicina. Pesaro sconsolata aspetta di vedere quello che purtroppo non avrà mai dalla sua compagnia di ventura. Certo possiamo capire Caja e Varese se si mangiano le mani per aver mancato la griglia di coppa. Succede, così come appare evidente che le squadre italiane nelle coppe hanno recuperi fisici e mentali molto difficili. Tutte, persino la Virtus che ancora sta pensando alla pedina in più per essere ammessa all’Eurolega, per poter sfruttare al meglio il fattore Fiera nei play off che farà da prima della classe se nessuno cercherà d’invadere il territorio Sasha per far credere a certi giocatori di essere più di quello che sono in realtà, come succede alla Fortitudo che pure sta facendo i suoi miracoli con i paggi Fernando che si ritrova.
Sulla retrocessione non possiamo dire niente. Chi tartufa in Federazione dice che la classifica sarà stravolta dalla morosità nei pagamenti. Voci, pettegolezzi. Certo Treviso avrebbe bisogno di un giocatore spritz, Trieste non certo dell’Hickman (1 su 7) di Varese, Pistoia di un futuro assicurato. Pagelle al netto delle visioni che ogni tanto fanno apparire persino utile uno come Johnson Odom.
10 A HORTON e LANSDOWNE mattatori nel segno di Zorro Esposito per la doppietta bresciana contro Milano che vale il terzo posto in classifica ricordando i fasti Cidneo del Barone Sales.
9 Al BUSCAGLIA paziente che resiste a tutto anche davanti a certi giocatori di Reggio a cui deve comunque un ritorno da principe nella Trento che gli deve ancora tantissimo.
8 A TAMBONE, SPISSU, RICCI e BALDI ROSSI che ci segnalano all’orizzonte un pezzo di basket italiano da salvare sul serio.
7 Al FILLOY che pensavamo sperduto nell’acqua alta della laguna di Venezia. Forse ha ritrovato motivazioni, energie e De Raffaele è sempre stato un mago nel ridare fiducia a giocatori che sembravano sfiniti.
6 All’URANIA vincitrice in A2 su Montegranaro perché sembra davvero che un’altra Milano sia in rampa di lancio: bella società, passione, un buon pubblico. Ne sarebbe stato orgoglioso l’avvocato Verdesca che teneva in vita l’Urania nella gelida palestra degli Scoiattoli prima di regalare a tutti le statistiche al Palalido, vero innovatore nel settore.
5 A PETRUCCI se non farà una tavola rotonda con gli allenatori per capire davvero quale può essere il problema per reclutare, far crescere, dare motivazioni ai giocatori che crescono nei nostri vivai. Non è più tempo per litigare, né per vivere nell’angoscia del preolimpico in Serbia. C’è tanto da fare.
4 A TRIESTE se dovesse prendersela soltanto con il rinforzo Hickman, che proprio ha sbagliato partita, perché in troppi hanno fatto pasticci.
3 TIRO DA TRE abusato, fallo antisportivo masturbato da arbitri che sembrano avere idee molto personali sull’intervento disperato. Sul tiro va così, si vince, qui, in Eurolega, nella NBA, sui falli servirebbe un incontro per chiarire.
2 Ai giocatori di ROMA perché se possono fare partite belle come quella persa ai supplementari contro una Brindisi più forte, allora non si capiscono certi scivoloni .
1 A PESARO se prenderanno lo schiaffone di Sassari come condanna definitiva. Contro certe squadre neanche la passione del pittore Sacco può far reggere più di un quarto, bravo il Poz a farlo notare.
0 All’ARMANI senza gloria e fortuna in Eurolega, senza energie in campionato. Capiamo la fatica degli impegni ravvicinati, ma era proprio la difesa la vera garanzia per questi ostacoli, invece dietro si vedono spesso cose brutte come nell’attacco delle troppe palle perse. Troppi video,forse, intossicano, come i complimenti di maniera.