Coccodrilli che comprano su Amazon

27 Febbraio 2012 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
La chiusura di una libreria di solito ispira un buon temino da giornalista che rimpiange vaghissimi bei tempi, magari omettendo di scrivere che non entra in una libreria tradizionale da anni e che quel poco che legge (è pur sempre un giornalista, non ha tempo se non per le marchette) lo compra su Amazon e su altre librerie online. Leggendo la notizia dell’ennesima chiusura di un negozio, la libreria Largo Mahler, vicino all’Auditorium di Milano, sappiamo già cosa sia scattato nella mente di qualche coccodrillo: del resto ancora oggi nei banchi di molte scuole c’è il buco per il porta-inchiostro…
Però le parole del proprietario, Luca Santini, meritano un riflessione perché spiegano bene il meccanismo che sta facendo fallire quasi tutti i settori della nostra economia reale: ”Ora pochi librai indipendenti sopravvivono tratante difficoltà, in un mercato del libro in mano alle grandi catene (diproprietà delle grandi case editrici, che sono proprietarie anche di molticanali distributivi, anomalia del nostro paese), della grande distribuzione,delle vendite on-line, dei supermercati del libro. Che i libri entrinosempre in più case e che quindi si legga di più è sicuramente un bene, maquanta omologazione culturale dovremo sopportare ancora. Le grandi librerie, e soprattutto la vendita on-line stanno uccidendo noi emolte altre librerie di quartiere semiperiferico”.
Punto primo, a nostro avviso: come ha sottolineato il libraio, non è vero che in Italia si leggano meno libri rispetto a qualche anno fa, anzi è vero proprio il contrario e soprattutto fra i giovani. Il web tutto agggratis ha sta ammazzando i giornali, ma con tutto che amiamo il nostro Kindle il libro di carta è più comodo e in definitiva offre una experience (per usare il cialtronese di chi vorrebbe venderti la sua tavoletta) inimitabile. Chissenefrega se posso portarmi in giro millecinquecento libri, quando ne leggo uno alla volta?
Punto secondo: il web, proprio per i meccanismi citati da Santini (le grandi case editrici sono proprietarie di vari anelli della catena distributiva e spesso, come Feltrinelli e Mondadori, direttamente dei punti vendita), mette sullo stesso piano Indiscreto e Gallimard, Piripicchio e Simon & Schuster. Grazie alla vituperata Amazon e alle altre librerie online si parte tutti da zero a zero. Nei negozi fisici questo non accade, anzi nei negozi spesso non ci arrivi proprio se non grazie a un distributore che si sbatte o a un titolo fortissimo.
Punto terzo: quante volte un libraio, o meglio un commesso di libreria, ha saputo interpretare e soddisfare una vostra curiosità al di là del verificare su un computer la disponibilità di un libro? Ne abbiamo conosciuti di bravissimi, ma senza che questa fosse proprio la regola. Conclusione? Entrare in libreria ha ancora un senso, ma meno di una volta. E un libro si può comprare e leggere in modi diversi, senza che per forza uno di questi diventi dominante.


Twitter @StefanoOlivari

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