Chi è Louise Glück

9 Ottobre 2020 di Indiscreto

Louise Glück ha vinto il premio Nobel per la Letteratura 2020, che al contrario del Pallone d’Oro (quindi scippato a Lewandowski) non si è fermato, e alla notizia la nostra reazione è stata quella di tante, troppe volte: mai sentita nominare. Non c’è il compiacimento dell’ignoranza, ma l’osservazione che a questo giro era il turno di un personaggio di nicchia (relativamente di nicchia, visto che in passato ha vinto il Pulitzer per la poesia e il National Book Award) invece di scrittori pop come Doris Lessing, Mario Vargas Llosa, Günter Grass, per non dire Bob Dylan, solo per stare sulla storia recente.

Molto di ciò che stiamo leggendo e ascoltando sulla poetessa statunitense è preso pari pari da Wikipedia e non potrebbe essere altrimenti, visto che una ricerca negli archivi dei giornali degli ultimi cinquant’anni dà pochissimi risultati. Passi per i media italiani, ma prima del Nobel sulle pagine culturali del New York Times l’ultima sua citazione significativa risaliva a tre anni fa… Non bisogna quindi vergognarsi di non conoscere Louise Glück, visto che rientra nel 99,99% di mondo che ci è ignoto.

Comunque per i poeti riconosciuti dal sistema letterario e culturale di solito vanno bene parole alla Mattarella (“Fulgido esempio…”, “Una voce importante…”), ma anche le stesse motivazioni dell’Accademia svedese: “La sua inconfondibile voce poetica, che con austera bellezza rende l’esistenza individuale esperienza universale”. Insomma, la supercazzola del conte Mascetti.

La solita marea di parole inutili per porre una domanda che riteniamo importante: qual è l’ultima poesia che abbiamo letto? Intendiamo davvero letto, facendola entrare nella nostra vita, non La cavallina storna studiata a scuola. Detto che ne abbiamo lette davvero poche, la nostra risposta è ovviamente pop: Il gatto in un appartamento vuoto, di Wislawa Szymborska (fra l’altro premio Nobel). Ed anche la frase è pop, tratta da Cocotte di Gozzano: “Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state…”.

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