Beffato Vito Catozzo

16 Dicembre 2008 di Stefano Olivari

1. Se un giornalista riesce a tirare due scarpe addosso all’agile Bush, che un minimo servizio di sicurezza dovrebbe averlo, cinquanta ultras milanisti possono tranquillamente eludere la ‘sorveglianza’ di qualche vigilante di Cologno Monzese tipo Vito Catozzo. L’irruzione in diretta a Controcampo ha avuto aspetti divertenti ed inquietanti al tempo stesso, anche se la vera domanda è come mai 400 tifosi rossoneri stessero andando a Torino senza biglietto in una serata da lupi. Evidentemente qualcuno (non della Juventus) aveva dato assicurazioni di un’entrata all’italiana, se non proprio di un omaggio.
2. Non è una domanda, ma una risposta, la condanna ad otto mesi (con la condizionale da terra dei cachi) all’unico ultrà arrestato. Aveva tirato un sasso ad un carabiniere intervenuto dopo l’entrata in scena del gruppo che protestava contro il caro biglietti (problema sorto solo domenica sera, come è noto). Lo stesso sasso, lanciato in uno stadio, avrebbe prodotto a malapena un’identificazione: il calcio Sky produce almeno un effetto positivo.
3. Di culto la lettera di Zamparini ai tifosi, con cui uno dei pochi presidenti italiani che paghi davvero gli stipendi (non è scontato, nemmeno in serie A) ha spiegato le motivazioni del silenzio stampa della società. Non la smania di protagonismo di Zamparini stesso, come era parso ai più, ma lo scarso spazio dato sui media nazionali alle vicende del Palermo. Dicono che si riferisca più alla tivù che ai giornali. Dicono anche che vedere De Laurentiis pavoneggiarsi con il più ‘visibile’ Napoli, che era stato ad un soffio dall’essere suo, lo faccia stare male. Dicono anche che potrebbe compiere un percorso inverso a quello dei Sensi, marciando su Roma con la benedizione di Moggi e quindi di Geronzi.
4. Alla festa natalizia del Milan, ieri notte in Fiera, ad Adriano Galliani sarà venuto un colpo vedendo insieme Franco Baresi e Gianni Rivera, due che amabilmente detesta come Mancini (ma meno di Capello): il primo perchè ad un passo dalla presidenza a fine anni Novanta, quando Berlusconi vagheggiava un futuro da semplice proprietario e sembrava ascoltare i consigli di un amico, il secondo per vicende decisamente più note. Bella e strana l’idea di omaggiare il Milan pre-Silvio con l’esposizione della Coppa del 1963 ed il coivolgimento di vecchie glorie, volgare al di là delle intenzioni quel ‘aveva il cervello nei piedi’ di Berlusconi riferito a Rivera fra le risate dei servi. La maglia numero dieci continuerà a non essere ritirata.
5. Nel paese della famiglia (mitica la sua spiegazione da parte del suocero di Verdone in ‘Compagni di scuola’) e del familismo amorale, cosa ci sarebbe di male se un padre dipendente della Roma almeno sorridesse per un gol di suo figlio alla Roma? Niente. Ma la paura di farsi rigare la macchina e soprattutto di trovarti idioti sotto casa è sempre tanta, non solo a Roma. E non si può spacciare per storia bellissima e curiosa quella che è sembrata una violenza autoinflitta per paura di ritorsioni. Bruno Conti rimane un idolo, l’ambiente del calcio rimane uno schifo.
6. Il freschissimo esonero di Orlandi, con panchina della Reggina data a Pillon, ci ha fatto scattare la molla di Sconcerti dei poveri e ci permette una modesta riflessione non sulla precarietà del mestiere di allenatore (che conviene a tutti, anche agli allenatori stessi) ma sul fatto che ormai a molti tecnici di valore convenga aspettare un metaforico cadavere, spesso lucrando un biennale al presidente timoroso della piazza, piuttosto che iniziare una stagione in una realtà a rischio. Un po’ come ha fatto nel basket Sergio Scariolo, che in un colpo solo si è visto arrivare il milione annuale del Khimki e la panchina della nazionale spagnola (manca solo la firma, per dirla in mercatese). Non può essere un caso che i cinque cambi di guida in serie A siano avvenuti a beneficio di allenatori con più mercato (non significa più bravi) dei predecessori: Ballardini per Colantuono al Palermo, Mihajlovic per Arrigoni al Bologna, Di Carlo per Iachini al Chievo e Novellino per De Biasi al Toro, prima della scelta di Foti. Insomma, essendo aumentati le ambizioni ed i budget delle società un tempo ‘medie’, adesso conviene salire sullo Zamparini in corsa e non su quello in partenza. Comunque siamo amici di tutti.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
(appuntamento a domani, verso le 13)
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